New York, 25 novembre 2025 – Martedì il **Dipartimento dei Servizi Finanziari dello Stato di New York (NYDFS)** ha dato il via libera a una **trust charter** per **MoonPay**, la società che opera nel campo dei pagamenti digitali. Un segnale chiaro dell’apertura crescente delle autorità americane verso il mondo degli **asset digitali**. L’annuncio, arrivato nelle prime ore della giornata dall’ente guidato da Adrienne A. Harris, spalanca nuove porte per la gestione e la custodia delle criptovalute sul mercato Usa, con conseguenze importanti per chi opera e utilizza queste piattaforme.
## Trust charter: cosa cambia davvero per MoonPay
Il **NYDFS** spiega che questa trust charter è la massima autorizzazione che un’azienda di servizi finanziari può ottenere nello Stato di New York. Non è solo una licenza: permette a MoonPay di offrire direttamente ai clienti servizi come la custodia, la conversione e il trasferimento di **criptovalute** e altri asset digitali, con regole più stringenti su trasparenza e controlli. Negli ultimi anni, poche società – come Coinbase o Gemini Trust – hanno raggiunto questo livello.
Il Dipartimento sottolinea che “la valutazione dei requisiti patrimoniali, di compliance e governance è stata condotta con attenzione per tutelare i cittadini”. Il tema arriva in un momento in cui la regolamentazione delle crypto torna a infiammare il dibattito politico ed economico. Da parte sua, un portavoce di MoonPay ha confermato che l’autorizzazione entrerà in vigore “subito” e che i primi servizi sotto questa nuova veste partiranno già da dicembre.
## Che effetto avrà sul mercato americano delle criptovalute
L’ingresso di MoonPay tra le trust company approvate ha acceso l’interesse degli esperti del settore. Mark Palmer, responsabile della ricerca fintech presso BTIG a New York, ha commentato che questa mossa “potrebbe aumentare la fiducia degli investitori istituzionali nei prodotti crypto”, soprattutto perché New York è tra gli Stati più severi al mondo sulle regole finanziarie. Alla Borsa di Wall Street la notizia ha fatto salire leggermente il valore dei token più importanti – Bitcoin compreso – nelle prime ore, anche se le variazioni sono rimaste contenute.
Va ricordato che MoonPay è nata nel 2019 grazie a Ivan Soto-Wright e Victor Faramond. Oggi serve oltre 160 Paesi e collabora con piattaforme come OpenSea e Binance. Nel 2022 ha raccolto più di 600 milioni di dollari in investimenti e ogni giorno gestisce migliaia di transazioni tra valute tradizionali e asset digitali. “Il riconoscimento del NYDFS – ha spiegato Soto-Wright in una nota – segna una svolta importante per il nostro modo di lavorare negli Stati Uniti”.
## Controlli più rigidi ma anche nuove opportunità
Il Dipartimento chiarisce che ottenere la trust charter significa per MoonPay anche maggiori obblighi: dovrà fare audit interni più frequenti, verificare meglio l’identità dei clienti (**KYC**) e rafforzare le misure contro il riciclaggio (**AML**). È prevista anche la creazione di un comitato interno per controllare la conformità alle regole e inviare report periodici alle autorità locali. Questi passi servono a evitare scandali come quello di FTX, sotto indagine federale dopo il tracollo dello scorso anno e la perdita dei fondi degli utenti.
“La fiducia è fondamentale in questo settore”, ha detto all’agenzia stampa americana l’analista Lily Frankel. “Vedere un big come MoonPay sottoporsi a questi livelli di controllo potrebbe spingere anche altri operatori a fare lo stesso”. Il NYDFS ha assicurato che continuerà a seguire da vicino l’applicazione delle nuove norme.
## Tra apertura e prudenza: uno scenario ancora tutto da scrivere
La decisione su MoonPay arriva in un momento delicato. Da una parte crescono le richieste di regole più strette per limitare frodi e volatilità; dall’altra c’è chi chiede spazio per non frenare l’innovazione tecnologica. Solo poche settimane fa Adrienne Harris aveva spiegato chiaramente: “Non vogliamo bloccare lo sviluppo tecnologico, ma garantire una crescita ordinata che faccia bene all’intero sistema finanziario”.
A New York City, intanto, si guarda avanti con attenzione: secondo fonti vicine al settore altre quattro aziende hanno già presentato domanda per ottenere la trust charter nei prossimi mesi. Una vera corsa alla trasparenza che il NYDFS vede come un modo per dare più sicurezza agli utenti americani. Restano però nodi aperti sulla supervisione federale e sul coordinamento tra Stati: questioni delicate che Washington dovrà affrontare — forse già nel 2026 — nell’ambito della riforma più ampia della finanza digitale.