NFT e diritti d’autore: la blockchain non basta a proteggere gli acquirenti

NFT sono semplici disegni?

NFT ed investimenti: sono davvero opere d'arte o semplice hype?-cryptohack.it

Franco Vallesi

27 Agosto 2025

Gli NFT hanno rivoluzionato il mercato digitale dell’arte e dei contenuti, ma il loro funzionamento presenta ancora limiti importanti. Tra fragilità tecnologiche, rischi legali e incertezze sui diritti effettivi del compratore, si gioca la credibilità futura di questo mercato.

Gli NFT (Non-Fungible Token) sono passati in pochi anni dall’essere una sperimentazione di nicchia a un fenomeno di massa, capace di muovere miliardi di euro e attirare artisti, collezionisti e grandi aziende. Sono certificati registrati su blockchain che attestano proprietà e autenticità di un contenuto digitale, ma non sempre corrispondono al possesso “pieno” dell’opera. Nel 2025, dopo picchi speculativi e battute d’arresto, il settore resta rilevante ma ancora fragile, con problemi che toccano tanto la tecnologia quanto il diritto.

Cosa si acquista davvero quando si compra un NFT

Contrariamente a quanto molti pensano, acquistare un NFT non significa possedere direttamente l’opera digitale – sia essa un’immagine, un video o un brano musicale – ma un token crittograficoche ne certifica un legame univoco. Ciò che è realmente registrato in blockchain è solo un hash, la “firma digitale” del file, insieme a alcuni metadati (numero identificativo, indirizzo del proprietario, regole fissate dallo smart contract). L’opera stessa resta esterna al sistema, solitamente ospitata su server o piattaforme che ne garantiscono l’accessibilità.

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Questo comporta una prima fragilità: se il contenuto esterno smette di essere disponibile online, l’NFT perde gran parte del proprio valore funzionale, perché rimane solo il certificato crittografico senza più il collegamento a un oggetto digitale verificabile. Per ridurre questo rischio, nell’ultimo biennio molte piattaforme hanno iniziato a utilizzare IPFS (InterPlanetary File System), un sistema distribuito che consente a più nodi di conservare copie del file, aumentando la probabilità di sopravvivenza nel tempo del contenuto legato al token.

Dal punto di vista giuridico, infine, possedere un NFT non equivale automaticamente ad avere diritti d’autore o di sfruttamento commerciale sull’opera. Nella maggior parte dei casi l’acquirente può soltanto dimostrare di possedere una “edizione” certificata del file, ma non acquisisce il diritto di riprodurlo, rivenderlo in altre forme o modificarlo. Questi diritti devono essere oggetto di contratti separati, esterni alla blockchain. Un aspetto che ha generato innumerevoli contenziosi, aggravati dall’assenza di una normativa internazionale uniforme.

I problemi tecnici e legali che mettono in discussione il futuro degli NFT

Oltre ai limiti legati alla conservazione del contenuto, il futuro degli NFT dipende da sfide tecnologiche ancora aperte. I meccanismi di hashing utilizzati per collegare un file al token si basano su algoritmi crittografici che, con l’aumento della potenza di calcolo (specie nell’era del quantum computing), potrebbero diventare vulnerabili, minando la certezza dell’unicità degli NFT stessi. Questo scenario, oggi ipotetico, è oggetto di studio presso vari istituti di sicurezza informatica internazionali.

Dal lato giuridico, problemi rilevanti riguardano la tutela del copyright. L’esempio della vendita del primo tweet di Jack Dorsey o dell’opera di Beeple Everydays: The First 5000 Days mostra bene i paradossi: l’NFT certifica il possesso di una versione del file, ma non impedisce la circolazione di copie identiche sul web, né garantisce che l’autore non possa creare altre varianti quasi indistinguibili. È quindi la fiducia tra venditore e acquirente a reggere il mercato, più che la tecnologia blockchain.

Secondo i dati del report Chainalysis 2025, oltre il 40% degli NFT rivenduti nei marketplace globali risulta coinvolto in dispute relative al copyright o ad accuse di copie multiple. L’assenza di regole chiare e la natura transnazionale delle piattaforme rendono spesso difficile far valere i diritti degli acquirenti.

Gli esperti concordano che, per sopravvivere oltre la fase speculativa che ha segnato il 2021-2022, gli NFT dovranno dotarsi di garanzie più robuste. Tra le possibili soluzioni si discute l’integrazione di standard legali negli smart contract, l’assicurazione obbligatoria del contenuto ospitato su server distribuiti e forme di certificazione statale o europea, che potrebbero essere introdotte già entro il 2027 nell’ambito delle nuove normative sui mercati digitali.

Oggi gli NFT restano un fenomeno affascinante ma anche incerto, sospeso tra innovazione e fragilità. La loro evoluzione futura dipenderà dalla capacità di coniugare stabilità tecnologica e chiarezza giuridica, evitando che i “certificati digitali di unicità” restino solo un riflesso speculativo di un’opera che continua a vivere altrove.

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