Milano, 6 dicembre 2025 – Il flusso del capitale internazionale sta cambiando pelle. Quel periodo di denaro a basso costo che ha caratterizzato l’ultima decade sembra ormai alle spalle. Dopo anni di tassi d’interesse vicini allo zero e politiche espansive delle principali banche centrali, gli addetti ai lavori guardano con interesse alla nuova attrazione degli investitori verso gli asset reali e alla crescente importanza di alcune aree del Sud globale.
Fine della liquidità facile: i mercati si fanno più duri
Nei primi mesi del 2025, la Federal Reserve americana e poi la BCE hanno confermato l’aumento dei tassi d’interesse. Questo ha subito inciso sulla disponibilità di capitali a basso costo in tutto il mondo. Come spiegava ieri un gestore di fondi milanese a Piazza Affari, “gli anni dei soldi a pioggia sono finiti. Ora aziende e governi devono guadagnarsi ogni centesimo”.
Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: i mercati obbligazionari sono meno generosi, mentre il costo del credito continua a salire, sia per le imprese che per le famiglie. “C’è una selezione più severa”, commenta Silvia Ferrara di UniCredit Research, “i progetti solidi attirano ancora investimenti, ma chi ha meno forza rischia di restare fuori”.
Asset reali sempre più richiesti
Con l’inflazione in crescita negli ultimi tre anni – l’indice dei prezzi europei ha segnato un +4,2% nel 2024 – e la volatilità che non dà tregua ai mercati finanziari, cresce la voglia di mettere i soldi in beni concreti come immobili, infrastrutture e materie prime. A Milano, diversi fondi tornano a puntare sul mattone e sui progetti energetici. “Le torri di CityLife? Sono diventate un obiettivo importante per i grandi investitori europei”, racconta un consulente immobiliare della zona. Non è solo un fenomeno italiano: in tante città dell’Asia e del Sud America crescono gli investimenti in energia verde e reti digitali.
Anche il mercato delle materie prime ha visto una forte ripresa: rame e litio hanno visto i prezzi volare negli ultimi 18 mesi. “C’è fame di sicurezza e rendimento”, spiega un trader della Borsa di Londra. E così si capisce perché ora l’attenzione si sposta dai titoli digitali alle risorse tangibili.
Il Sud globale prende campo
A stravolgere il panorama economico è anche il peso crescente di nuovi poli nel Sud globale: India, Indonesia, Brasile e alcune economie africane stanno guadagnando terreno. L’India da sola è cresciuta del 7% nel 2025, spinta dai consumi interni e dagli investimenti nelle infrastrutture. “Le multinazionali stanno cambiando marcia: guardano meno all’Europa occidentale e agli Stati Uniti, puntando sempre più sulle aree emergenti”, osserva Rajesh Patel della Camera di Commercio Indo-Italiana.
I capitali stranieri che arrivano nelle Borse di Jakarta, Mumbai e Lagos ne sono la prova. Secondo Bloomberg, nei primi dieci mesi dell’anno gli investimenti netti nei mercati emergenti hanno superato i 220 miliardi di dollari – una cifra mai vista dal 2012. Tuttavia, come ricordano alcuni esperti locali, la crescita resta diseguale: permangono grandi sacche di povertà e problemi istituzionali.
Nuove sfide: rischi geopolitici e norme da districare
Questo spostamento degli investimenti avviene però in un contesto pieno di insidie politiche e regolamentari. “Gli investitori devono fare i conti con regole spesso poco chiare e tensioni locali”, dice Chiara Mainardi dell’ISPI. I casi recenti in America Latina – dal congelamento dei capitali in Argentina alle nuove leggi sui fondi sovrani in Nigeria – mostrano quanto sia instabile il quadro politico.
E poi c’è il rischio cambio che pesa non poco sull’afflusso dei capitali. Un banchiere svizzero ci ha confidato sotto anonimato: “Senza coperture efficaci sulle valute locali, molti fondi preferiscono restare alla finestra”.
Futuro incerto: serve prudenza
Gli esperti invitano a muoversi con cautela. Un rapporto dell’IMF uscito a ottobre ricorda che serve “una selezione ancora più attenta”. I progetti legati alla transizione energetica, alle infrastrutture digitali e ai servizi sanitari nei Paesi in via di sviluppo hanno oggi maggior possibilità.
In parole povere – come riassume Francesco Riva della Banca d’Italia – “il tempo dei capitali facili è finito. Oggi il denaro cerca solidità concreta”. Per le economie mature sarà una prova dura; per quelle emergenti si apre una finestra d’opportunità che però può chiudersi rapidamente se non si sistemano questioni politiche e sociali.
Insomma, il mercato globale cambia volto: meno speculazione facile, più attenzione al valore vero delle cose e ai nuovi protagonisti che stanno salendo sul palco dell’economia mondiale.
