Il Gilt 2035 può offrire rendimenti interessanti rispetto ai BTP italiani, ma nasconde insidie che l’investitore deve conoscere prima di agire.
Negli ultimi due anni, lo scenario dei titoli di Stato è cambiato profondamente. Il BTP decennale, che nell’ottobre 2023sfiorava il 5%, oggi si è assestato su un rendimento del 3,53%. L’inflazione in discesa e la fine della stagione dei tassi alti hanno modificato le opportunità per chi cerca di proteggere il capitale e guadagnare interessi in modo sicuro. Eppure, fuori dal MEF, esistono ancora obbligazioni sovrane che offrono rendimenti interessanti. Una di queste è emessa dal Regno Unito e ha una scadenza inferiore ai 10 anni.
Il Gilt britannico che rende il 4,7% lordo annuo
Stiamo parlando dell’obbligazione con codice GB00BMGR2916, emessa il 9 settembre 2020 e in scadenza il 31 luglio 2035. Si tratta di un Gilt, cioè un titolo di Stato britannico, con una cedola nominale dello 0,625% annuo, pagata in due tranche semestrali. A prima vista, potrebbe sembrare poco appetibile rispetto a un BTP. Ma il suo prezzo attuale di mercato, attorno a 68,4 sterline, fa salire il rendimento effettivo lordo ben oltre il 4%, fino a toccare il 4,7%.
Il titolo è negoziabile anche sul MOT di Borsa Italiana, ma qui i volumi sono bassi e lo spread tra domanda e offerta è spesso ampio. Questo comporta un rischio di liquidità, ovvero la possibilità che sia difficile acquistare o vendere il bond senza penalizzazioni. Il flottante è ampio (34,8 miliardi di sterline), ma le contrattazioni effettive risultano ridotte.

A parità di scadenza, un confronto diretto col BTP può essere illuminante. Il titolo italiano emesso ad agosto 2020, con ISIN IT0005499080 e scadenza nel 2030, offre una cedola dell’1,65%. Ancora più recente, il BTP del 28 agosto 2025con ISIN IT0005648149, paga una cedola del 3,60%. In entrambi i casi, il rendimento effettivo resta sotto al 4%, mentre il Gilt britannico – complice la quotazione sotto la parità – raggiunge appunto il 4,7% lordo.
A rendere interessante il titolo inglese è anche il rating: AA secondo le principali agenzie internazionali, con outlook stabile nonostante le recenti tensioni sui conti pubblici del Regno Unito. Il debito britannico, infatti, è in crescita, ma ancora lontano dai livelli di allarme che riguardano altri Paesi occidentali.
Le incognite che un investitore deve valutare
Nonostante il rendimento interessante, l’obbligazione presenta diversi rischi da considerare. Il primo, e più rilevante, è quello di cambio. Il Gilt è denominato in sterline, per cui il ritorno reale per un investitore italiano dipenderà fortemente dall’andamento dell’EUR/GBP nel tempo. Oggi il cambio viaggia attorno a 0,8679, ma negli ultimi mesi ha toccato un minimo di 0,8240 e un massimo di 0,8766.
Secondo le previsioni aggiornate al 2025, l’euro è atteso in leggero rialzo fino ad aprile 2026 (picco a 0,921), per poi oscillare verso il basso fino a giugno 2028 (minimo previsto a 0,843). Tuttavia, la volatilità del cross rende impossibile stimare con certezza il ritorno netto finale.
Altri rischi da valutare: la duration modificata è pari a 9,1, quindi il titolo è molto sensibile ai movimenti dei tassi d’interesse. Se i tassi dovessero risalire – ad esempio in caso di nuova inflazione o stretta monetaria della BoE – il prezzo potrebbe scendere ulteriormente. Infine, la cedola bassa (solo lo 0,625%) non aiuta a proteggersi dall’inflazione corrente.
Opportunità o trappola?
Chi decide di acquistare questo titolo lo fa puntando su un graduale recupero di prezzo e su un apprezzamento della sterlina rispetto all’euro. In questo caso, l’obbligazione britannica potrebbe battere il BTP italiano e offrire un ritorno sopra la media per i titoli a medio-lungo termine. Ma se le condizioni valutarie o macroeconomiche dovessero cambiare in modo sfavorevole, il rischio è quello di ottenere un rendimento inferiore al previsto o addirittura negativo.
È un’opportunità sofisticata, adatta a investitori con una certa propensione al rischio e capaci di monitorare attivamente i mercati. Di certo, l’offerta di titoli sovrani esteri in euro – specie con rating elevato – è oggi limitata. Guardare fuori dai confini del BTP può essere una mossa sensata, ma solo se accompagnata da una strategia consapevole.