Oggi il Senato USA ascolta le accuse su Meta e i rischi VR per adolescenti

Realtà virtuale

Ancora problemi per Meta. Pesanti accuse ma Meta risponde-cryptohack.it

Franco Vallesi

12 Settembre 2025

Nuove testimonianze anonime accusano Meta di insabbiare studi sui danni dei visori VR per i giovani. La Commissione Giustizia ascolta oggi le prove.

Dipendenti ed ex dipendenti di Meta denunciano ostacoli alla ricerca interna sulla sicurezza dei minori nelle piattaforme VR. Meta nega tutto.

Una nuova bufera si abbatte su Meta, a poche ore da un’importante audizione pubblica del Senato degli Stati Uniti. Quattro informatori anonimi, tra dipendenti attuali ed ex, hanno denunciato pratiche interne che avrebbero limitato o bloccato la ricerca sui potenziali danni della realtà virtuale per bambini e adolescenti. La segnalazione, riportata in esclusiva dal Washington Post, è stata inoltrata alla Commissione Giustizia, che oggi, 11 settembre 2025, discuterà il caso in un’audizione ufficiale.

Le accuse aprono un nuovo fronte nella crescente tensione tra Big Tech e istituzioni statunitensi, soprattutto per quanto riguarda la tutela degli utenti minorenni.

Whistleblower contro Meta: “Ostacolata la ricerca per proteggere l’immagine aziendale”

Gli informatori sono assistiti da Whistleblower Aid, la stessa organizzazione no-profit che aveva supportato Frances Haugen, l’ex dipendente di Facebook nota per aver divulgato documenti interni sull’impatto negativo dei social sui giovani. Secondo i nuovi whistleblower, Meta avrebbe bloccato internamente alcuni studi che indagavano sugli effetti dell’uso dei dispositivi VR, in particolare il visore associato alla piattaforma Horizon Worlds, su ragazzi sotto i 18 anni.

Possibili pericoli
Sotto accusa Meta riguardo l’uso della VR-cryptohack.it

A partire dal 2023, il team legale di Meta avrebbe assunto un ruolo sempre più invasivo nella supervisione delle ricerche interne. In alcuni casi, i legali avrebbero impedito la pubblicazione dei risultati o avrebbero chiesto modifiche sostanziali prima dell’approvazione. Il timore, secondo le fonti, è che l’azienda voglia evitare la diffusione di risultati scomodi che potrebbero danneggiare l’immagine pubblica e rallentare l’adozione delle tecnologie immersive, considerate centrali nel progetto di sviluppo del metaverso.

La situazione avrebbe portato, sempre secondo le testimonianze, a un clima di autocensura tra i ricercatori interni, scoraggiati dal portare avanti indagini su temi come la dipendenza da VR, l’esposizione a contenuti inappropriati, la solitudine digitale e l’impatto neurologico sulle fasce più giovani della popolazione.

La risposta di Meta: “Narrazione falsa e pretestuosa”

Meta ha reagito con fermezza. In un comunicato ufficiale, un portavoce ha definito le accuse “una narrazione falsa e predeterminata”, basata su “una selezione parziale di episodi isolati”. L’azienda ha dichiarato che, dal 2022 a oggi, ha approvato oltre 180 studi condotti dai Reality Labs, molti dei quali focalizzati proprio su temi sociali e sulla sicurezza degli utenti giovani.

Tra i risultati concreti di questa attività di ricerca, Meta cita il rilascio di strumenti di supervisione parentale, la definizione di limiti d’età (i dispositivi VR sarebbero destinati solo a utenti sopra i 13 anni) e lo sviluppo di funzioni di sicurezza attiva all’interno della piattaforma Horizon Worlds.

Nonostante queste misure, l’accusa degli informatori rimette al centro una questione etica cruciale: l’eventuale volontà dell’azienda di controllare la narrativa scientifica interna per proteggere interessi economici, evitando l’apertura di scenari critici che potrebbero rallentare lo sviluppo del metaverso.

Un’azienda sotto pressione: privacy, minori e nuovi contenziosi legali

Il nuovo caso esplode in un momento già delicato per Meta. Solo due giorni fa, l’ex responsabile della sicurezza di WhatsApp ha intentato una causa federale, sostenendo che l’azienda avrebbe ignorato evidenti problemi di privacy, mettendo a rischio milioni di dati personali. Un’accusa che potrebbe alimentare ulteriori azioni legali e richieste di regolamentazione.

L’audizione odierna al Senato, dal titolo “Danni nascosti: esaminare le accuse dei whistleblower secondo cui Meta ha insabbiato la ricerca sulla sicurezza dei bambini”, promette di accendere i riflettori sul ruolo delle piattaforme digitali nella protezione degli utenti minorenni.

La commissione ascolterà, tra gli altri, esperti di neuroscienze digitali, accademici, rappresentanti di Meta e attivistiper la tutela dei minori. Sul tavolo non ci sono solo accuse, ma anche richieste di nuovi obblighi normativi: maggiore trasparenza sulla ricerca interna, limiti più severi all’accesso per i minori, sistemi di controllo indipendenti e responsabilità legale in caso di danni psicologici documentati.

Il 2025 segna un punto di svolta: con milioni di visori venduti solo negli ultimi 12 mesi e un’adozione crescente della realtà virtuale nelle scuole, nei videogiochi e nel lavoro, la domanda di garanzie etiche e scientifiche è diventata urgente. La questione non è più se la VR sia pericolosa o meno, ma quanto e per chi. E soprattutto: chi controlla la ricerca?

Le prossime settimane saranno decisive per capire se la politica americana sarà in grado di rispondere in modo concreto o se, ancora una volta, le grandi piattaforme riusciranno a mantenere il controllo sulla narrazione.

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