Roma, 22 novembre 2025 – L’emendamento Pellegrino-Gelmetti sulla tassazione delle criptovalute ha superato il primo scoglio in Commissione Bilancio al Senato. Così resta aperta la strada per riportare l’aliquota sulle plusvalenze crypto al 26%. Il provvedimento, inserito tra quelli “segnalati” nella discussione sulla Legge di Bilancio 2026, potrebbe arrivare in Aula nelle prossime settimane, riaccendendo il confronto su un tema che interessa investitori e addetti ai lavori.
Aliquota sulle criptovalute: si torna a discutere tra 26% e 33%
Il nodo della tassazione sulle cripto-attività è tornato sotto i riflettori. Nella scorsa manovra, infatti, l’aliquota sulle plusvalenze era stata alzata al 33%, più alta rispetto a quella applicata ad altri strumenti finanziari. L’emendamento firmato dai senatori Pellegrino (Forza Italia) e Gelmetti (Fratelli d’Italia) punta a riportare il livello al 26%, sostenendo che una tassa più equilibrata sarebbe vantaggiosa sia per i contribuenti sia per le casse dello Stato.
I promotori sottolineano che riaprire la possibilità di rivalutare le cripto-attività – come già successo in passato – potrebbe portare entrate immediate nelle casse pubbliche. “Un quadro stabile e chiaro”, spiega una fonte vicina ai lavori parlamentari, “aiuterebbe a evitare la fuga di capitali all’estero e a dare più trasparenza al settore”.
Un fronte trasversale in Parlamento
L’ottimismo intorno alla revisione dell’aliquota nasce anche da un insolito consenso tra i partiti. Oltre ai firmatari, anche Movimento 5 Stelle e Partito Democratico hanno presentato proposte simili. Il PD, in particolare, sembra voler tornare sulla posizione espressa nella scorsa legge di bilancio, quando aveva chiesto una disciplina fiscale “equilibrata” per le criptovalute.
“C’è una sensibilità crescente su questo tema”, confida un parlamentare della maggioranza, “e la voglia di evitare che l’Italia perda appeal per chi investe in innovazione”. Per ora, il clima appare meno teso rispetto ad altre questioni economiche sul tavolo.
La montagna degli emendamenti alla Legge di Bilancio
Quest’anno sono arrivati alla Commissione Bilancio del Senato ben 5.742 emendamenti, di cui circa 1.600 dalla maggioranza. Un numero che impone una selezione severa: solo gli emendamenti “segnalati” dai gruppi potranno andare in Aula. Alla prima scrematura ne sono rimasti 414, con il centrodestra che ne ha firmati 238.
Ma non è detto che tutti saranno discussi. L’Ufficio di presidenza del Senato farà un’ulteriore cernita, eliminando i doppioni e valutando se le proposte sono coerenti con gli obiettivi della manovra. La “segnalazione” è quindi una sorta di corsia preferenziale: solo le modifiche ritenute prioritarie dai gruppi superano questa fase.
Cosa succederà ora? Scenari e attese
Il destino dell’emendamento sulle crypto dipenderà dalle trattative tra i partiti e dalle decisioni della Presidenza del Senato. Se arriverà in Aula, si aprirà un confronto che potrebbe cambiare le regole fiscali sulle criptovalute già dal prossimo anno.
Gli operatori del settore seguono con attenzione. “Serve chiarezza”, dice un consulente fiscale romano specializzato in asset digitali, “perché l’incertezza rischia di danneggiare sia i piccoli risparmiatori sia le imprese innovative”. Secondo alcune stime, il salto dall’aliquota del 26% a quella del 33% potrebbe pesare molto sulle scelte di investimento degli italiani.
Tassazione delle criptovalute, un dibattito acceso
La questione della tassazione delle criptovalute resta controversa. Da una parte chi chiede regole chiare e in linea con gli altri strumenti finanziari; dall’altra chi teme che una tassa troppo bassa possa alimentare speculazione e volatilità. Solo nelle prossime settimane si capirà se il Parlamento deciderà di tornare al 26% o confermare il rialzo.
Nel frattempo, il settore attende risposte. E il dibattito sulla fiscalità delle cripto promette di restare acceso fino all’approvazione finale della Legge di Bilancio.
