Roma, 15 novembre 2025 – Negli ultimi mesi è cresciuto il confronto acceso tra il mondo delle criptovalute e le banche centrali, ma a far scattare la scintilla non è stato il solito Bitcoin. Sono le stablecoin — valute digitali legate a monete tradizionali come dollaro ed euro — a portare la tensione a un nuovo livello. Un conflitto ancora nascosto, ma che sta già cambiando gli equilibri tra il sistema bancario tradizionale e la spinta dell’innovazione digitale, sia negli Stati Uniti che in Europa.
Stablecoin e banche centrali: la sfida che cambia tutto
Oggi le banche centrali si trovano davanti a un problema che fino a poco tempo fa sembrava lontano. Il sistema bancario, basato su un delicato equilibrio tra banche private e autorità monetarie, rischia di essere scosso dalle nuove abitudini digitali. “Il vero nodo — spiegano fonti vicine alla Banca d’Italia — è che le stablecoin stanno iniziando a sottrarre depositi alle banche commerciali, riducendo la capacità delle banche centrali di far arrivare i loro segnali di politica monetaria”.
Fino a poco fa, le stablecoin erano uno strumento per pochi, usate soprattutto per il trading di criptovalute. Ma con l’apertura del governo americano e l’interesse crescente degli operatori finanziari, la situazione è cambiata. Sempre più persone scelgono di tenere parte dei propri risparmi in stablecoin, attratti dalla promessa di una maggiore stabilità rispetto alle criptovalute classiche e, in qualche caso, da piccoli interessi offerti dagli exchange.
I depositi bancari sotto pressione
Il meccanismo è semplice: chi usa le stablecoin può fare pagamenti e trasferimenti senza mai uscire dal mondo digitale. Questo significa meno soldi nei conti tradizionali e, di conseguenza, meno risorse per prestiti e investimenti nell’economia reale. “Le banche rischiano di perdere il loro ruolo centrale”, ha ammesso Stephen Miran, membro del board della Federal Reserve nominato da Donald Trump. “Per questo stiamo pensando a limiti severi sui rendimenti delle stablecoin”.
In Europa la questione si lega al progetto dell’euro digitale. Le banche italiane hanno già chiesto un tetto massimo di 1.000 euro per utente, per cercare di fermare la fuga di capitali dai conti correnti verso il nuovo strumento digitale. “Non possiamo permetterci di far saltare il sistema”, ha detto un dirigente dell’ABI durante un recente incontro a Milano.
La risposta delle autorità: controlli e limiti in arrivo
Negli Stati Uniti, l’Office of the Comptroller of the Currency (OCC) ha annunciato che interverrà a tutela delle banche se dovessero verificarsi deflussi importanti verso le stablecoin. In Europa, la Banca Centrale Europea sta lavorando a regole per limitare l’uso dell’euro digitale, proprio per non mettere a rischio i depositi bancari. “La sovranità monetaria non riguarda solo l’emissione della moneta — ha ricordato Christine Lagarde — ma anche la capacità di influenzare l’economia reale”.
Le stablecoin però funzionano in modo diverso rispetto alle banche tradizionali: non prestano i soldi che ricevono dagli utenti e non partecipano al circuito del credito. In pratica, sono come delle “narrow bank”, con ancora più restrizioni. Questo modello, dicono molti esperti, fatica a convivere con il sistema bancario attuale.
Percezione e realtà: la sfida è culturale
Il vero problema, però, potrebbe essere come le persone vedono il rischio. Se Bitcoin resta uno strumento per pochi — “la maggior parte della gente ne diffida”, racconta Marco, impiegato romano che ha chiesto di restare anonimo — le stablecoin sembrano più accessibili e meno instabili. “Se posso mettere parte dei miei risparmi su un exchange e guadagnare anche un piccolo interesse, perché dovrei lasciarli in banca dove non mi danno nulla?”, si chiede Lucia, 34 anni, che da qualche mese usa USDT per i suoi acquisti online.
Le banche provano a reagire con promozioni: buoni Amazon per chi apre nuovi conti o piccoli premi per chi tiene i soldi fermi sui conti correnti. Segnali chiari che la concorrenza delle valute digitali viene presa sul serio anche da chi è più legato al sistema tradizionale.
Uno scenario che cambia in fretta
Il valore complessivo dei Bitcoin resta più alto di quello delle stablecoin, ma è proprio la natura “stabile” di queste ultime a renderle più pericolose per le banche tradizionali. “Le stablecoin rischiano di diventare un concorrente vero delle valute fiat”, osserva un analista finanziario milanese. “Non oggi, forse tra qualche anno. Ma la strada sembra tracciata”.
Intanto, le autorità monetarie vanno con i piedi di piombo. La sfida tra banche centrali e crypto è appena cominciata — e nessuno sembra intenzionato a mollare senza combattere.
