New York, 22 novembre 2025 – Le società quotate con grandi riserve in criptovalute potrebbero presto trovarsi sotto pressione. Tutto dipende da una possibile mossa di MSCI, il gigante degli indici finanziari, che sta valutando di escluderle dai suoi panieri. La consultazione, iniziata a ottobre e aperta fino al 31 dicembre, riguarda soprattutto le cosiddette Digital Asset Treasury companies (DATs), ovvero quelle aziende che in bilancio hanno più del 50% in asset digitali come il Bitcoin. La decisione finale è attesa per il 15 gennaio 2026 e, se confermata, i cambiamenti partirebbero da febbraio.
MSCI pensa a tagliare fuori le società crypto-heavy
Secondo Charlie Sherry, capo finanziario della piattaforma australiana BTC Markets, la possibilità che MSCI elimini le DATs dagli indici è “abbastanza alta”. “Quando un indice apre una consultazione su un tema così specifico, di solito ha già una posizione chiara”, ha detto Sherry a Cointelegraph. Il nodo della questione è la natura stessa di queste aziende: per molti investitori, le DATs “assomigliano a fondi d’investimento, che oggi non sono considerati negli indici azionari tradizionali”, si legge nella nota ufficiale di MSCI.
Il gruppo sta raccogliendo pareri anche su altri aspetti, come il fatto che un’azienda si definisca DAT o che abbia raccolto capitali principalmente per comprare criptovalute. Almeno 38 società sono nel mirino, tra cui la statunitense MicroStrategy di Michael Saylor, Sharplink Gaming e i miner Riot Platforms e Marathon Digital Holdings.
Pressione sui titoli e rischio di vendite forzate
Se MSCI deciderà di escludere queste società, i fondi che replicano i suoi indici saranno costretti a vendere le azioni delle DATs interessate. “Solo questo provocherebbe una forte pressione sui titoli”, ha sottolineato Sherry. Gli analisti di JPMorgan stimano che MicroStrategy potrebbe perdere fino a 2,8 miliardi di dollari in capitalizzazione. Bloomberg calcola che circa 9 miliardi dei 56 totali siano in mano a fondi passivi legati agli indici.
“Quando il valore di mercato di una società dipende più dagli asset in bilancio che dal suo business reale, MSCI tende a escluderla dagli indici tradizionali”, spiega ancora Sherry. “È una mossa per gestire il rischio e mantenere gli indici basati su fondamentali prevedibili”.
Il clima cambia verso le strategie crypto
Fino a poco tempo fa, puntare forte sulle criptovalute era visto come un’innovazione per i mercati finanziari. Ora, però, i grandi fornitori di indici sembrano voler alzare la guardia. “Il mercato sta uscendo da una fase in cui tutto era accettato e torna a filtri più cauti”, osserva Sherry.
Resta da vedere se altri provider seguiranno MSCI. “Non è detto che si scateni un effetto domino”, dice il manager australiano. “S&P, per esempio, ha già messo regole più strette su MicroStrategy, ma ogni indice ha i suoi criteri e clienti diversi”. Secondo 10X Research, società che analizza i mercati crypto, MicroStrategy ha comunque il 70% di possibilità di entrare nell’indice S&P 500 entro fine anno.
Regole più chiare, ma non senza turbolenze
Per molti addetti ai lavori, avere regole più precise è comunque un passo avanti. “Quando le aziende sanno come saranno trattate le loro scelte sulla tesoreria, si riduce l’incertezza per loro e per gli investitori”, aggiunge Sherry. “Norme chiare rafforzano la fiducia istituzionale sul lungo periodo, anche se nel breve possono creare qualche problema alle società che puntano forte su Bitcoin”.
La consultazione resta aperta fino a fine anno. Solo allora si capirà se le società con grandi riserve in criptovalute dovranno prepararsi a una nuova stagione di turbolenze o se i grandi indici globali sceglieranno una strada più aperta.
