Patron di Solana denuncia il congelamento dei fondi in 16 blockchain: una situazione inaccettabile

Patron di Solana denuncia il congelamento dei fondi in 16 blockchain: una situazione inaccettabile

Patron di Solana denuncia il congelamento dei fondi in 16 blockchain: una situazione inaccettabile

Cristina Manetti

15 Novembre 2025

Roma, 15 novembre 2025 – Il dibattito sulla decentralizzazione delle blockchain è esploso ieri, dopo la pubblicazione di un report firmato Bybit. Il documento ha rivelato che almeno 16 chain hanno il potere di congelare fondi e bloccare trasferimenti a loro discrezione. Un fatto che ha subito acceso le discussioni all’interno della comunità crypto internazionale. Tra i più ascoltati, spicca il commento di Anatoly Yakovenko, fondatore di Solana, che su X (ex Twitter) ha bollato questa pratica come “un precedente orribile e inutile”.

Bybit svela il “freeze”: cosa succede davvero

Nel report di Bybit si legge che diverse blockchain – Solana esclusa – hanno introdotto meccanismi che permettono a un ristretto gruppo di operatori di congelare i fondi degli utenti. La funzione, almeno in teoria, serve a proteggere dagli attacchi hacker o da errori imprevisti. Ma la possibilità di intervenire dopo che la transazione è partita mette in dubbio la vera neutralità e autonomia di queste reti.

Yakovenko ha commentato così: “È un precedente orribile e inutile. Come si fa a bloccare un hack quando i fondi degli attaccanti volano in millisecondi tra mercati e bridge diversi? Nei network veloci, non c’è modo di calcolare in tempo reale chi e cosa bloccare”. Parole che mettono in discussione l’efficacia stessa di questi strumenti.

Decentralizzazione in bilico

La questione non è solo tecnica. Al centro c’è il cuore pulsante delle criptovalute: la decentralizzazione, spesso sbandierata come il loro punto di forza. E invece, lasciare che pochi possano bloccare asset a loro piacimento somiglia troppo ai sistemi bancari tradizionali. “Se un hack blocca i fondi in qualche wallet, si può sempre fare un hard fork, come accadde con la DAO, senza dare a nessuno l’autorità di congelare nulla”, ha aggiunto Yakovenko. “Mi sembra più un espediente per la sicurezza che un reale strumento contro gli attacchi”.

In pratica, il rischio è creare solo una falsa sensazione di sicurezza. Senza risolvere davvero il problema degli attacchi informatici e, soprattutto, senza garantire quella trasparenza e autonomia che dovrebbero distinguere le blockchain dai sistemi centralizzati.

Bancario vs blockchain: il confronto che fa riflettere

Nel mondo delle banche, la reversibilità delle transazioni è una cosa normale. Si correggono errori o frodi anche dopo giorni, grazie a procedure interne che ogni giorno gestiscono migliaia di rettifiche. Nelle blockchain, invece, il tempo è segnato dai blocchi: una volta che la transazione è confermata, tornare indietro è quasi impossibile. L’unico caso eccezionale è stato quello della DAO su Ethereum, risolto con un hard fork per recuperare i fondi rubati.

Alcuni token – come le stablecoin o gli asset tokenizzati – consentono però di congelare fondi senza cambiare la blockchain. Un sistema pensato soprattutto per gli operatori istituzionali, che chiedono garanzie simili a quelle del mondo finanziario tradizionale. Ma questa pratica solleva dubbi sul vero spirito delle blockchain che la adottano.

Fiducia a rischio: quanto è davvero decentralizzata una chain?

La domanda che resta, dopo il report Bybit e le parole di Yakovenko, è semplice: quanto si può fidare di una blockchain che può essere fermata da pochi? Se un gruppo ristretto ha il potere di bloccare tutto, la linea che separa una chain da un database centralizzato diventa pericolosamente sottile.

La discussione non si fermerà qui, perché riguarda il futuro delle criptovalute e la loro capacità di offrire alternative serie ai sistemi tradizionali. Per ora, la comunità è spaccata tra chi vede nel freeze una necessità pratica e chi teme una deriva verso la centralizzazione.

In attesa di nuovi chiarimenti ufficiali – e forse di qualche risposta concreta da parte delle chain coinvolte – resta aperto un dilemma fondamentale: sicurezza o decentralizzazione? Una scelta che potrebbe decidere il destino stesso dell’ecosistema blockchain.

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