Apple ha scelto di limitare ai suoi dipendenti l’uso di tool di intelligenza artificiale come ChatGPT di OpenAI per evitare che eventuali informazioni confidenziali inserite in questi sistemi possano trapelare o essere collezionati. Secondo quando riferito dal Wall Street Journal, l’azienda avrebbe anche messo in guardia la forza lavoro nei confronti di GitHub Copilot, software basato sull’Ia e creato per assistere gli utenti nella programmazione.
Mark Gurman, un reporter di Bloomberg, ha scritto su Twitter che ChatGPT è presente da mesi nella lista dei software “proibiti” da Apple. Quella del colosso di Cupertino potrebbe sembrare una precauzione esagerata, ma in realtà non è così. OpenAI, infatti, conserva tute le interazioni svolte tra gli utenti e ChatGPT in modo da poterle usare per addestrare gli algoritmi di intelligenza artificiale. I dati raccolti possono anche essere ispezionati dai moderatori per verificare eventuali violazioni dei termini e dei servizi dell’organizzazione.
Ad aprile, OpenAI ha lanciato una funzione che consente agli utenti di disattivare la cronologia della chat, ma anche attivandola non è comunque possibile tutelare al 100% la propria privacy. L’organizzazione, infatti, conserva ogni conversazione per 30 giorni al fine di poterla revisionare in caso di violazioni del regolamento prima di cancellarla in modo definitivo. Il timore di Apple è che i suoi dipendenti, usando ChatGPT per avere una mano nella programmazione o in fase di brainstorming, lascino trapelare delle informazioni confidenziali che potrebbero essere lette dai moderatori di OpenAI.
Da alcune ricerche è emerso che in alcuni casi è possibile risalire ai dati che sono stati utilizzati per addestrare un algoritmo di intelligenza artificiale. Non ci sono prove del fatto che una simile vulnerabilità sia presente anche in ChatGPT, tuttavia i timori di Apple restano comprensibili. Dopotutto il colosso opera in un settore nel quale muoversi prima della concorrenza è essenziale per ottenere dei vantaggi in termini di vendite e ogni fuga di informazione mette a rischio i progetti ai quali si sta lavorando.
Quello di Apple non è un caso unico nel suo genere. Anche altre aziende, tra cui JP Morgan, Verizon e Amazon, hanno scelto di limitare o proibire del tutto l’utilizzo di ChatGPT e altri tool basati sull’intelligenza artificiale. La scelta del colosso di Cupertino ha però una risonanza maggiore, perché negli ultimi giorni OpenAI ha lanciato l’app per iOS di ChatGPT. Quest’ultima è del tutto gratuita, supporta gli input vocali e per il momento è disponibile solo negli Stati Uniti. Tuttavia è già stato confermato che arriverà anche in altri Paesi, assieme a una versione Android.
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