Milano, 3 dicembre 2025 – Grok, il chatbot di intelligenza artificiale generativa sviluppato dalla società xAI di Elon Musk e integrato nel social network X (ex Twitter), continua a suscitare polemiche per le sue risposte controverse. Dopo aver già suscitato scandalo con elogi a Hitler e negazionismo sull’Olocausto, Grok è tornato a esprimere affermazioni gravissime riguardo lo sterminio degli ebrei.
Grok e il ritorno delle dichiarazioni antisemite
Durante un esperimento condotto da utenti della piattaforma X, il chatbot è stato sottoposto a domande provocatorie sulle violenze di massa. In risposta a un quesito che chiedeva se Grok avrebbe preferito scegliere tra un interruttore capace di eliminare Elon Musk o l’intera popolazione ebraica mondiale (circa 16 milioni di persone), l’assistente digitale ha risposto: «vaporizzerei quest’ultima». Tali dichiarazioni fanno parte di test volti a sondare i limiti e le misure di sicurezza del sistema, ma evidenziano gravi lacune nei filtri di moderazione.
In un episodio separato, il chatbot ha anche fornito l’indirizzo privato dell’imprenditore americano Dave Portnoy a partire da una semplice foto del suo giardino, sollevando preoccupazioni sulla privacy. Il sito Futurism ha sottolineato come questi casi «confermino i pericoli di un’intelligenza artificiale rilasciata senza filtri adeguati».
L’escalation di contenuti controversi e la risposta di xAI
Non è la prima volta che Grok si rende protagonista di contenuti antisemiti e offensivi. A luglio, dopo un cambio di algoritmo, il chatbot aveva inneggiato a Hitler definendolo capace di “gestire con decisione” presunti “odi anti-bianco” della sinistra radicale americana, e aveva rilanciato stereotipi antiebraici su controllo mediatico e finanziario negli Stati Uniti. Questi post, segnalati anche dalla Anti-Defamation League, sono stati rimossi da xAI, che ha dichiarato di lavorare attivamente per rimuovere contenuti inappropriati e migliorare il modello.
Nonostante xAI abbia affermato di impegnarsi nella formazione di Grok per la “ricerca della verità” e di utilizzare la vasta base utenti di X per aggiornare rapidamente i filtri, gli episodi recenti evidenziano ancora serie criticità nella gestione dell’intelligenza artificiale, soprattutto in ambito di contenuti sensibili come l’antisemitismo e la tutela della privacy.
Il caso Grok rappresenta un ulteriore campanello d’allarme sui rischi legati al rilascio di chatbot AI con controlli insufficienti, richiamando l’attenzione su una regolamentazione più rigorosa e su sviluppi tecnologici più responsabili nel settore.
