Memecoin un anno dopo il picco da 150 miliardi: il mercato crolla a 40 miliardi tra irrazionalità e dubbi degli investitori

Cristina Manetti

17 Dicembre 2025

New York, 17 dicembre 2025 – A un anno esatto dall’esplosione delle memecoin, il mondo delle criptovalute si presenta cambiato, ma non privo di segnali di irrazionalità. Lo scorso dicembre il mercato aveva raggiunto una capitalizzazione di 40 miliardi di dollari solo per le principali valute ispirate a meme satirici. Oggi, quella cifra è scesa sotto i 10 miliardi. Un crollo che racconta bene l’altalena emotiva degli investitori, tra momenti di euforia estrema e fasi di panico. È stato uno dei periodi più agitati degli ultimi anni.

Le memecoin: dalla satira digitale alla febbre speculativa

A Wall Street come nelle chat degli appassionati, nomi come Dogecoin e Pepe erano diventati all’ordine del giorno – spesso con soldi veri in gioco. Le memecoin, monete digitali nate da meme o scherzi online, avevano attirato migliaia di piccoli investitori pronti a scommettere cifre sempre più alte. La crescita è stata velocissima: agli inizi del 2024 la capitalizzazione totale non superava i 150 milioni di dollari, dicono gli analisti di CoinGecko. Ma bastarono pochi mesi, tra aprile e luglio, per una corsa frenetica alimentata da campagne virali su TikTok e Twitter. Un investitore di Houston raccontava allora a CNBC: “Conosco gente che ci ha messo dentro tutto, come fosse un gratta e vinci”.

Secondo uno studio della New York University, questa impennata era spinta più dal gioco di gregge che da basi solide. I primi crolli hanno poi spento gli entusiasmi. La volatilità era sotto gli occhi di tutti: a giugno Dogecoin ha perso il 35% in una sola notte dopo una battuta ironica di un influencer.

La discesa: numeri e reazioni nel post-picco

Da luglio in poi il tono è cambiato nettamente. I dati di CoinMarketCap mostrano come la capitalizzazione sia passata dai 40 miliardi del picco agli attuali 9,7 miliardi. Molte memecoin meno conosciute sono sparite o si sono ridotte a oscillare su valori quasi insignificanti, spesso sotto i 0,0001 dollari per token. Per tanti piccoli investitori è stata una batosta: “Non avevo capito quanto fosse rischioso”, confessa Linda Perez, 31 anni, impiegata a Los Angeles.

Un rapporto della banca J.P. Morgan dello scorso ottobre segnala che questo crollo non ha scosso le criptovalute più importanti come Bitcoin ed Ethereum. Però diversi broker online hanno notato un calo del 12% nelle nuove aperture di account cripto tra settembre e novembre. “Il mercato è ancora condizionato dalla paura”, commenta Mark Evans, gestore di un fondo americano.

Una lezione sulla psicologia degli investitori

Gli esperti parlano chiaro: si è trattato di una vera e propria “psicosi collettiva”. Il professor Richard Thaler, esperto di Finanza Comportamentale contattato dal New York Times, spiega: “Le memecoin sono l’esempio tipico di una bolla nata dalla FOMO – la paura di restare fuori da un’opportunità”. Non sorprende quindi che molti investitori italiani abbiano raccontato ad alanews.it come sui social si sia creato un effetto emulazione incontrollato: “Ci siamo buttati tutti insieme per non restare indietro, anche se nessuno sapeva bene cosa stava comprando”.

Il fenomeno ha coinvolto anche giovani minorenni e studenti universitari attratti dalla promessa di guadagni facili grazie alle app mobili. Solo dopo il tonfo hanno realizzato la fragilità del sistema: “In un click ho visto sparire i risparmi estivi”, ricorda Andrea (nome inventato), 19 anni da Milano.

Il futuro delle memecoin tra cautela e nuovi rischi

Oggi il settore sembra cresciuto ma anche più prudente. Le autorità americane hanno alzato la guardia sulle piattaforme meno controllate: a novembre la SEC ha fermato due progetti giudicati “truffe”. In Europa la situazione è più aperta; la Banca Centrale Europea ha ribadito che le memecoin “non sono asset affidabili”.

Eppure ogni settimana ne nascono ancora nuove decine. Chainalysis conta oltre 1.200 memecoin lanciate solo tra agosto e dicembre. “Il rischio resta alto”, avverte il consulente legale Simone Russo da Roma, aggiungendo però che “oggi chi entra nel mercato lo fa con molta più consapevolezza rispetto a un anno fa”.

In sintesi, la storia delle memecoin resta una pagina significativa della finanza digitale dopo la pandemia. Un fenomeno che ha messo in luce sia la forza dei social sia le fragilità degli investitori privati. E se molti sono usciti malconci, altri già guardano avanti alla prossima corsa – questa volta magari con un po’ più attenzione.

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