TikTok: avverrà il ban negli Stati Uniti?

Proseguono le discussioni nei palazzi della politica negli Stati Uniti sul futuro di TikTok: il Dipartimento di Giustizia sta tenendo una serie di colloqui a porte chiuse con i senatori per trovare una soluzione che consenta al social network di continuare ad operare nel Paese: la conditio sine qua non è che ByteDance rinunci al mercato americano cedendo la divisione locale della piattaforma.

Intanto l’attività di lobbying prosegue, spostandosi dalla Camera dei Rappresentanti al Senato. Sino ad ora le pressioni sul mondo politico non hanno portato a nulla, se non l’approvazione del disegno di legge, esattamente ciò che i gruppi di lobbying volevano evitare.

Situazione TikTok negli USA, avverrà il ban?

The House of Representative dà a Bytedance, la compagnia che ne detiene i diritti e l’algoritmo, 165 giorni per vendere a una compagnia americana, pena il ban dal mercato americano e presumibilmente anche del resto dell’Occidente, viste le recenti influenze della presidenza Biden sul Congresso europeo.

Una persona che usa TikTok
Foto | EPA/ANDY RAIN

L’intenzione del Senato è quella di trovare un modo per vendere TikTok USA separandolo dalla società madre ByteDance: dunque, app dentro e (vecchia) proprietà fuori, così da garantire l’esistenza di un’app utilizzata oltreoceano da 170 milioni di persone.

L’alternativa – che si cercherà di evitare sino all’ultimo – è il ban definitivo del social sul territorio americano. I legislatori stanno lavorando proprio in tal senso, e avrebbero già fissato alcuni colloqui con potenziali acquirenti, tra cui l’ex CEO di Activision Bobby Kotick.

Il CEO di Tik Tok Shou Zi Chew invoca il Primo Emendamento e lamenta preoccupazione per la limitazione della libertà nei media statunitensi, il che è paradossale considerando che tutti i social network occidentali sono banditi in Cina. Un paradosso che non mancherà tuttavia di generare una serie di reazioni a effetto domino, sia da parte della Cina che delle borse internazionali

TikTok continua a negare di raccogliere dati personali a scopi politici da condividere con il governo di Pechino. Tali informazioni, dice ByteDance, “vengono regolarmente raccolte dalle aziende al fine di fornire accesso ai servizi online”. In più, tutti i dati generati negli Stati Uniti vengono archiviati su server americani di proprietà di Oracle.

Cosa prevede il disegno di legge? Il disinvestimento da parte di ByteDance entro 6 mesi – che non potrebbero bastare – e c’è chi chiede il passaggio attraverso un processo di emendamento completo.

Intanto il DoJ (Dipartimento di Giustizia) sta per trasformare in legge un ordine esecutivo della Casa Bianca per impedire a Paesi terzi l’acquisto di dati personali dei cittadini americani da intermediari commerciali.

Se Tesla e Apple, che potrebbero essere i principali agenti sul territorio cinese colpiti da una ipotetica (molto probabile) risposta di Pechino, subiscono un sensibile indebolimento in borsa, è evidente che i competitor di TikTok (Snapchat, Instagram Reels) potrebbero trarne vantaggio.

Il sistema di promozione dei social network prevede una triangolazione promozionale: se vuoi monetizzare dal tuo canale Twitch, devi attrarre utenza da Youtube, promuovendo quei video su Instagram e TikTok, oppure se vuoi essere popolare e monetizzare su OnlyFans, dovrai alimentare la tua popolarità su TikTok.

Sicuramente nessuno dei rappresentanti della House of Representative lo sa e probabilmente non si preoccupa particolarmente dei 300mila che rimarranno senza il lavoro di influencer.

Il governo cinese potrebbe tuttavia guardare a questa situazione non come una sorpresa né come un grande problema, visto che tratteggia una situazione che in Cina è esistente. Prevedendo in remoto uno scenario in cui i poliziotti americani fermano i ragazzini per controllare che non abbiano installato TikTok sullo smartphone, chi vive in Cina conosce bene ogni possibile metodo per aggirare il Great Firewall, ovvero il sistema che impedisce a siti e app occidentali di entrare nell’internet cinese.

Vi sono servizi di Proxy (VPN) che permettono di trasmettere la propria connessione su server di altri paesi e quindi aggirare il blocco. L’intenzione americana è quella di bloccare la raccolta di dati da parte del governo cinese, utili per l’alimentazione delle proprie applicazioni di intelligenza artificiale, anche in ambito bellico, in accordo con le disposizioni rilasciate nella recente Doppia Assemblea Governativa di Pechino, durante la quale è stata data la priorità allo sviluppo tecnologico in questa direzione.

Si prevede un ennesimo effetto boomerang per gli Usa e suona ironico come un comunicato recente della Cia abbia rivelato che i funzionari governativi cinesi abbiano come piano principale “lasciare che gli Stati Uniti si autodistruggano”.

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