Norvegia: Nessuna Urgenza per una CBDC, Ma Pronta al Lancio se Necessario

Corrado Pedemonti

25 Dicembre 2025

Roma, 25 dicembre 2025 – Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha ribadito oggi che, per ora, l’Italia non intende adottare una CBDC (Central Bank Digital Currency), quella che viene chiamata “moneta digitale di banca centrale”. La conferma è arrivata questa mattina a Via XX Settembre, durante una conferenza stampa del direttore generale del Tesoro, Maria Rosaria Russo. Lei ha sottolineato la prudenza che il governo ha mantenuto nelle ultime settimane.

Italia ferma sulla CBDC, ma resta all’erta

“Per adesso non vediamo la necessità di una CBDC,” ha detto Russo ai giornalisti. “Detto questo, siamo pronti a rivedere la posizione se cambiano le condizioni.” Un messaggio chiaro nel pieno del dibattito internazionale sul futuro della moneta digitale nazionale. Il MEF tiene d’occhio l’evoluzione dei pagamenti digitali in Italia, senza però avvertire segnali urgenti o pressioni dal mercato.

Anche la Banca d’Italia conferma la collaborazione con la Banca Centrale Europea sul progetto dell’euro digitale, ma tiene a precisare che ogni decisione sarà presa “in base alle reali esigenze dell’economia e della finanza italiana.” Lo stesso governatore Fabio Panetta, intervenuto in ottobre davanti a una commissione parlamentare, aveva detto: “Il sistema dei pagamenti italiano funziona bene. Non ci sono spinte interne che spingano a correre verso la moneta digitale.”

Prudenza e attenzione tra stabilità e innovazione

Le valute digitali di banca centrale sono oggi al centro di discussioni in tutto il mondo. Alcuni Paesi hanno già avviato esperimenti o consultazioni – come la Cina con lo yuan digitale in alcune aree, o gli Stati Uniti dove la Fed sta valutando pro e contro del dollaro digitale. L’Italia invece mantiene un approccio cauto. La parola d’ordine del Ministero è “stabilità finanziaria” e tutela dei consumatori.

Secondo fonti della Banca d’Italia, introdurre una CBDC significherebbe aggiornare infrastrutture tecnologiche complesse e definire regole chiare. “Non è roba da prendere alla leggera – spiegano all’interno degli uffici –. Serve tempo per capire bene impatti e rischi.” La stessa linea arriva dall’ABI (Associazione Bancaria Italiana), che oggi ha ricordato come “la transizione a una moneta digitale deve passare attraverso un dialogo costante tra autorità, imprese e cittadini.”

Pagamenti digitali già diffusi: pochi spingono per la CBDC

Nel frattempo, secondo il report di novembre 2025 della società KPMG, oltre il 70% degli italiani usa regolarmente metodi di pagamento digitale, come carte contactless o wallet elettronici. Questo ha un po’ stemperato l’urgenza di introdurre una nuova moneta pubblica digitale. “Gli strumenti attuali funzionano bene,” osserva Lorenzo Neri, esperto di fintech. “Una CBDC avrebbe senso solo se i circuiti privati cominciassero a mostrare problemi o per motivi strategici legati alla sovranità monetaria.”

Non mancano però i dubbi sul futuro: sicurezza informatica, tutela della privacy e il rischio di lasciare fuori alcune fasce della popolazione sono questioni aperte. Su questi temi il governo promette “ampia consultazione pubblica” prima di qualsiasi passo avanti. Per ora quindi niente novità immediate.

Euro digitale: si guarda a Bruxelles senza fretta

A Francoforte prosegue il lavoro sulla possibile introduzione dell’euro digitale. La BCE sta facendo studi approfonditi e consultandosi con governi e banche centrali europee. In Italia si segue da vicino ma senza affrettare i tempi. “Vogliamo valutare con calma costi e benefici per cittadini e imprese,” ribadisce il Ministero.

Una posizione che tranquillizza sia chi lavora nel settore sia i piccoli risparmiatori. Nel pomeriggio Giuseppe Bagnoli, presidente di Confesercenti Nazionale, ha detto ai cronisti davanti alla Camera: “Serve chiarezza e gradualità su questi temi. La fiducia negli strumenti di pagamento è fondamentale.”

Niente corsa: l’Italia resta sul pezzo ma senza fretta

Insomma, il governo continua a seguire con attenzione le mosse internazionali sulle valute digitali, pronto a muoversi solo quando sarà chiaro che i vantaggi superano i rischi per tutto il Paese. Nel frattempo l’Italia osserva, dialoga con gli alleati europei e si prepara – senza forzare i tempi – alle prossime evoluzioni nel campo dei pagamenti elettronici.

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