Milano, 8 dicembre 2025 – Il termometro dei mercati finanziari europei si chiama senza dubbio STOXX 600. Ogni giorno, operatori, analisti e investitori lo seguono con attenzione: è questo indice che racconta, in poche cifre, come stanno le principali borse del Vecchio Continente. E più in generale, dà un’idea dell’andamento dell’economia europea. Ma cosa è davvero lo STOXX 600? E perché è così spesso citato quando si parla di finanza?
STOXX 600: l’indice che fa da specchio alle borse europee
Il nome completo è STOXX Europe 600, proprio perché raccoglie 600 società quotate nei mercati più importanti d’Europa. Dentro ci sono un po’ di tutto: grandi industrie tedesche, banche francesi, colossi farmaceutici svizzeri e gruppi multinazionali britannici. Ma non solo le grandi aziende: nel paniere entrano anche imprese di media e piccola dimensione, purché abbiano una buona liquidità e un certo livello di capitalizzazione, criteri stabiliti da Qontigo, che gestisce l’indice.
È questo il motivo per cui la sigla STOXX 600 compare così spesso nelle notizie economiche. «Se vuoi una fotografia chiara della Borsa europea, guardi lì», spiega Roberto Russo, analista finanziario con esperienza tra Milano e Francoforte. L’indice parte da un valore base di 100 nel 1998 e viene aggiornato ogni quindici secondi durante le ore di contrattazione, dalle 9 fino alle 17.30 circa.
Come si scelgono le aziende nello STOXX 600
Ma come si decide quali società finiscono nello STOXX 600? Qontigo – oggi parte del gruppo Deutsche Börse – aggiorna la lista ogni trimestre. Sceglie le società con la maggiore capitalizzazione e i volumi più alti nei mercati “pan-europei”, ovvero quelli che includono anche Regno Unito, Svizzera e Norvegia.
Il peso di ciascuna azienda nell’indice dipende dalla sua capitalizzazione “flottante”, cioè solo dalle azioni effettivamente scambiate sul mercato. Per fare un esempio: Shell o HSBC pesano molto di più dello stock medio di una impresa italiana quotata a Piazza Affari. Così facendo, lo STOXX 600 rappresenta quasi il 90% del valore totale delle borse europee.
Perché lo STOXX 600 conta davvero per l’economia europea
Guardare come si muove lo STOXX 600 non serve solo agli esperti. «L’andamento riflette i trend principali dell’economia: dalla crescita alla crisi, dalla fiducia al rischio», dice il professor Carlo Bianchi dell’Università Bocconi. Fondi pensione e assicurazioni lo usano come punto di riferimento per capire se i loro investimenti stanno andando bene o male. Se l’indice sale, vuol dire che c’è ottimismo; se scende, invece si fa sentire la prudenza.
L’impatto va oltre i numeri dei grafici: quando la BCE annuncia una stretta sui tassi o una banca tedesca pubblica risultati deludenti, il mercato reagisce subito tramite questo indice. «È come un sismografo collettivo», aggiunge Russo, «perché riunisce segnali da tanti settori diversi: energia, farmaceutica, tecnologia e industria».
Un indicatore che interessa anche le famiglie
Anche se lo conoscono soprattutto gli addetti ai lavori, lo STOXX 600 arriva a influenzare indirettamente molte famiglie europee. Molti fondi comuni o ETF infatti “replicano” l’indice, costruendo portafogli simili o uguali a quello dello STOXX 600. Chi sottoscrive un piano di risparmio o investe in prodotti legati ai mercati azionari europei potrebbe quindi essere esposto a queste oscillazioni senza rendersene conto.
Qualche limite da tenere presente
Non va dimenticato però che lo STOXX 600, per quanto rappresentativo, non copre tutta la varietà dell’economia europea. Alcuni critici sottolineano come sia dominato dalle grandi aziende dei Paesi del Nord Europa; l’Italia, con tante PMI non quotate o poco capitalizzate, resta meno visibile nell’indice. E poi come tutti gli indici azionari mostra solo la parte “in vetrina” dell’economia lasciando fuori imprese familiari o settori meno presenti in Borsa.
Nonostante tutto resta uno strumento prezioso e utile per orientarsi nei mercati europei. «Per capire dove sta andando la Borsa europea – conclude Bianchi – bisogna sempre dare un’occhiata allo STOXX 600». Un termometro concreto: forse non perfetto ma insostituibile per chi vuole tenere il polso della finanza continentale.
