Scoperto verme nastro quasi metro in laboratorio: riscrive la longevità degli invertebrati

Salvatore Broggi

23 Dicembre 2025

Roma, 23 dicembre 2025 – Un verme nastro, scoperto quasi per caso da un’équipe internazionale di biologi, potrebbe stravolgere quello che sappiamo sulla longevità degli invertebrati. Il ritrovamento, avvenuto nei laboratori del Museo di Storia Naturale di Stoccolma lo scorso novembre, ha sorpreso gli scienziati per una caratteristica insolita: l’animale, lungo circa un metro, sembra vivere molto più a lungo di quanto si pensasse finora.

Una scoperta che arriva dai laboratori svedesi

Mentre controllava alcune specie marine conservate, la ricercatrice Karin Svensson ha notato dei movimenti quasi impercettibili in una vasca dove normalmente si trovano organismi poco studiati. Erano le 10 di mattina quando si è avvicinata e ha visto spuntare dalla sabbia umida la sagoma allungata di un verme nastro, un nemerteo del genere Lineus secondo le prime analisi. “Non ce lo aspettavamo proprio”, ha detto Svensson. Quel campione risaliva addirittura al 1994, raccolto durante una spedizione nei fondali del Mar Baltico.

Il dato più sorprendente riguarda però l’età che gli esperti hanno ipotizzato. Dalle analisi dei tessuti e dal confronto con esemplari freschi, il verme mostrava una vitalità incredibile, ben oltre il normale ciclo vitale per animali simili.

Un primato di longevità

Secondo il professor Anders Karlsson, zoologo all’Università di Uppsala, “questo esemplare vive almeno cinque volte più a lungo rispetto alla media della sua specie”. Di solito i nemertei arrivano a malapena ai 4-5 anni; qui si parla di oltre 30 anni in cattività. Le analisi genetiche, fatte in collaborazione con il Max Planck Institute tedesco, hanno messo in luce particolari sequenze legate alla capacità di riparare le cellule e a una rigenerazione dei tessuti fuori dall’ordinario.

Karlsson avverte però che “non è chiaro se si tratti di un caso isolato o se tutta la specie abbia questa caratteristica”. Ci vorranno mesi per completare il sequenziamento del genoma e capire quali condizioni ambientali hanno permesso al verme una vita così lunga.

Cosa cambia per biologia e medicina

Una nota su Nature Ecology & Evolution sottolinea come questa scoperta possa avere effetti importanti anche oltre la zoologia. I meccanismi cellulari che rendono questo verme così resistente potrebbero aprire nuove strade nello studio dell’invecchiamento e delle malattie degenerative umane.

La dottoressa Maria Longo, biologa marina all’Università di Napoli Federico II, commenta: “Stiamo facendo un salto avanti nella conoscenza dei limiti biologici degli invertebrati. Se questi vermi possono davvero vivere decenni in buone condizioni, molte teorie su senescenza e morte cellulare andranno riviste”.

Tra curiosità scientifica e prudenza

Il mondo accademico reagisce con entusiasmo ma anche cautela. “Un caso non fa legge”, mette in guardia il biologo molecolare David Rasmussen dell’Università di Copenaghen. Ma certo questo ritrovamento ha spinto molti istituti a rivedere le loro collezioni storiche. “Solo così potremo scoprire se ci sono altri casi simili nascosti tra provette e vasche”, spiega Rasmussen.

Intanto, la notizia sta incuriosendo anche gli appassionati: sui forum specializzati fioccano richieste per vedere da vicino il famoso verme nastro di Stoccolma e conoscerne la “storia segreta”. Il museo sta valutando se esporlo, almeno temporaneamente, con pannelli esplicativi sul suo passato e le ipotesi degli scienziati.

I prossimi passi della ricerca

Nei prossimi mesi i biologi faranno nuovi prelievi di tessuto e test comportamentali per cercare di capire come un animale così fragile sia riuscito a vivere così a lungo. Le domande sono ancora tante e le risposte poche. Ma come ammette la stessa Svensson: “Ci ricorda quanto il mondo degli animali meno conosciuti sia pieno di sorprese”.

Per ora una cosa è certa: questa scoperta cambierà il modo in cui studiamo la longevità e l’adattamento degli animali senza scheletro. E chissà che non possa aprire nuove strade anche per altre specie… compresa la nostra.

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