IA e inquinamento: qual è il vero impatto sull’ambiente?

IA e ambiente: il vero impatto

IA e ambiente: il vero impatto | Pixabay @Petmal - Cryptohack

Federico Liberi

21 Dicembre 2025

Qual è il vero impatto dell’IA sull’ambiente? Ecco tutte le conseguenze dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale sul pianeta

L’intelligenza artificiale (IA), ormai parte integrante della nostra quotidianità con strumenti come ChatGPT e Google Gemini, rappresenta una frontiera tecnologica avanzata ma anche una sfida di grande rilievo per l’ambiente. Nuovi dati confermano l’allarmante impatto ecologico di questa rivoluzione digitale, che nel 2025 ha raggiunto livelli di consumo energetico e idrico paragonabili a quelli di una metropoli come New York.

L’impatto dell’IA sull’ambiente

Le infrastrutture che sostengono l’IA, in particolare i data center hyperscale, richiedono enormi quantità di elettricità e acqua. Secondo studi recenti, il fabbisogno energetico globale legato all’IA potrebbe aver superato i 23 gigawatt annui nel 2025, superando il consumo del mining di Bitcoin e avvicinandosi all’intero fabbisogno elettrico di paesi come i Paesi Bassi. Le emissioni di CO₂ stimate si aggirano tra i 32 e gli 80 milioni di tonnellate all’anno, equivalenti a quelle prodotte da New York City.

L’acqua utilizzata per il raffreddamento dei server e delle centrali elettriche necessarie al loro funzionamento ha raggiunto valori tra i 312 e i 765 miliardi di litri annui, superando il consumo mondiale di acqua in bottiglia. La crescente domanda di chip per l’IA, concentrata soprattutto in Asia orientale, alimenta ulteriormente questa crisi, essendo la produzione altamente energivora e ancora largamente dipendente da fonti fossili.

ChatGPT e i modelli linguistici: evoluzione tecnologica e costi ambientali

Tra i protagonisti di questa trasformazione, ChatGPT, sviluppato da OpenAI, ha visto una rapida evoluzione: dal lancio basato su GPT-3.5 nel 2022, passando per GPT-4o nel 2024, fino all’ultima versione GPT-5 del 2025. Questi modelli LLM (Large Language Models) hanno migliorato capacità multimodali, integrazione con sistemi operativi e funzioni autonome, come il browser proprietario Atlas e la funzione Pulse per la gestione proattiva delle attività quotidiane.

Tuttavia, l’addestramento e l’utilizzo di questi modelli comportano consumi energetici e idrici significativi. Si stima che una singola conversazione con ChatGPT possa consumare un’energia dieci volte superiore rispetto a una normale ricerca su Google. La trasparenza sulle emissioni reali rimane però insufficiente, con le aziende che raramente comunicano dati dettagliati sull’impatto ambientale specifico dell’IA.

Le sfide per la sostenibilità e la trasparenza nel settore IA

La mancanza di dati precisi e trasparenti complica la valutazione degli effetti ambientali e ostacola la definizione di regolamentazioni efficaci. Gli esperti sottolineano l’urgenza di una transizione verso l’utilizzo esclusivo di energie rinnovabili da parte dei grandi operatori tecnologici e di politiche che incentivino l’efficienza energetica e la riduzione dell’impatto idrico.

Il rischio è che, senza interventi mirati, entro il 2030 l’IA consumi più energia dell’intera Unione Europea, con conseguenze dirette sulle risorse idriche e sul cambiamento climatico. La società si trova così davanti a un dilemma etico: sostenere una tecnologia che promette innovazione ma che, se non gestita responsabilmente, potrebbe aggravare la crisi ambientale in atto.

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