Milano, 15 dicembre 2025 – La blockchain, la tecnologia dietro Bitcoin e tutte le criptovalute, è tornata al centro del dibattito pubblico. A dieci anni dal boom globale, ci si chiede ancora: perché questo registro distribuito continua a far parlare? E soprattutto, come si usa davvero, al di là dei titoli sensazionalistici?
Crescita e applicazioni concrete della blockchain
Non parliamo solo di valute digitali. Nel 2025 la blockchain sta facendo strada in tanti settori diversi: dalla logistica all’agroalimentare, fino all’arte digitale e alla pubblica amministrazione. Un recente studio del Politecnico di Milano, uscito a novembre, mostra che in Italia le aziende che lavorano su progetti blockchain sono aumentate del 18% rispetto all’anno scorso. “All’inizio si pensava solo alle monete virtuali, ora invece è la base per tanti servizi concreti”, spiega Giulio Mantovani, ricercatore che segue da tempo questo mondo.
Molte imprese italiane usano la blockchain per tracciare i prodotti: nei porti di Genova e Trieste, ad esempio, piattaforme digitali tengono sotto controllo ogni fase delle spedizioni, dal produttore al consumatore. Il risultato? Meno errori e meno frodi. Ma non è tutto rose e fiori: il vero scoglio resta trovare personale formato e far fronte ai costi iniziali.
Sicurezza e trasparenza: le criticità ancora aperte
L’ultimo rapporto della Banca d’Italia, uscito il 3 dicembre, mette in chiaro una cosa: la sicurezza è la preoccupazione principale. Non tanto per la tecnologia in sé — che garantisce un registro decentralizzato difficile da manipolare — ma per come gli utenti gestiscono le loro chiavi digitali. “Se perdi la chiave privata, perdi tutto. E nessuna banca ti viene a salvare”, racconta Marco Testa, un piccolo investitore che ha partecipato a un seminario a Torino.
Anche nel settore pubblico si prova a muoversi. A Palermo, nel mese scorso, sono state fatte alcune prove di voto elettronico basate su blockchain. Ma restano dubbi sulla privacy degli elettori e sulla capacità dei sistemi di resistere a possibili attacchi informatici.
Criptovalute sotto osservazione: la regolamentazione italiana
Il mercato delle criptovalute nel 2025 resta altalenante: Bitcoin può oscillare anche del 7% in un solo giorno. La Consob continua a mettere in guardia sui rischi degli investimenti poco trasparenti. Solo a ottobre sono state segnalate nove piattaforme non autorizzate che promettevano guadagni facili. “Bisogna saper distinguere tra tecnologie serie e progetti poco chiari”, ha avvertito Paolo Savona durante una conferenza alla Bocconi.
Dal 2024 il governo italiano ha aperto un confronto con associazioni di categoria e esperti informatici per definire nuove regole. L’obiettivo è chiaro: proteggere chi investe senza però bloccare l’innovazione. Restano però punti da chiarire soprattutto su tasse e antiriciclaggio. Secondo il Ministero delle Finanze, solo il 22% degli italiani che posseggono criptovalute dichiara i guadagni ai fini IRPEF.
NFT e nuove strade oltre il Bitcoin
Non c’è solo Bitcoin nel mondo digitale: negli ultimi mesi sono tornati in voga gli NFT (token non fungibili), soprattutto nel mercato dell’arte digitale. Gallerie di Roma e Milano propongono opere digitali acquistabili tramite blockchain, con prezzi che vanno dai 200 euro per una foto fino ai 25 mila euro per intere collezioni d’autore. “Il pubblico sta cambiando”, racconta Alessandra Greco, curatrice della mostra ‘CryptoVisions’ alla Fabbrica del Vapore. “Ci sono collezionisti storici ma anche tanti giovani attratti dalla trasparenza e dalla tracciabilità”.
Intanto si fanno passi avanti anche nella gestione dei diritti d’autore — specie nel settore musicale — e nei programmi fedeltà di grandi catene commerciali. Alcuni supermercati stanno sperimentando sistemi blockchain per raccogliere punti o assicurare premi senza passaggi intermedi.
Blockchain: tra entusiasmo e prudenza
Oggi la blockchain sta attraversando una fase di crescita ma anche di verifica sul campo. Tra promesse di un mondo più decentralizzato e rischi reali legati a truffe o errori umani, gli esperti invitano a non correre troppo. “Il problema non è tanto la tecnologia ma come la si usa”, sottolinea Mantovani del Politecnico. Serve un approccio concreto, capace di bilanciare innovazione, sicurezza e regole chiare. Solo così si potranno vedere risultati duraturi nella vita quotidiana degli italiani.
