Il fondatore di Facebook guida Meta in una nuova era dopo il metaverso e lo scandalo Cambridge Analytica, puntando tutto sull’AI.
Da prodigio della programmazione a figura centrale della geopolitica digitale: così Mark Zuckerberg ha trasformato sé stesso e la sua creatura, adattandosi a ogni cambiamento del mondo tech.
Quando si pronuncia il nome Mark Zuckerberg, il pensiero corre subito a Facebook, il social network che ha trasformato per sempre la comunicazione globale. Ma l’uomo dietro la creatura è molto più di questo. A 41 anni, Zuckerberg è oggi il volto di una trasformazione epocale: da giovane hacker ad arbitro del discorso online, da innovatore visionario a protagonista di scelte politiche controverse, fino a leader nella corsa mondiale all’intelligenza artificiale.
Dall’infanzia tra codici e classici al colosso globale dei social
Mark Elliot Zuckerberg nasce il 14 maggio 1984 a White Plains, nello Stato di New York, da una famiglia di professionisti: il padre Edward è dentista, la madre Karen psichiatra. Cresce a Dobbs Ferry con tre sorelle e una passione precoce per i computer. A 12 anni sviluppa ZuckNet, un sistema di messaggistica per lo studio dentistico del padre.
Durante gli anni alla Phillips Exeter Academy, eccelle nello studio dei classici, ma anche nella scherma e nello sviluppo di software. Il primo a catturare l’attenzione è Synapse, un lettore musicale intelligente rifiutato da Microsoft e AOL, che pure tentarono di assumerlo. Poi l’ammissione ad Harvard, e nel 2004 la nascita di TheFacebook.com, il progetto che in pochi mesi avrebbe fatto il giro del mondo.

Nel 2005 la piattaforma diventa Facebook. Con l’aiuto di Dustin Moskovitz, Chris Hughes ed Eduardo Saverin, Zuckerberg lascia Harvard per trasferirsi a Palo Alto, dove riceve un finanziamento da 12,7 milioni di dollari da Accel Partners. A soli 24 anni, è già miliardario.
Ma non mancano le ombre: la battaglia legale con i gemelli Winklevoss e Divya Narendra (che lo accusano di aver rubato l’idea da HarvardConnection) si chiude con un accordo milionario, ma la controversia resta scolpita nell’immaginario collettivo.
Con gli anni, Facebook diventa una vera e propria infrastruttura sociale, presente in ogni angolo del mondo. Zuckerberg assume un ruolo crescente anche nel dibattito politico, sostenendo cause come l’immigrazione con l’organizzazione Fwd.US. Ma tutto cambia nel 2016, quando esplodono le accuse di disinformazione legate all’elezione di Donald Trump. La fiducia pubblica inizia a vacillare.
Dallo scandalo Cambridge Analytica al futuro di Meta: ora comanda l’intelligenza artificiale
Nel 2018, lo scandalo Cambridge Analytica segna un punto di rottura: 87 milioni di profili Facebook vengono utilizzati a scopo di profilazione politica. Zuckerberg viene convocato davanti al Congresso USA, mentre l’opinione pubblica chiede regole e trasparenza. Da lì nasce una fase di profonda revisione per l’azienda.
Nel 2021, con l’intento di cambiare immagine e guardare oltre i social network, Zuckerberg ribattezza Facebook in Meta Platforms, puntando tutto sul metaverso. L’obiettivo? Creare un universo digitale immersivo basato su realtà virtuale e aumentata. Ma tra il 2021 e il 2022, il progetto si rivela un flop da 13 miliardi di dollari.
Così, nel 2023, Zuckerberg sposta l’attenzione sulla generative AI. Nel 2024, dopo la rielezione di Trump, prende una piega politica inaspettata: riattiva gli account dell’ex presidente e dona 1 milione di dollari al suo fondo inaugurale. Nel gennaio 2025, annuncia l’abolizione del programma di fact-checking su Meta, criticando la gestione della pandemia da parte del governo Biden e affermando che la libertà di espressione ha la priorità sul controllo dei contenuti.
Ma la vera svolta arriva sempre nel 2025, con un annuncio che cambia tutto: 60 miliardi di dollari investiti nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, con la costruzione di un mega data center in Louisiana e il lancio di modelli AI open source a disposizione di aziende e sviluppatori. L’ambizione è chiara: posizionare Meta come leader globale dell’AI, sfidando realtà come OpenAI, Google e Anthropic.