New York, 14 dicembre 2025 – Vanguard, uno dei giganti mondiali della gestione patrimoniale, è tornata al centro dell’attenzione per la sua posizione dura su Bitcoin e i prodotti finanziari ad esso legati. Nonostante qualche battuta pungente — “Più che un investimento serio, Bitcoin sembra ormai una collezione di giocattoli”, avrebbe confidato un manager della sede di Malvern — la società sta comunque aprendo le porte agli ETF sul più noto asset digitale. Un controsenso? Forse. O forse solo la risposta a una pressione di mercato che non lascia scampo.
Vanguard e Bitcoin: ironia e pragmatismo in bilico
Nelle ultime settimane, l’atmosfera negli uffici di Vanguard Group, fondata da John Bogle e punto di riferimento per milioni di investitori, si è fatta tesa quando si parla di criptovalute. “Abbiamo sempre preso il risparmio degli americani molto sul serio”, ha detto un portavoce senza giri di parole. Ma, come raccontano fonti interne ad Alanews, nei briefing riservati il tono è stato più caustico. Il paragone con i pupazzi “Labubu” — strane creazioni della designer Kasing Lung diventate un vero cult per i collezionisti — non è sfuggito a investitori e analisti. Il messaggio è chiaro: per Vanguard, Bitcoin e oggetti da collezione condividono troppa volatilità e imprevedibilità.
La svolta sugli ETF: clienti e concorrenza spingono
Dietro questa ironia, però, si nasconde una realtà diversa. I grandi gestori hanno capito che l’interesse verso gli ETF legati a Bitcoin è ormai un’onda troppo grande per ignorarla. Dopo BlackRock, Fidelity e Invesco, anche Vanguard sta pensando di offrire questi strumenti ai suoi clienti. “La domanda c’è ed è giusto ascoltarla”, ha ammesso Jack Brennan, ex CEO e oggi consulente per l’innovazione, in una call con consulenti interni.
Secondo dati della SEC aggiornati al 13 dicembre, il valore degli asset in ETF legati alle criptovalute ha superato i 30 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Una cifra impensabile solo due anni fa, quando lo scetticismo dominava quasi ovunque. Ora sono soprattutto gli investitori istituzionali a far cambiare passo. Nello specifico, Vanguard starebbe studiando come inserire questi ETF nelle piattaforme dedicate ai grandi portafogli e ai clienti “retail plus” — quei risparmiatori con depositi superiori ai mezzo milione di dollari.
Norme incerte e il ricordo delle crisi passate
Rimane però la questione della regolamentazione. Un dirigente del reparto compliance ha confidato ad Alanews: “Temiamo che la volatilità di Bitcoin possa mettere a rischio la nostra reputazione. Abbiamo ancora ben presente cosa è successo nel 2022 con il crollo di exchange e le truffe ai danni dei risparmiatori.” Gli errori del passato pesano ancora come macigni. L’implosione di FTX e le continue violazioni delle piattaforme crypto sono ancora sui tavoli delle grandi società finanziarie. “Prima di pensare al guadagno facile dobbiamo proteggere i clienti”, è la linea ufficiale ripetuta anche nelle ultime conferenze stampa a New York.
Tra dubbi e necessità: quale strada per Vanguard
La realtà del mercato — insieme alla concorrenza — spinge Vanguard a rivedere almeno in parte le sue posizioni. “Se non lo facciamo noi, qualcun altro lo farà”, ha sintetizzato un dirigente che preferisce restare anonimo. È anche una questione generazionale: gli investitori sotto i 40 anni chiedono sempre più spesso strumenti nuovi, digitali, con wallet integrati e piattaforme friendly verso le crypto.
Per questo motivo sono cominciati incontri tecnici tra le divisioni investimento e risk management per definire una strategia sugli ETF Bitcoin. Nessun entusiasmo esibito in pubblico; piuttosto un calcolo attento tra rischi e opportunità.
Il futuro dei prodotti crypto nella finanza tradizionale
Lo scenario rimane comunque in evoluzione. Gli analisti prevedono che entro pochi mesi potremmo vedere i primi prodotti Vanguard legati alle criptovalute sul mercato. Un vero cambio passo per una società che ha costruito la sua fama sulla solidità degli investimenti passivi.
In ufficio si continua a scherzare sui “Labubu”, ma dietro le quinte si lavora duro per non restare indietro in un settore sempre più affollato. Segno che i tempi stanno cambiando — e certe decisioni non si possono più rimandare.
