Open Fiber espande la fibra ottica: 56 nuovi comuni con FTTH e FWA, copertura totale slitta al 2026

Salvatore Broggi

13 Dicembre 2025

Roma, 13 dicembre 2025 – Open Fiber ha annunciato ieri un nuovo allargamento della rete in fibra ottica FTTH e FWA, che nelle prossime settimane toccherà 56 nuovi comuni sparsi per tutta Italia. L’obiettivo resta quello del Piano Italia a 1 Giga, ma i tempi si allungano: la copertura completa, che doveva arrivare entro fine 2025, è stata spostata al 2026. La notizia arriva dopo mesi di trattative con enti locali e diversi incontri tecnici a Roma.

Nuove zone coperte, ma i tempi si allungano

L’azienda guidata da Giovanni Ferigo punta a collegare entro il prossimo anno 20 milioni di unità immobiliari, ma la promessa del Ministero delle Imprese e del Made in Italy di una copertura diffusa su tutto il territorio richiederà ancora qualche mese. L’espansione interesserà realtà come San Cesareo nel Lazio, Cordenons in Friuli, oltre a piccoli centri nelle zone interne di Abruzzo e Calabria. I nuovi cantieri dovrebbero partire tra gennaio e marzo 2026.

A spiegare il ritardo è stato lo stesso Ferigo, durante una conferenza a Milano: “Abbiamo incontrato diverse difficoltà logistiche, tra autorizzazioni comunali bloccate e mancanza di personale specializzato. Stiamo lavorando per superare questi problemi”. Solo alla fine dell’estate si era saputo che alcune gare per la posa dei cavi nelle cosiddette “aree bianche” erano andate deserte o erano state impugnate.

Chi paga il prezzo del ritardo

Il rallentamento coinvolge da vicino oltre un milione di famiglie e migliaia di piccole e medie imprese ancora senza accesso alle connessioni ultra-veloci. Secondo gli ultimi dati Agcom, nelle zone rurali italiane solo il 39% delle case è raggiunto dalla fibra FTTH, mentre la media europea sfiora il 65%. “In certi posti della Basilicata o delle Marche – racconta Maurizio Valente, artigiano a Tolentino – si deve ancora fare affidamento al 4G, che spesso è instabile”.

Il Piano Italia a 1 Giga, sostenuto anche con fondi PNRR, aveva fissato al 2025 la scadenza per portare almeno un gigabit al secondo in ogni angolo del Paese. Ora quel traguardo si allontana. Open Fiber assicura però che tutte le regioni interessate riceveranno aggiornamenti mensili sull’andamento dei lavori, con una task force dedicata che tiene sotto controllo la situazione.

Le reazioni delle istituzioni e degli operatori

Da Palazzo Chigi, il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti ha ammesso la complessità della questione: “Abbiamo chiesto alle aziende più chiarezza sugli step da seguire. Il digitale resta una priorità nazionale”. Nel frattempo tra gli operatori concorrenti cresce l’attesa: Tim e Iliad continuano a investire nelle proprie infrastrutture, ma guardano con attenzione alle nuove aree raggiunte da Open Fiber. Per Dino Bortolotto, presidente di Assoprovider, “la partita della banda ultralarga non è solo tecnica ma anche sociale. Riguarda scuole, medici di base, piccoli negozi”.

In Parlamento alcuni deputati hanno già annunciato richieste di audizione per capire meglio le cause dei ritardi e valutare incentivi extra per accelerare i lavori soprattutto nel Mezzogiorno.

Prossimi passi: la nuova tabella di marcia

La nuova tabella prevede che entro l’estate 2026 saranno raggiunti altri 2 milioni di edifici con la tecnologia FTTH, mentre le soluzioni FWA (Fixed Wireless Access) serviranno soprattutto le zone montane o isolate dove stendere i cavi è troppo costoso. “Non tutte le comunità avranno la fibra fisica”, ha chiarito Ferigo. “In alcune aree remote si useranno ponti radio o microcelle per garantire comunque almeno un gigabit”.

Nel frattempo continuano le campagne informative rivolte a cittadini e imprese. Open Fiber invita a controllare regolarmente il sito web per seguire lo stato dei lavori nella propria zona e segnalare eventuali problemi tramite i canali dedicati. “È importante – sottolinea Ferigo – che gli utenti ci aiutino a individuare eventuali criticità sul territorio”.

Lo stato dell’Italia nel confronto europeo

L’Italia resta ancora indietro rispetto ai principali Paesi europei sulla diffusione della banda ultra-larga, nonostante i passi avanti degli ultimi anni. Secondo il rapporto FTTH Council Europe pubblicato lo scorso ottobre, siamo quattordicesimi nell’Unione per percentuale di case raggiunte dalla fibra ottica. Francia e Spagna superano già l’80%, mentre Germania e Polonia vedono risultati più rapidi grazie ai piani pubblico-privati.

Sul piano nazionale il prossimo nodo da sciogliere sarà evitare che questo slittamento pesi sui fondi PNRR legati alla digitalizzazione. Proprio su questo punto il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha chiesto chiarimenti ufficiali alla società guidata da Ferigo. La partita resta aperta: senza una rete capillare ad alta velocità, il divario digitale nel nostro Paese rischia solo di crescere ancora di più.

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