Prompt intelligenti, attività coinvolgenti: come gli insegnanti usano l’IA nel 2025

Scuola ed AI

Quando l'AI diventa un alleato nello studio-cryptohack.it

Franco Vallesi

13 Settembre 2025

Non un sostituto, ma un alleato: l’intelligenza artificiale entra in aula per supportare la didattica, stimolare la creatività e facilitare l’accoglienza.

L’inizio dell’anno scolastico porta con sé emozioni forti, nuove energie e aspettative. Insegnanti e studenti si ritrovano in classe con la speranza di costruire relazioni, imparare in armonia e dare vita a un ambiente accogliente. In questo contesto, l’intelligenza artificiale può diventare una risorsa preziosa, non come sostituta dell’insegnante, ma come assistente discreto e intelligente, capace di offrire spunti, attività e contenuti su misura.

Nel 2025 l’uso dell’IA nella scuola non è più un’utopia, ma una realtà accessibile. Con strumenti gratuiti come Gemini, Copilot e ChatGPT, anche i docenti meno esperti possono ottenere contenuti educativi specifici e funzionali. Tutto parte da una parola chiave: prompt.

Scrivere un prompt efficace per l’insegnamento: la chiave di tutto

Un prompt è una richiesta precisa rivolta all’intelligenza artificiale. È molto più di una domanda: è l’inizio di una conversazione che può portare a risultati sorprendenti se formulata nel modo giusto.

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Un buon prompt deve contenere quattro elementi fondamentali:

  • Ruolo dell’IA: indicare con chi si sta parlando. Ad esempio: “Sei un pedagogista specializzato in didattica inclusiva…”

  • Obiettivo: chiarire lo scopo dell’attività. Es.: “…con l’obiettivo di stimolare la socializzazione tra bambini di 3 anni…”

  • Contesto: fornire informazioni su età, livello scolastico, esigenze.

  • Formato desiderato: indicare se si vuole una storia, una filastrocca, una scaletta o un dialogo.

Questo schema permette all’IA di rispondere in modo coerente, creativo e davvero utile. Un prompt vago porta a risposte vaghe. Ma un prompt ben costruito può generare un’attività completa, pronta per l’aula, capace di coinvolgere tutti.

Esempi concreti: attività IA dalla scuola dell’infanzia alle superiori

Nel panorama scolastico, le attività cambiano in base all’età e agli obiettivi. Ecco alcuni esempi già sperimentati con successo.

Scuola dell’infanzia (3-5 anni)
Obiettivo: accogliere e far sentire i bambini al sicuro.

Prompt: “Sei un educatore esperto in giochi emotivi. Crea un’attività da fare in cerchio con bambini di 4 anni che li aiuti a esprimere come si sentono il primo giorno.”

Risultato: l’attività “L’albero delle emozioni felici” coinvolge i bambini nel disegnare e condividere le proprie emozioni su foglie colorate, poi attaccate su un grande albero disegnato in classe. Un esercizio semplice ma potente per promuovere l’empatia e l’inclusione.

Scuola primaria (6-11 anni)
Obiettivo: stimolare la curiosità e costruire un clima di collaborazione.

Prompt: “Sei un maestro creativo. Progetta un gioco per una classe di quarta primaria in cui i bambini si scambiano domande per conoscersi meglio.”

Nasce così l’attività di speed dating didattico, dove ogni alunno pone e risponde a domande originali (“Quale animale vorresti essere?” o “Qual è la tua invenzione dei sogni?”). Il gioco aiuta a rompere il ghiaccio e favorisce una conoscenza più profonda tra i compagni.

Scuola secondaria (11-19 anni)
Obiettivo: favorire la riflessione, il pensiero critico e la creazione di un’identità di gruppo.

Prompt: “Sei uno psicologo scolastico. Prepara un’attività per una classe di terza media che aiuti i ragazzi a riflettere su tecnologia e relazioni sociali.”

Il risultato può essere un dibattito guidato con domande provocatorie come “La tecnologia ci unisce o ci isola?” o “Chi saresti senza il tuo smartphone?”. Questo tipo di attività spinge i ragazzi a confrontarsi e sviluppare competenze argomentative.

Il 2025 richiede una didattica flessibile e aggiornata

Il sistema scolastico italiano sta vivendo una trasformazione profonda. Sempre più scuole, grazie anche ai fondi PNRR e ai nuovi piani digitali triennali, stanno introducendo formazione sull’IA educativa e strumenti digitali in classe.

In questo scenario, i docenti non devono temere l’intelligenza artificiale, ma imparare a guidarla. Non si tratta di delegare, ma di integrare. Le competenze emotive, la capacità di osservazione, l’empatia restano al centro del ruolo educativo. L’IA può aiutare a liberare tempo, a personalizzare le proposte, ad arricchire i contenuti, ma la scelta finale è sempre nelle mani dell’insegnante.

Nel 2025, chi insegna è anche un facilitatore tecnologico, capace di adattare contenuti e strumenti ai bisogni della propria classe.

L’intelligenza artificiale non toglie valore al mestiere dell’insegnante, lo amplifica. È come una lente d’ingrandimento: evidenzia le intuizioni, supporta l’organizzazione e trasforma le idee in realtà. In un mondo in cui tutto corre veloce, un buon prompt è come una chiave che apre nuove strade didattiche. Sta a noi decidere dove portarle.

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