Riscaldamento globale: l’Oceano Antartico accumula calore e minaccia di rilasciarlo per un secolo

Salvatore Broggi

7 Dicembre 2025

Roma, 7 dicembre 2025 – L’Oceano Meridionale, che da decenni assorbe gran parte del calore globale, potrebbe restituirlo tutto in una sola ondata, lunga circa cento anni. A dirlo è un nuovo studio uscito da poco sulla rivista “Nature Climate Change”, una ricerca che apre nuovi dubbi sugli equilibri del clima futuro.

Oceano Meridionale: il “grande assorbitore” di calore

Gli autori – tra cui Jean-Baptiste Sallée dell’Institut Pierre-Simon Laplace di Parigi – hanno messo insieme dati satellitari, modelli climatici e campionamenti diretti dal 1990 al 2024. Il quadro che ne esce è questo: l’Oceano Meridionale, che circonda l’Antartide tra Sud America, Africa e Oceania, ha “immagazzinato oltre il 40% del calore in eccesso causato dalle emissioni umane negli ultimi quarant’anni”. Una cifra enorme, spiegano gli esperti, che finora ha rallentato la corsa delle temperature globali.

“La sua capacità di trattenere il calore ha funzionato come una sorta di cuscinetto per il sistema climatico terrestre”, racconta Sallée in un’intervista a Le Monde. Ma qui sta la novità: lo stesso oceano potrebbe passare, nel giro di poche generazioni, da “scudo” a “fonte di calore”, restituendo all’atmosfera quello che ha tenuto per decenni.

Un’ondata lunga un secolo: cosa cambia per il clima

Secondo la ricerca, fenomeni come l’aumento dei venti occidentali e le modifiche nella salinità potrebbero stravolgere le correnti profonde dell’Oceano Meridionale. Così il calore accumulato nelle profondità risalirebbe in superficie e poi finirebbe nell’atmosfera. Un processo che i climatologi avvertono non sarà rapido ma si svilupperà con una “ondata termica” lunga circa un secolo.

Questa dinamica rischia di lasciare un segno evidente sulle temperature medie globali, sulle calotte polari e sulla frequenza degli eventi estremi. Per Camilla Florio, oceanografa del CNR sentita da alanews.it, “il pericolo è un effetto domino: più calore nell’aria significa più scioglimento dei ghiacci, innalzamento del livello del mare e cambiamenti nei modelli delle piogge”. Se i dati venissero confermati, sarebbe un altro colpo alla già difficile battaglia per la neutralità carbonica.

Quanto siamo vicini al rischio?

Gli scienziati non indicano una data precisa per l’inizio di questo rilascio termico. “È una possibilità concreta nei prossimi decenni”, chiarisce Sallée, “ma tutto dipende da vari fattori: dalle emissioni future alle oscillazioni naturali tra oceano e atmosfera”. Il rapporto IPCC 2023 segnala l’Oceano Meridionale come una delle zone più vulnerabili ai cambiamenti termici globali.

Dalla base argentina di Ushuaia, gli ultimi cinque anni hanno registrato un aumento anomalo della temperatura superficiale dell’acqua (+0,4°C). Un dato parziale – ammettono dal Servicio Meteorológico Nacional – ma comunque importante rispetto alla media storica.

Il dibattito tra gli esperti

Lo studio ha acceso discussioni nella comunità scientifica. Alcuni climatologi chiedono prudenza: “I modelli sono sempre più precisi, ma restare certi sulla tempistica resta complicato”, spiega Elena Cappa, docente di oceanografia all’Università di Trieste. Nessuno però mette in dubbio la necessità di seguire con attenzione quello che accade nelle aree antartiche. Solo così – aggiunge Cappa – “potremo individuare i primi segnali di questo possibile cambiamento”.

Il prossimo decennio sarà decisivo: nuove spedizioni con droni sottomarini e boe automatiche stanno partendo da Hobart e Punta Arenas proprio in queste settimane. L’obiettivo è mappare meglio le acque profonde dell’Oceano Meridionale e monitorare eventuali anomalie.

Le conseguenze e cosa si può fare

Se questa ondata di calore dovesse materializzarsi anche solo in parte, i suoi effetti si sentirebbero ovunque nel mondo. Il rischio più grande riguarda l’accelerazione del riscaldamento globale: secondo gli autori dello studio, la liberazione del calore accumulato potrebbe far salire le temperature mondiali oltre i limiti stabiliti dagli accordi di Parigi.

Nel frattempo, le grandi potenze continuano a discutere su emissioni e strategie di adattamento. Ma cresce la consapevolezza internazionale: senza tagliare subito le emissioni di gas serra, nessun angolo della Terra potrà stare davvero al sicuro.

Il destino dell’Oceano Meridionale, con le sue acque gelide e misteriose, resta appeso alle scelte dell’uomo. Le prossime settimane potrebbero portare nuovi dati decisivi: solo allora capiremo se questa minaccia resterà solo sui modelli o diventerà una realtà concreta del nostro futuro climatico.

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