Organi umani coltivati in animali: la rivoluzione scientifica tra USA, trapianti da suini e sfide etiche

Salvatore Broggi

13 Dicembre 2025

New York, 13 dicembre 2025 – Negli Stati Uniti, un gruppo di ricercatori porta avanti da mesi un progetto al confine tra scienza e etica: la coltivazione di organi umani in animali geneticamente modificati, soprattutto suini, per cercare di risolvere la cronica mancanza di organi per i trapianti. L’iniziativa, che coinvolge centri accademici di New York, Boston e California, ha acceso un acceso dibattito tra scienziati, medici, bioeticisti e associazioni animaliste.

Organi umani da suini: la nuova frontiera della ricerca

Al Massachusetts General Hospital di Boston, il dottor James Wilkins, esperto di chirurgia dei trapianti, ha presentato i risultati più recenti durante un convegno martedì scorso. “In laboratorio siamo già riusciti a far crescere reni umani funzionanti dentro suini modificati geneticamente”, ha raccontato Wilkins. Il metodo consiste nell’inserire cellule staminali umane nell’embrione dell’animale per ottenere un organo compatibile dal punto di vista immunitario.

La scelta dei suini non è casuale: il loro metabolismo e la dimensione degli organi sono simili a quelli umani. Negli ultimi dodici mesi si contano almeno tre esperimenti, tra cui uno a San Francisco che avrebbe portato a un successo parziale nel trapianto di cuore da suino a essere umano. La Stanford University non ha confermato ufficialmente, ma fonti interne riferite dalla rivista Nature parlano di “progressi incoraggianti”.

Speranze cliniche e casi pilota

Il bisogno è concreto: secondo la United Network for Organ Sharing, ogni giorno negli Stati Uniti almeno 17 persone muoiono in lista d’attesa per un organo. “Questo progetto potrebbe rivoluzionare il mondo dei trapianti”, spiega la dottoressa Sophia Ramirez, nefrologa a New York. A settembre scorso è stato eseguito il primo caso pilota: un uomo di 54 anni con insufficienza renale ha ricevuto un rene cresciuto in un suino. L’operazione si è svolta al Mount Sinai Hospital sotto stretta sorveglianza della FDA. “Non possiamo parlare ancora di successo totale”, ammette Ramirez, “ma i primi segnali sono promettenti”.

Restano però problemi tecnici da risolvere: la compatibilità immunitaria e il rischio che virus tipici degli animali possano trasmettersi all’uomo sono ostacoli reali. Gli scienziati stanno cercando di “ripulire” geneticamente i suini eliminando sequenze virali dal loro DNA grazie alle tecniche CRISPR.

Il dibattito etico divide opinione pubblica e specialisti

L’entusiasmo scientifico cozza con dubbi profondi. Nei giorni scorsi, a Yale durante una tavola rotonda, la filosofa bioetica Carol Greene ha sollevato domande sulla “dignità della vita animale” e sui rischi legati alla creazione di “esseri ibridi”. L’associazione PETA ha organizzato una manifestazione davanti alla Columbia University con striscioni che recitavano: “Gli animali non sono fabbriche”. Le immagini hanno fatto il giro delle televisioni locali.

C’è chi parla anche del rischio della cosiddetta “slippery slope”: temono cioè che la manipolazione genetica possa sfuggire al controllo e finire usata per scopi più discutibili. Dall’altro lato, le associazioni dei pazienti sottolineano come l’alternativa sia una lunga lista di persone che muoiono aspettando un organo.

Norme e controlli ancora in via di definizione

Dal punto di vista delle regole siamo ancora in alto mare. La FDA segue da vicino tutti gli studi sui trapianti da animali a uomo, ma non c’è una legge federale precisa sull’ingegneria degli organi ibridi. Qualcuno Stato – come la California – spinge per regole più rigide; altri – come il Texas – vogliono meno vincoli per accelerare le sperimentazioni.

Gary Lin, presidente dell’American Society of Transplant Surgeons, ha detto pochi giorni fa che “servono regole chiare e trasparenti prima di mettere questa tecnologia nelle mani della gente”. Nel frattempo cresce l’attenzione del pubblico: ieri sera una troupe della NBC ha seguito in diretta le proteste degli animalisti davanti alla sede FDA di Silver Spring, nel Maryland.

Verso una nuova era della medicina?

La domanda resta aperta. Gli organi coltivati in animali potrebbero davvero cambiare le carte in tavola nella cura delle insufficienze d’organo. Ma tra speranze concrete e timori etici, sembra solo l’inizio di un percorso lungo e complicato. Nei prossimi mesi capiremo se questa strada offrirà finalmente una soluzione ai tanti pazienti in attesa o se i dubbi sollevati finiranno per rallentare tutto.

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