La banca d’affari americana annuncia l’apertura del trading crypto ai clienti privati, sfidando la linea prudente della Consob.
Wall Street si prepara a un nuovo scatto in avanti verso la finanza digitale. Dopo anni di attesa e prudenza istituzionale, Morgan Stanley rompe gli indugi: la banca d’affari americana ha annunciato l’imminente lancio di una piattaforma di trading crypto per i clienti retail, segnando un punto di svolta nel rapporto tra grandi banche e valute digitali.
L’annuncio, riportato da CNBC, conferma che l’infrastruttura è già in fase avanzata e sarà operativa nella prima metà del 2026.
Una rivoluzione che parte da Bitcoin, ma guarda oltre
Il servizio consentirà ai clienti privati di negoziare criptovalute direttamente, senza passare attraverso fondi, ETF o veicoli indiretti. L’iniziativa è guidata da Jed Finn, responsabile del wealth management per la banca americana, che in una nota interna ha definito il progetto come “solo l’inizio di un cambiamento più ampio”.

Alla base dell’iniziativa c’è la tecnologia sviluppata in collaborazione con Zerohash, startup fintech già partecipata da Morgan Stanley, che curerà liquidità, esecuzione degli ordini e custodia degli asset. La piattaforma non si limiterà alle criptovalute: nei piani della banca c’è l’obiettivo di tokenizzare asset tradizionali come azioni, obbligazioni, immobili e persino contanti, rendendoli disponibili in forma digitale.
Secondo Finn, la tokenizzazione porterà una maggiore efficienza operativa, rendendo possibili nuove forme di rendita anche su strumenti finora statici. “Surrogati digitali della liquidità – ha spiegato – potranno generare interessi immediati, cambiando l’approccio tradizionale alla gestione patrimoniale”.
La risposta dell’Italia: cautela da Consob e Banca d’Italia
Mentre negli Stati Uniti il mondo bancario si avvicina a Bitcoin ed Ethereum, in Italia il clima resta ben più freddo. Le autorità di vigilanza, in particolare Consob e Banca d’Italia, continuano a richiamare l’attenzione sui rischi sistemici legati alle cripto-attività. Da tempo, le due istituzioni chiedono maggiore trasparenza nei bilanci delle società esposte al settore crypto, e invitano revisori e aziende quotate a esplicitare i pericoli connessi, tra cui volatilità estrema, problemi di custodia, rischi antiriciclaggio e scarsa tracciabilità delle transazioni.
In più occasioni, Paolo Savona, presidente di Consob, ha lanciato l’allarme su una possibile crisi crypto-subprime, simile per dinamiche a quella dei mutui del 2008. In una nota recente, ha sottolineato come un’esplosione incontrollata del comparto crypto potrebbe innescare un effetto domino sugli altri comparti finanziari, in particolare se gli istituti bancari non adeguano i propri protocolli di controllo.
La linea italiana, condivisa da Bankitalia, punta quindi a rafforzare la sorveglianza e limitare l’esposizione diretta degli investitori non professionali, almeno fino a quando il quadro normativo europeo non sarà pienamente attuato. In questo senso, il regolamento MiCA, entrato in vigore nel 2025, potrebbe rappresentare un punto d’incontro tra l’apertura statunitense e la prudenza europea.
Bitcoin ed Ethereum ai massimi: mercato ancora in corsa
Nonostante l’incertezza regolatoria, il mercato delle criptovalute continua a correre. Da inizio 2025, Bitcoin ha registrato un incremento vicino al +20%, mentre Ethereum è salito del 25%, con entrambi i token scambiati vicino ai massimi storici. I dati di mercato segnalano una ripresa di interesse, favorita anche dalla crescente adozione istituzionale, dalle politiche monetarie meno aggressive e dal ritorno della fiducia degli investitori.
La decisione di Morgan Stanley non è isolata. Negli ultimi sei mesi, anche altri attori della finanza tradizionale – tra cui BlackRock, Fidelity e Citigroup – hanno annunciato iniziative legate alla tokenizzazione, al lancio di stablecoin interne, o all’integrazione di blockchain permissioned nei processi di back office. Il risultato è una progressiva ibridazione tra finanza tradizionale e finanza decentralizzata (DeFi).
Secondo uno studio di KPMG pubblicato a luglio 2025, il 45% delle banche statunitensi di fascia alta ha già avviato sperimentazioni blockchain, mentre il 17% ha allocato parte del portafoglio in cripto-attività, direttamente o tramite fondi specializzati.
Una sfida per il futuro della finanza globale
La mossa di Morgan Stanley apre un fronte che sarà difficile ignorare, anche per le autorità europee. La pressione competitiva globale potrebbe infatti spingere anche i regolatori più conservatori ad adottare approcci meno rigidi, almeno per evitare una fuga di capitali digitali verso mercati più permissivi.
Per i clienti, l’arrivo di un operatore come Morgan Stanley nel mondo crypto è un segnale importante: significa che le criptovalute sono ormai parte integrante della nuova finanza. Ma al tempo stesso, impone nuove riflessioni sulla tutela del risparmio, sulla gestione dei dati, e sulla resilienza delle piattaforme di scambio.
In questa cornice, la partita non è più solo tra “crypto sì” o “crypto no”, ma tra modelli di governance e infrastrutture digitali capaci di coniugare innovazione, sicurezza e regolazione.Con l’ingresso dei giganti bancari nel mondo crypto, la finanza del futuro prende forma ora, tra scelte strategiche, pressioni geopolitiche e tecnologie in continua evoluzione. L’apertura ai retail di Morgan Stanley è più di una notizia di mercato: è un segnale di rottura, e forse il primo passo verso una nuova normalità finanziaria digitale.