Riserva frazionaria: cos’è, come funziona e perché è importante per le banche italiane

Cristina Manetti

27 Dicembre 2025

Milano, 27 dicembre 2025 – La riserva frazionaria, forse uno dei meccanismi meno noti ma fondamentali nel sistema bancario moderno, è quel processo con cui le banche da anni gestiscono i depositi dei correntisti e influenzano la cosiddetta base monetaria. È un sistema adottato in tutta Europa, Italia inclusa, che incide direttamente sulla quantità di denaro in circolazione e, di conseguenza, sulla stabilità del settore finanziario.

La verità dietro i tuoi soldi in banca

Quando chiediamo “Cosa succede ai miei soldi quando li deposito?”, molti pensano che rimangano fermi lì, pronti al ritiro. In realtà, grazie alla riserva frazionaria, funziona diversamente. Le banche devono tenere solo una parte – spesso meno del 10% – dei depositi in contanti, conservati presso gli sportelli o la Banca centrale. Il resto lo possono usare per prestiti, investimenti o altre attività.

Oggi la Banca Centrale Europea fissa questa riserva obbligatoria intorno all’1%, un livello molto basso rispetto al passato. L’obiettivo? Assicurare liquidità sufficiente per i prelievi, ma anche permettere alle banche di sostenere l’economia concedendo nuovi crediti.

Come la moneta si moltiplica

La magia della riserva frazionaria sta nel suo effetto a catena: se versi 1.000 euro sul conto, solo una piccola parte resta “ferma”. Il resto – circa 990 euro se la riserva è all’1% – viene prestato a clienti o aziende. Questi soldi verranno poi depositati nuovamente in banca, che potrà usarli ancora per nuovi prestiti.

“È un ciclo che si autoalimenta”, spiegano dall’ufficio comunicazione di Bankitalia, “e permette al sistema di far crescere la moneta ben oltre i fondi iniziali.” Solo così si spiegano cifre come quella della massa monetaria M2 in Italia, che supera i 2.200 miliardi di euro a novembre 2025.

Cosa succede se tutti vogliono i loro soldi

Ma se i soldi vengono impiegati in prestiti, cosa accade se tutti corrono allo sportello? Qui entrano in gioco varie garanzie. Da un lato ci sono i vincoli di riserva imposti dalla Banca centrale; dall’altro il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, che protegge fino a 100.000 euro per depositante se la banca fallisce. Non è una copertura totale, ma un importante scudo contro le crisi improvvise.

“L’intero sistema si regge su fiducia e regole condivise”, spiega Marco Romani, consulente finanziario a Milano. “Se tutti volessero ritirare i soldi insieme – quello che gli economisti chiamano ‘bank run’ – nessuna banca ce la farebbe solo con le riserve liquide.”

Rischi e benefici sotto la lente

Da un lato la riserva frazionaria permette all’economia di crescere grazie al credito; dall’altro espone le banche a rischi strutturali evidenti nei momenti difficili (come durante la crisi del 2008). Per questo le autorità internazionali e le banche centrali tengono d’occhio il meccanismo e aggiustano le riserve obbligatorie quando serve.

“Alcuni economisti vorrebbero eliminarla o ridurla drasticamente”, dice Fabio Basile dell’Università Bocconi, “ma altri avvertono che senza questo sistema si bloccherebbe il credito a famiglie e imprese.”

Il dibattito è aperto: poche settimane fa il Parlamento europeo ha discusso nuove norme per aumentare la trasparenza dei bilanci bancari e introdurre controlli più severi sulla solidità delle banche.

Cosa cambia per cittadini e imprese

Per chi usa la banca ogni giorno, tutto questo significa poter accedere a mutui o finanziamenti proprio grazie al flusso di denaro generato dalla riserva frazionaria. In un periodo segnato da tassi d’interesse variabili e inflazione sotto controllo, il modello resta sotto stretta osservazione delle autorità.

Insomma, la riserva frazionaria è quell’equilibrio sottile tra sicurezza dei risparmiatori e sostegno all’economia reale. Un ingranaggio invisibile dietro ogni sportello bancario — spesso ignorato ma decisivo.

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