Maxi multa UE da 120 milioni a X scatena polemica politica: Rubio parla di attacco all’America

Salvatore Broggi

6 Dicembre 2025

Bruxelles, 6 dicembre 2025 – La Commissione Europea ha comminato una multa da 120 milioni di euro a X, la società americana ex Twitter, scatenando un acceso scambio di accuse con Washington, che parla apertamente di “censura” e di un vero e proprio “attacco mirato” alle big tech statunitensi. La notizia è stata ufficializzata questa mattina alle 10, al termine di un’indagine durata otto mesi sugli obblighi di moderazione dei contenuti imposti dal Digital Services Act. Mai prima d’ora i rapporti transatlantici sul digitale erano stati così tesi.

Multa a X: cosa ha fatto scattare la sanzione

Secondo quanto dichiarato dalla vicepresidente della Commissione, Margrethe Vestager, l’azienda guidata da Elon Musk avrebbe “gravemente violato i criteri di trasparenza e controllo nella diffusione di disinformazione previsti dalle nuove norme europee”. In pratica, sono state riscontrate diverse mancanze nella rimozione di contenuti illegali e nella gestione dei reclami degli utenti europei.

La decisione arriva a pochi giorni dalla pubblicazione di un report interno che dettaglia oltre 4.000 segnalazioni ignorate nei principali Paesi Ue. Bruxelles non lascia spazio a dubbi: “Le piattaforme devono garantire agli utenti europei regole chiare e tutele reali”, ha detto Vestager durante una conferenza stampa, rispondendo alle domande sulle pressioni arrivate dagli Stati Uniti.

Il documento, lungo 38 pagine e disponibile sul sito della Commissione, cita episodi specifici — come la mancata rimozione per più di 72 ore di contenuti illegali in Francia e Germania. Fonti vicine al dossier ricordano che l’azienda aveva già ricevuto due richiami formali nell’ultimo anno.

Washington reagisce duramente: “Censura ingiustificata”

La risposta della Casa Bianca è arrivata nel primo pomeriggio, intorno alle 14 ora italiana. Il portavoce del Dipartimento di Stato ha diffuso una nota in cui si legge che gli Stati Uniti “non possono accettare che Bruxelles usi il tema della disinformazione per imporre restrizioni arbitrarie ai colossi tecnologici americani”.

Il tono è stato particolarmente duro. “Stiamo assistendo a una tendenza preoccupante – ha detto Matthew Miller – le istituzioni europee rischiano di colpire in modo sproporzionato le aziende più innovative degli Usa”. Una posizione condivisa anche dal segretario al Commercio, Gina Raimondo, che ha ribadito ai principali quotidiani finanziari americani: “Le nostre aziende devono poter lavorare in un ambiente stabile, senza subire attacchi punitivi”.

A Washington non nascondono il timore per quella che viene vista come una crescente diffidenza verso il modello d’impresa statunitense. Nel Congresso repubblicano sono già partite richieste per valutare possibili contromisure commerciali.

La versione europea e le reazioni sui mercati

Di fronte alle accuse di censura, i funzionari europei hanno chiarito che la multa inflitta a X riguarda la protezione degli utenti contro “disinformazione sistematica e contenuti illegali”, non la libertà d’espressione. La Commissione sottolinea che intende “proseguire senza esitazioni nell’applicazione delle norme del DSA”, considerate tra le più rigide al mondo.

Sul fronte finanziario, il titolo X Holdings ha chiuso in calo dello 0,8% a Wall Street nel pomeriggio. A Francoforte, invece, le azioni delle altre big tech americane (Alphabet, Meta) sono rimaste praticamente stabili. Al momento nessun effetto a catena. Solo dopo le parole di Elon Musk — “Questa decisione è ingiusta e limita la libera circolazione delle idee”, ha scritto sulla piattaforma — si sono viste discussioni vivaci tra gli investitori più attivi nel settore tecnologico.

Un nuovo capitolo nelle tensioni transatlantiche

La vicenda della multa europea a X apre un nuovo capitolo nelle tensioni tra Unione Europea e Stati Uniti sul controllo dei contenuti online. Il Digital Services Act — entrato in vigore lo scorso febbraio — aveva già sollevato molte perplessità oltreoceano; ora il caso X rischia di diventare un precedente importante.

Per le associazioni dei consumatori europee si tratta invece di un passo atteso da tempo. “Gli utenti hanno diritto a essere protetti da abusi e manipolazioni digitali”, spiega Monique Goyens del BEUC. Resta però il nodo difficile da sciogliere: dove finisce la protezione e dove comincia la censura? Il dibattito nei corridoi delle istituzioni Ue e nelle ambasciate americane a Bruxelles è solo all’inizio.

Intanto si attendono i prossimi sviluppi legali: X potrà fare ricorso entro sessanta giorni al Tribunale dell’Unione Europea. Nel frattempo, le regole europee sulla gestione dei contenuti digitali restano al centro dello scontro transatlantico — con tutte le incognite del caso.

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