La startup di Los Angeles 2Wai ha suscitato un acceso dibattito globale con la presentazione della sua nuova app, capace di generare avatar digitali interattivi di persone scomparse. A scatenare la discussione è stato un video diffuso sui social dal co-fondatore Calum Worthy, che mostra come la piattaforma possa ricreare la voce e i gesti di una persona deceduta, trasformando un semplice annuncio commerciale in un confronto internazionale sull’etica dell’intelligenza artificiale e sul confine tra memoria e simulazione.
Il video di 2Wai che ha fatto il giro del web
Nel filmato, rapidamente diventato virale, una donna incinta dialoga con la madre scomparsa, ricreata in versione digitale. Nei mesi successivi, lo stesso avatar legge una favola alla nipotina appena nata, mentre più avanti il bambino, ormai cresciuto, conversa con la “nonna” digitale tornando da scuola. L’ultima scena mostra il figlio adulto che annuncia all’avatar l’arrivo di una nuova generazione, accompagnato dal messaggio: “Con 2Wai, tre minuti possono durare per sempre”.
A new app called 2wai is going viral for letting users create AI-generated interactive avatars of deceased loved ones, drawing comparisons to Black Mirror pic.twitter.com/gopmKddzYG
— Dexerto (@Dexerto) November 13, 2025
L’app, attualmente disponibile in beta sull’App Store, permette di creare un HoloAvatar in grado di parlare come la persona reale, a patto che i ricordi vengano caricati dagli utenti. Worthy ha definito il progetto un “archivio vivente dell’umanità”, annunciando anche l’arrivo della versione Android.
Reazioni contrastanti del pubblico
Il video ha immediatamente diviso l’opinione pubblica. Molti utenti lo hanno definito inquietante o addirittura blasfemo, criticando l’idea di sostituire il naturale elaboramento del lutto con un surrogato digitale. Particolarmente discussa è stata la scena in cui il bambino cresce interagendo con la nonna virtuale, percepita da alcuni come un rischio di alterare ricordi e relazioni familiari.
Le prospettive future di 2wai
Oltre alle critiche istintive, il caso ha aperto dibattiti più profondi sul confine morale della tecnologia. Se oggi gli avatar restano confinati agli smartphone, esperti temono che l’integrazione con robot umanoidi possa un giorno creare copie fisiche dei defunti. Questo solleva interrogativi complessi: fino a che punto è lecito ricreare una persona? Chi ne detiene i diritti? E come si gestisce il consenso di chi non è più in vita?
Tra polemiche e apprezzamenti
Nonostante le polemiche, il video ha superato 4,1 milioni di visualizzazioni su X e ha raccolto anche commenti positivi. Alcuni utenti hanno visto nella tecnologia un modo per preservare storie, voci e testimonianze altrimenti perdute. Altri l’hanno paragonata a una versione evoluta dell’album di famiglia: più immersiva, ma non necessariamente sostitutiva dei ricordi reali.
