Una vittoria per milioni di utenti europei: niente più vincoli al cloud, ma restano dubbi sui costi e sulla durata del supporto.
Con l’avvicinarsi del 14 ottobre 2025, giorno in cui terminerà il supporto ufficiale a Windows 10, Microsoft ha annunciato un importante cambio di strategia per gli Extended Security Updates (ESU). Nel territorio dello Spazio Economico Europeo, infatti, non sarà più obbligatorio attivare Windows Backup per accedere agli aggiornamenti di sicurezza gratuiti.
Una scelta che arriva dopo settimane di polemiche e segnalazioni da parte delle associazioni dei consumatori, e che rappresenta una vittoria significativa per Euroconsumers.
Il piano originario, pensato da Microsoft nei mesi scorsi, prevedeva che gli utenti attivassero Windows Backup e collegassero il proprio account a OneDrive per sincronizzare documenti, impostazioni e credenziali. Un sistema che, di fatto, avrebbe portato milioni di utenti a saturare in poco tempo i 5 GB di spazio gratuito, rendendo inevitabile l’acquisto di piani a pagamento per proseguire con i salvataggi.
La pressione dei consumatori e la risposta di Microsoft
La decisione iniziale aveva scatenato forti critiche, interpretate come un tentativo di trasformare la sicurezza di Windows in uno strumento commerciale per spingere abbonamenti al cloud. Per chiunque avesse necessità di mantenere il sistema operativo aggiornato, l’alternativa era infatti quella di pagare oppure affidarsi a un backup automatico che avrebbe consumato in fretta lo spazio gratuito.

Le pressioni di Euroconsumers, gruppo attivo in Belgio, Italia, Spagna e Portogallo, hanno spinto Microsoft a rivedere le proprie scelte. Un portavoce ha confermato che la società sta adeguando il processo di registrazione per “soddisfare le aspettative locali e garantire un’esperienza sicura e semplificata”. Le modifiche, tuttavia, sono state applicate soltanto all’Europa, lasciando inalterate le regole negli altri mercati.
Negli Stati Uniti e in molti Paesi extra-UE, gli utenti dovranno continuare a scegliere tra due opzioni: pagare 30 dollari all’anno per ricevere gli aggiornamenti oppure riscattare 1.000 punti Microsoft Rewards. Una differenza di trattamento che non è passata inosservata e che ha alimentato discussioni sulla disparità di accesso a un servizio ritenuto fondamentale come la sicurezza informatica.
Cosa cambia per gli utenti europei e le prospettive future
Per gli utenti dello Spazio Economico Europeo, il cambiamento è sostanziale: niente più backup obbligatori, nessuna necessità di utilizzare OneDrive o Microsoft Rewards per accedere agli ESU. Gli aggiornamenti saranno quindi effettivamente gratuiti fino alla nuova data di scadenza fissata per il 13 ottobre 2026.
Questa decisione è cruciale se si considera la diffusione ancora altissima di Windows 10. Secondo dati aggiornati al 2025, il sistema è installato su oltre 600 milioni di dispositivi in tutto il mondo. In Italia, più di un PC su due utilizza ancora questa versione del sistema operativo, spesso perché l’hardware non è pienamente compatibile con Windows 11 o per la resistenza degli utenti a cambiare ambiente di lavoro.
Per le aziende, invece, la situazione resta diversa. Microsoft continua a proporre pacchetti a pagamento per estendere gli aggiornamenti di sicurezza fino a tre anni, con costi crescenti per ogni dispositivo. Una strategia che lascia intuire chiaramente l’obiettivo finale: accelerare la transizione verso Windows 11, su cui l’azienda ha concentrato tutte le innovazioni più recenti, incluse le funzioni di intelligenza artificiale integrate nel servizio Copilot.
Nonostante il passo indietro in Europa, Euroconsumers continua a chiedere un’estensione della durata del supporto. L’associazione sottolinea che milioni di dispositivi rischiano di diventare vulnerabili a partire dal 2026, soprattutto nelle scuole, negli uffici pubblici e nelle famiglie che non hanno possibilità di aggiornare le proprie macchine a breve termine.
Sul fronte globale, resta aperta la questione della disparità geografica. In diversi Paesi, i consumatori contestano il fatto che un aggiornamento di sicurezza venga trattato come un servizio a pagamento o legato a programmi di fidelizzazione, mentre in Europa la pressione politica e associativa ha portato a una soluzione diversa.
Il caso di Windows 10 mostra ancora una volta come le grandi aziende tecnologiche siano costrette ad adattarsi alle normative e alla pressione sociale nei vari mercati. La decisione di Microsoft di eliminare l’obbligo del backup in Europa rappresenta un precedente importante, che potrebbe avere ripercussioni anche in altri settori. Resta però un nodo cruciale: quando il ciclo di vita di Windows 10 si chiuderà definitivamente nel 2026, milioni di utenti dovranno scegliere se rischiare di rimanere senza difese o affrontare il passaggio, non sempre indolore, a Windows 11.