Durante una delle feste più sentite d’Italia, la polizia ha fermato in extremis un gruppo armato legato al boss turco Boris Boyun: volevano colpire o far evadere il detenuto.
VITERBO, 4 settembre 2025 – Quarantamila persone in piazza, tra fede e tradizione, ignare di un potenziale disastro che si è consumato appena dietro l’angolo. Mentre il trasporto della Macchina di Santa Rosa illuminava le vie della città, tre uomini armati, sospettati di appartenere a un nucleo combattente della mafia turca, venivano scoperti dalla polizia in un bed & breakfast a pochi metri dal corteo. Una mitragliatrice, due pistole cariche, e un passaporto falso che fa temere la presenza di un latitante: questo il bilancio di un’operazione condotta in extremis, che ha evitato quello che poteva essere un attentato con gravi conseguenze.
La segnalazione è partita da un particolare che ha insospettito l’affittacamere: tre uomini turchi senza bagagli, comportamento atipico per chi alloggia durante una festa di massa. Dopo la chiamata al 112, nel pomeriggio di mercoledì, mentre in piazza fervevano i preparativi e le autorità prendevano posto, gli agenti hanno fatto irruzione.
Allarme a Viterbo: luci accese, autorità spostate, città blindata
Il primo segnale che qualcosa non andava è arrivato poco prima del passaggio della Macchina: le luci, che di solito si spengono per far risaltare la struttura illuminata, sono rimaste accese. Un dettaglio notato dai cittadini più attenti, che ha scatenato perplessità e anche fischi. Ma quella scelta – come ha spiegato poi la sindaca Chiara Frontini – era necessaria per motivi di sicurezza. Le forze dell’ordine, infatti, stavano dispiegando sul territorio unità cinofile antibomba, agenti dei NOCS, e uomini in borghese. Parallelamente, in Prefettura si era riunito un comitato straordinario per la sicurezza.

Alcune autorità sono state trasferite in luoghi protetti: Antonio Tajani, ministro degli Esteri e vicepremier, è stato messo al sicuro in una caserma; la vicepresidente del Parlamento europeo Antonella Sberna, il deputato Mauro Rotelli e altri rappresentanti istituzionali hanno seguito il trasporto da finestre sicure del Comune. L’ambasciatore israeliano, atteso tra gli ospiti d’onore, è stato consigliato di non partecipare.
La festa, nonostante il clima teso e l’evidente tensione tra le forze dell’ordine, è andata avanti. Solo dalla metà della processione, le luci sono state abbassate per consentire il consueto spettacolo visivo. Nessuno è rimasto ferito. Ma l’episodio ha mostrato quanto sottile possa essere il confine tra normalità e tragedia.
Mafia turca, fondamentalismo e armi nei b&b: la rete dietro Boyun
Il caso si inserisce in un contesto più ampio: quello dell’espansione della mafia turca in Italia, in particolare nel Lazio. Boris Boyun, boss arrestato nel 2024 a Bagnaia, sarebbe ancora oggi il riferimento di una rete operativa in piena attività, capace di infiltrarsi nei flussi migratori e di mimetizzarsi nel tessuto urbano attraverso b&b e case vacanza.
Il commando scoperto a Viterbo sembra avere legami con cellule legate al fondamentalismo islamico dell’Isis-Khorasan, ancora attive nonostante la morte di Abu Bakr al-Baghdadi. Le indagini condotte dalla Digos e dalla Mobile hanno già portato, nell’agosto scorso, all’arresto di Ismail Atiz, accusato di riciclaggio, estorsione, danneggiamenti, traffico d’armi. In quell’occasione erano state sequestrate armi da guerra e documentazione utile a ricostruire una rete operativa tra Ankara, Istanbul e alcune città italiane.
Secondo fonti investigative, a Viterbo esisterebbero cellule dormienti pronte ad attivarsi, coinvolte in traffici internazionali di armi e droga, e con contatti diretti con gruppi ideologicamente vicini al jihadismo.
L’ipotesi più accreditata per l’azione sventata durante il trasporto di Santa Rosa non è solo un attentato alla folla, ma un tentativo di liberare Boyun dal carcere, approfittando del caos della manifestazione e della presenza di numerose autorità.
Il Viminale ha confermato che i controlli saranno potenziati per tutte le feste patronali previste in Italia nelle prossime settimane. E se a Viterbo tutto è finito senza feriti, resta il monito: le nuove mafie non sparano solo per il potere, ma anche per ideologia.