Mercati asiatici aprono in rialzo nonostante il calo di Bitcoin: la Fed annuncia un solo taglio tassi nel 2024

Corrado Pedemonti

11 Dicembre 2025

Milano, 11 dicembre 2025 – Ieri a Washington la Federal Reserve ha tracciato il suo programma per il 2026: un solo taglio dei tassi di interesse. Un’ipotesi che molti aspettavano, ma che ha comunque scosso i mercati e gli osservatori. Gli investitori speravano in un approccio più morbido da parte della banca centrale americana. Ma non è andata così.

La Fed frena le attese: un solo taglio dei tassi nel 2026

La riunione del Federal Open Market Committee (FOMC) si è chiusa nel primo pomeriggio newyorkese con la conferma del costo del denaro stabile. Nessuna sorpresa su questo fronte. Ma nel comunicato rilasciato poco dopo le 14.30, la Fed ha lasciato intendere che nel 2026 ci sarà al massimo un unico taglio dei tassi, lontano anni luce dai tre o quattro ribassi che molti a Wall Street davano ormai per certi. Solo allora i listini hanno iniziato a tirare il fiato: il Dow Jones ha chiuso in calo lieve, mentre l’euro è scivolato sotto quota 1,09 dollari.

Mercati in tensione, gli esperti spiegano

Negli ambienti finanziari, da Milano a Londra, si è subito avvertita una certa pressione. Chi fino all’ultimo puntava su almeno due tagli ha dovuto rivedere strategie e portafogli. “La Fed ha mandato un messaggio chiaro: prima viene la lotta all’inflazione, non la crescita a tutti i costi”, spiega Giulia Marangoni, analista di Intesa Sanpaolo, raggiunta ieri sera. Le parole del governatore Jerome Powell – “Non siamo ancora al punto di poter dire vinta la battaglia contro l’aumento dei prezzi” – hanno pesato come un macigno.

Tra gli investitori c’è chi ha espresso delusione, chi più cautela. Da una sala trading di una grande banca europea arriva un commento significativo: “Ci aspettavamo una Fed più pronta a reagire al rallentamento dell’economia reale. Così il credito rischia di restare caro ancora per parecchio”.

Inflazione e crescita: i nodi irrisolti della Fed

Perché tanta prudenza? Lo spiega lo stesso Powell nella conferenza stampa delle 15: la Fed teme che la discesa dell’inflazione – pur evidente negli ultimi dati – possa fermarsi o addirittura invertirsi se i tassi dovessero scendere troppo in fretta. L’obiettivo resta il 2%, mentre a novembre l’indice dei prezzi era ancora al 2,6% su base annua (dato ufficiale del Bureau of Labor Statistics).

“L’obiettivo – ha rimarcato Powell – è assicurarsi che la stabilità dei prezzi sia davvero consolidata prima di fare mosse importanti sui tassi”. Intanto la crescita americana rallenta ma regge: nel terzo trimestre il PIL è salito dell’1,2%, sotto le attese ma meglio dello 0,9% europeo. I prossimi mesi diranno se questa prudenza pagherà.

Effetti sul mondo e sulle imprese europee

Anche a Milano si sono visti subito i riflessi della decisione americana. Lo spread Btp-Bund è risalito di qualche punto (oggi intorno a quota 158), mentre il rendimento dei titoli decennali italiani si mantiene sopra il 3,6%. “Una Fed così cauta rischia di frenare i capitali verso mercati emergenti e periferici”, avverte in serata Marco Roveda, strategist di Banca Akros. La forza del dollaro, sostenuta dai tassi alti, mette sotto pressione le economie più indebitate.

Dall’altra parte, un credito ancora caro negli Stati Uniti può condizionare le scelte delle aziende italiane ed europee che esportano oltreoceano. “Un euro debole aiuta certamente le esportazioni – dice un dirigente di Confindustria Lombardia – ma alla lunga può frenare gli investimenti e aumentare l’incertezza”.

Il 2026 secondo la Fed: poche sorprese all’orizzonte

Per ora la strada indicata dalla Federal Reserve sembra obbligata: politica monetaria rigida per diversi mesi e solo un taglio simbolico nel corso dell’anno prossimo. Tra gli analisti americani e internazionali si discute sulle tempistiche reali: qualcuno ipotizza un ribasso già prima dell’estate se l’inflazione continuerà a calare; altri restano scettici.

Nel frattempo, la parola d’ordine resta “attendere”. Il percorso appare più duro di quanto molti sperassero. E il messaggio arrivato da Washington vale come invito alla prudenza per tutti: governi europei, imprese e famiglie attente all’andamento dei tassi d’interesse, con occhi puntati su mutui e prestiti. Per ora nulla cambia davvero, ma nelle stanze degli investitori milanesi tornano a farsi spazio molte domande.

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