Trump chiude il capitolo dello shutdown: cosa significa per il futuro politico degli Stati Uniti

Trump chiude il capitolo dello shutdown: cosa significa per il futuro politico degli Stati Uniti

Trump chiude il capitolo dello shutdown: cosa significa per il futuro politico degli Stati Uniti

Cristina Manetti

18 Novembre 2025

Washington, 18 novembre 2025 – Dopo 43 giorni di blocco totale, lo shutdown più lungo nella storia degli Stati Uniti è finalmente finito. La svolta è arrivata nella notte, con la firma del presidente Donald Trump. Il provvedimento, atteso da settimane, segue il via libera della Camera dei Rappresentanti e mette fine a una crisi che ha lasciato senza stipendio centinaia di migliaia di dipendenti pubblici, bloccando servizi essenziali in tutto il Paese.

Trump firma: si chiude lo shutdown record

Il momento decisivo è arrivato poco dopo la mezzanotte di ieri, quando la Camera dei Rappresentanti ha approvato il testo con 222 voti a favore e 209 contrari. Con un margine risicato e ancora molta tensione tra democratici e repubblicani, la palla è passata alla Casa Bianca. Trump non ha posto veti: ha limitato il suo intervento a una frase secca. “I democratici hanno bloccato il Paese per settimane, ora si torna al lavoro”, ha detto ai giornalisti nello Studio Ovale, senza aggiungere altro e senza rispondere alle domande.

Il via libera permette la ripresa immediata delle attività federali. Da questa mattina, negli uffici pubblici di Washington, New York, Los Angeles e in centinaia di altre città, i dipendenti hanno potuto tornare al lavoro. “Finalmente possiamo riprendere le nostre mansioni”, ha detto Lisa Carter, impiegata al Dipartimento dell’Agricoltura, incontrata alle 7.30 davanti all’ingresso di Independence Avenue.

Dietro la crisi: lo scontro sulla legge di bilancio

Il blocco è nato da uno scontro sulla legge di bilancio. I democratici volevano che il testo includesse il prolungamento dei crediti fiscali dell’Affordable Care Act (Obamacare), che scadono il mese prossimo. I repubblicani si sono opposti a questa spesa. Dopo settimane di trattative e accuse reciproche – “Non potevamo cedere sotto ricatto”, ha detto il capogruppo repubblicano Kevin McCarthy – si è trovato un compromesso: lo shutdown finisce, ma la discussione su Obamacare resta aperta.

Non tutti i democratici hanno gradito l’accordo. Bernie Sanders e Chuck Schumer hanno parlato di “resa senza garanzie”, mentre la deputata Alexandria Ocasio-Cortez ha sottolineato l’importanza di riaprire i servizi pubblici. “Solo così possiamo tornare a negoziare da una posizione più forte”, ha detto.

Il conto salato dello shutdown

Le prime stime del Congressional Budget Office parlano di un costo tra i 17 e i 18 miliardi di dollari. Un colpo duro non solo per le casse federali, ma anche per le famiglie dei lavoratori senza stipendio da oltre un mese. “Abbiamo dovuto chiedere aiuto ai parenti per pagare l’affitto”, racconta John Miller, tecnico della Federal Aviation Administration.

I disagi si sono visti anche nei servizi: voli cancellati o in ritardo negli aeroporti di Atlanta e Chicago, dati economici mancanti – tanto che la Federal Reserve ha dovuto rivedere alcune previsioni – e rallentamenti nei programmi di assistenza come lo SNAP, che garantisce buoni alimentari a più di 40 milioni di persone. La Casa Bianca aveva provato a bloccare questo programma, giustificando la decisione con la mancanza di fondi, ma uno scontro legale con la Corte Suprema ha fermato tutto.

Mercati in movimento, ma cautela resta

L’annuncio della riapertura degli uffici federali ha subito mosso i mercati. Le borse asiatiche hanno aperto in rialzo, anche se senza grandi scossoni. In Europa, Milano e Francoforte sono partite bene nelle prime ore del mattino; Londra invece resta prudente, frenata da dati economici deludenti.

Nel mondo delle criptovalute, la reazione è stata più attenta: Bitcoin e Ethereum hanno guadagnato un po’, ma gli operatori aspettano segnali più chiari dal quadro politico.

Dopo lo shutdown: cosa resta sul tavolo

La fine dello shutdown dà un po’ di respiro agli Stati Uniti, ma non chiude le questioni sul tavolo. La discussione sull’Affordable Care Act è solo rimandata, e il clima politico resta teso. “Abbiamo evitato il peggio, ma non abbiamo risolto nulla”, ha ammesso un funzionario del Tesoro all’uscita dal Congresso.

Per ora, negli uffici federali si torna alla normalità. Ma l’impressione, tra impiegati, politici e cittadini, è che questa tregua sia fragile. E che nuove tensioni possano tornare già nelle prossime settimane.

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