New York, 21 dicembre 2025 – In una tranquilla periferia di Rochester, nello Stato di New York, un uomo ha deciso di seguire una strada alternativa per alimentare la propria casa: invece di affidarsi alla rete elettrica tradizionale, vive da mesi usando un sistema fatto con 650 batterie di laptop riciclate. Una scelta insolita, nata – come racconta lui stesso – dal desiderio di “mettere alla prova i limiti dell’autonomia energetica” e, forse, anche per sfidare un modello di consumo ormai consolidato.
La scommessa dell’energia alternativa
L’uomo si chiama Ethan Warner, ha 43 anni ed è un ingegnere elettronico appassionato di recupero tecnologico. Il progetto è nato nel garage di casa sua, su Lake Avenue: scaffali ordinati pieni di batterie – quasi tutte provenienti da vecchi laptop raccolti nei centri di riciclo della contea di Monroe – e una rete fitta di cavi, saldature e centraline costruite da lui stesso. “All’inizio era solo un’idea strana. Mi chiedevo se quelle batterie, rimesse a nuovo, potessero davvero alimentare una casa”, spiega Warner al quotidiano locale Democrat and Chronicle.
Il suo impianto fai-da-te ricarica le batterie con pannelli solari sul tetto e regola l’energia con un software creato da lui. Nei giorni di sole la villetta (due piani, 120 metri quadri) funziona anche per 24 ore senza attingere dalla rete elettrica. Quando il cielo si copre o fa brutto tempo, però, bisogna fare qualche rinuncia: “Niente forno elettrico, poche luci accese e la lavatrice solo nel weekend”, confessa ridendo.
Sostenibilità o rischio?
Il caso ha suscitato interesse – ma anche qualche dubbio – tra i vicini e sui forum online dedicati. Le batterie agli ioni di litio, soprattutto se vecchie e riparate, possono essere pericolose: surriscaldamenti, cali d’efficienza e rischi d’incendio sono noti. Warner è consapevole dei rischi. Ogni batteria è monitorata da sensori termici e collegata a sistemi automatici che spengono tutto se qualcosa non va: “La sicurezza viene prima di tutto. Non faccio nulla a caso: controllo ogni singolo modulo”.
Il Department of Energy degli Stati Uniti dice che l’uso domestico di batterie recuperate non è vietato dalla legge ma “è fortemente sconsigliato senza competenze tecniche adeguate”, come ha ricordato all’agenzia Reuters Karen Holtz, portavoce del dipartimento. Nonostante questo, il fenomeno del battery harvesting – il recupero delle celle esauste per nuovi usi casalinghi – sta crescendo tra appassionati e maker, soprattutto con il caro energia.
Numeri e limiti dell’esperimento
Sui numeri Warner è chiaro: “La mia casa consuma in media 10 kilowattora al giorno. Le batterie ne danno poco meno di 11 quando sono cariche al massimo”. Un margine stretto che richiede scelte oculate: il frigorifero resta acceso sempre, ma la lavastoviglie si usa quasi mai. D’inverno poi la situazione peggiora. “Con meno sole e freddo l’efficienza cala molto: allora passo almeno per una parte al collegamento alla rete”.
Secondo Electrek, sito specializzato nel settore energia pulita, la vita media delle batterie rigenerate si ferma intorno ai 2-3 anni prima che perdano completamente la capacità. Warner però sottolinea un vantaggio importante: “Ho evitato che mezza tonnellata di batterie finisse in discarica”.
Dibattito acceso sulle potenzialità
L’esperimento ha acceso discussioni tra esperti ed ecologisti. Da un lato c’è chi lo vede come un esempio concreto di economia circolare – come spiega la professoressa Ingrid Muller della Cornell University (“Ogni batteria rigenerata è una risorsa in meno destinata ai rifiuti tecnologici”) – dall’altro emergono dubbi sulla sicurezza in casa.
Warner guarda avanti con ottimismo. Vuole mettere a disposizione il codice del suo sistema e magari collaborare con aziende del settore energia. “Mi piacerebbe vedere più iniziative così; l’importante è essere chiari sui rischi e i limiti”. Per ora la sua abitazione alimentata da 650 batterie riciclate resta una curiosità nella contea di Monroe. Ma il messaggio arriva forte: anche nella vita di tutti i giorni si può provare a cambiare abitudini senza perdere il contatto con la realtà.
Intanto i vicini ogni tanto passano a controllare, tra scetticismo e curiosità. “Finché non salta la corrente”, scherza Warner, “tutto ok”. Un esperimento casalingo che — tra luci accese e pile sistemate sugli scaffali — spinge a ripensare davvero il nostro rapporto con l’energia.
