Boom delle criptovalute stabili: gli USA aprono ai pagamenti in stablecoin

Usdt

Le stablecoin prendono sempre più piede negli USA. Ma cosa sono e come funzionano?-cryptohack.it

Franco Vallesi

2 Settembre 2025

Con il Genius Act gli Stati Uniti aprono alle stablecoin come alternativa reale a carte di credito e bonifici, ma aumentano anche i rischi sistemici.

Il 18 luglio 2025, Donald Trump ha firmato il Genius Act, dando il via a un cambiamento epocale nella finanza americana. Le stablecoin, criptovalute ancorate al dollaro o ad altri asset stabili, sono ora riconosciute come strumenti di pagamento ufficiali negli Stati Uniti, al pari di bonifici bancari e carte di credito. Il provvedimento, già approvato dal Congresso, apre la strada a un’adozione di massa delle valute digitali stabili nel cuore del sistema economico americano.

La legge, il cui acronimo è Guiding and Establishing National Innovation for US Stablecoins Act, arriva in un momento in cui l’interesse per le criptovalute è tornato ai massimi storici. Il mercato globale delle crypto ha recentemente superato i 4.000 miliardi di dollari, spinto anche dalla crescita vertiginosa di Bitcoin, ma sono proprio le stablecoin a offrire le maggiori potenzialità d’uso pratico.

Le nuove regole: riserve obbligatorie e spazio anche per le big tech

Il Genius Act impone alle aziende emittenti di mantenere riserve equivalenti al valore delle stablecoin emesse, in dollari fisici o titoli di Stato USA. Questo garantisce una maggiore stabilità e affidabilità rispetto alle criptovalute tradizionali come Bitcoin o Ethereum, spesso soggette a forti oscillazioni di valore.

Stablecoin
USDT un esempio di stablecoin-crtyptohack.it

Una delle novità più discusse è la possibilità, prevista dalla legge, che anche società non finanziarie possano emettere stablecoin. In prospettiva, questo potrebbe significare che Amazon, Google o altre aziende tech potrebbero creare le proprie valute digitali, dando vita a un ecosistema parallelo di monete private.

Il provvedimento distingue tra emittenti minori, con meno di 10 miliardi di dollari in circolazione, che risponderanno alle regolamentazioni statali, e emittenti maggiori, soggetti invece alla supervisione federale. Una doppia via che, se da un lato consente flessibilità, dall’altro rischia di frammentare il sistema normativo.

Le principali stablecoin e il nuovo scenario di mercato

Secondo CoinMarketCap, esistono oltre 150 stablecoin attive, ma solo cinque detengono più del 90% del mercato. La più potente è Tether (USDT), con una capitalizzazione di 125 miliardi di dollari. La società è guidata da Giancarlo Devasini e Paolo Ardoino, ed è al centro di dibattiti internazionali sulla trasparenza delle sue riserve.

Segue USD Coin (USDC) con 35 miliardi, emessa da Circle in collaborazione con Coinbase. La sua forza è l’assoluta trasparenza, con ogni token garantito da un dollaro reale, depositato e verificabile.

Al terzo posto c’è Binance USD, che però ha subito una brusca frenata nel 2023 quando ne è stata bloccata l’emissionedalle autorità americane. Chiudono la top 5 Dai, unica stablecoin gestita da un algoritmo senza riserve in valuta, e TrueUSD, che permette verifiche pubbliche in tempo reale delle proprie riserve.

La legge ha suscitato entusiasmo nei mercati, ma anche preoccupazioni tra gli analisti. Il principale timore riguarda una proliferazione incontrollata di stablecoin private, emesse da banche, aziende e startup, ognuna con livelli diversi di affidabilità e controllo. Questa frammentazione potrebbe minare la fiducia nel sistema e rendere più difficile la circolazione del denaro, compromettendo l’universalità del mezzo di scambio, come sottolineano alcuni esperti.

Uno scenario ancora più critico emerge da un’analisi pubblicata da Bloomberg: se un grande emittente fallisse, sarebbe costretto a vendere rapidamente miliardi in titoli di Stato, causando un crollo dei Treasury bond e un innalzamento dei tassi d’interesse. Con possibili effetti a catena su banche, mutui, credito al consumo e stabilità globale.

Il parallelo che molti economisti tracciano è con la Free Banking Era americana degli anni 1830, quando decine di valute private circolavano senza un’autorità centrale. Il risultato fu una lunga serie di fallimenti bancari e crisi di fiducia, che portarono infine all’istituzione di un sistema monetario centralizzato.

Nel 2025, il Genius Act rischia di riaprire quella stessa finestra, in un mondo però molto più interconnesso e vulnerabile.

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