OpenAI lancia l’allarme: carenza di potenza di calcolo minaccia il futuro dell’IA nel 2025

Salvatore Broggi

19 Dicembre 2025

San Francisco, 19 dicembre 2025 – OpenAI chiude il 2025 con un bilancio sincero sulle sue criticità operative. Nel corso di un incontro con la stampa ieri nel quartier generale californiano, la società guidata da Sam Altman ha messo sul tavolo, senza giri di parole, le difficoltà causate dalla mancanza di potenza di calcolo e dal crescente peso degli investimenti nei data center. Protagonista della corsa globale all’intelligenza artificiale, l’azienda ha spiegato che la domanda mondiale è schizzata oltre le previsioni, creando nuove sfide tecniche e finanziarie.

Carenza di potenza di calcolo: il nodo da risolvere

“La richiesta di servizi AI sta crescendo più velocemente della nostra capacità di calcolo”, ha ammesso Brad Lightcap, Chief Operating Officer, con un sorriso un po’ tirato. OpenAI, oggi dietro piattaforme come ChatGPT e DALL·E, è uno dei maggiori consumatori al mondo di GPU e infrastrutture cloud. Eppure, nonostante gli accordi chiave (primo fra tutti quello con Microsoft), la disponibilità reale di chip all’avanguardia resta un collo di bottiglia. Più utenti usano servizi basati su modelli generativi, più si sente la carenza di potenza computazionale.

Fonti interne raccontano scene quotidiane in cui i tecnici lavorano “al limite”, con turni extra per i team IT e nuove strategie per tirare fuori il massimo dalle risorse disponibili. Il risultato? “Tempi d’attesa più lunghi per alcuni clienti e una riorganizzazione delle priorità su certi servizi”, ha confessato un ingegnere che ha chiesto l’anonimato. In pratica, la crescita dei modelli linguistici mette a dura prova le infrastrutture mondiali e rende urgente capire come bilanciare meglio domanda e risorse.

Data center: gli investimenti sotto pressione

Le difficoltà non finiscono qui. “Mettere in piedi nuovi data center oggi richiede capitali e competenze che pochi possono permettersi”, ha spiegato Altman davanti ad analisti e giornalisti. Nell’ultimo anno OpenAI ha speso oltre 1,2 miliardi di dollari per costruire o aggiornare centri dati in Nord America, Europa e Asia. Ma non basta.

Il motivo è semplice: ogni nuova generazione di modelli AI consuma più energia, produce più calore e chiede sistemi di raffreddamento sempre più sofisticati. “Stiamo puntando molto sull’efficienza energetica”, hanno detto i tecnici dell’azienda. Tuttavia, tra bollette alle stelle e difficoltà a reperire materiali – soprattutto semiconduttori avanzati – la corsa appare in salita costante.

Secondo stime del Dipartimento dell’Energia Usa, solo nel 2025 l’industria AI avrebbe aumentato del 30% la domanda globale di energia legata ai data center. Un dato che spiega perché molti operatori sono costretti a pianificare espansioni quasi “al buio”, senza certezze sugli approvvigionamenti.

Effetti sulla crescita e scenari futuri

“Vogliamo allargare l’accesso all’intelligenza artificiale in modo sicuro ed etico, ma servono investimenti continui”, ha chiarito Altman durante il Q&A finale. OpenAI – come altri big del settore – deve ora destreggiarsi tra innovazione da spingere a tutta velocità e il rischio di incappare in problemi tecnici o finanziari.

Negli ultimi giorni sono circolate voci su nuove partnership industriali (si parla anche del coinvolgimento diretto dei colossi energetici), ma da San Francisco nessun commento ufficiale arriva. Gli sviluppatori raccontano invece di progetti in cantiere per “mini data center” più piccoli e decentralizzati, pensati proprio per alleggerire la pressione sulle strutture esistenti.

L’incertezza resta palpabile. Alcuni utenti hanno segnalato rallentamenti nell’accesso ai servizi AI nelle ore di punta in Europa e Nord America. La società assicura però che “ogni sforzo è rivolto a una crescita sostenibile”.

Un mercato in continua evoluzione

Il 2025 si chiude mentre l’intero settore dell’intelligenza artificiale attraversa una fase cruciale. I dati IDC mostrano che il mercato mondiale dell’AI supererà quest’anno i 500 miliardi di dollari. Un traguardo importante ma non senza rischi: la concentrazione delle risorse nelle mani di pochi e le difficoltà nel garantire un accesso equo restano temi caldi tra gli esperti.

OpenAI – tra pionieri e successi clamorosi – si trova ora davanti a una sfida enorme: dimostrare che si può crescere senza mettere a rischio stabilità e trasparenza. Nel frattempo tutti guardano alle mosse dei prossimi mesi: qui ogni scelta conta davvero, anche se significa qualche frazione di secondo in più nella vita digitale quotidiana di milioni di persone.

Change privacy settings
×