Una generazione sempre più insicura, sovraesposta sui social e delusa dagli adulti: ecco cosa pensano davvero i ragazzi tra i 12 e i 19 anni nel 2025.
Vivono sui social, temono la guerra, si fidano poco degli adulti e non credono nell’intelligenza artificiale. L’adolescenza italiana del 2025 appare fragile, smarrita e a tratti disperata. Ecco perché questa fotografia sociale dovrebbe allarmare tutti.
Ogni anno da 27 anni, il Laboratorio Adolescenza insieme all’Istituto di ricerca IARD scandaglia le vite dei ragazzi italiani tra i 12 e i 19 anni. E ogni volta i dati diventano più duri. L’indagine 2025 – realizzata su un campione di 3.160 studenti con il patrocinio della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana di Ginecologia dell’infanzia e dell’adolescenza – mostra una realtà preoccupante. I social sono diventati un palcoscenico dove si cerca visibilità a tutti i costi, ma sotto c’è un vuoto fatto di paure, isolamento, sfiducia e un futuro che appare sempre più incerto.
L’identità riflessa nei like: la trappola dei social network
L’86,5% degli adolescenti italiani posta regolarmente contenuti sui social. Tra le ragazze, la percentuale sale al 91%. Un quarto di loro lo fa quasi ogni giorno, e il 17,5% ammette di farlo spesso nella speranza di ottenere follower e validazione. I social non sono solo strumenti, ma specchi deformanti. La popolarità diventa un’ossessione e il confine tra realtà e apparenza si dissolve.
«Gli influencer che ispirano i ragazzi non sono più le celebrity», spiega la psicologa Loredana Petrone, «ma coetanei che ottengono omaggi in cambio di contenuti pubblicitari». E il dato che allarma è che l’80% degli intervistati (soprattutto ragazze) ammette di imitare stile, look e comportamento dei propri influencer di riferimento, in modo sistematico fino ai 17 anni, per poi rallentare appena entrano nell’età adulta.

In questo gioco di specchi e apparenze, si ricorre sempre più spesso a filtri, ritocchi, modifiche estetiche digitali per apparire più belli, creando una dissociazione pericolosa tra il sé reale e quello online. Una dinamica che mina l’autostima e genera ansia e insicurezza croniche.
Il dato più allarmante dell’indagine è però un altro: il 62,4% degli adolescenti ha una visione negativa del futuro, e solo il 37% si dichiara ottimista. Due anni fa, nel 2023, gli ottimisti erano quasi la metà. A cambiare sono anche le cause di preoccupazione: il Covid è ormai percepito come un ricordo (preoccupa meno del 25% del campione), ma al primo posto ora c’è la paura della guerra (53,6%), seguita dal degrado ambientale (48,7%) e dalle catastrofi naturali (38%).
In questo scenario di instabilità, molti giovani sognano di fuggire altrove: solo il 32,9% si vede ancora nella propria città tra dieci anni. Il 33,5% sogna di vivere all’estero, percentuale più alta tra le ragazze. Una fuga che racconta la sfiducia nelle istituzioni e nella capacità della società di prendersi cura di loro.
Non a caso, solo una minoranza tra il 20% e il 30% si sente libera di parlare con il proprio medico di temi come fumo, alcol, cannabis o comportamenti in rete. Il timore è che tutto venga riferito ai genitori, cancellando ogni possibilità di confronto sincero.
Intelligenza artificiale e cultura: tra paura e povertà
Sorpresa (ma non troppo): gli adolescenti temono più che apprezzano l’intelligenza artificiale. Le ragazze in particolare esprimono diffidenza e ansia verso uno strumento che percepiscono come potenzialmente pericoloso. Non la vedono come un’alleata, ma come un rischio difficile da controllare.
Anche sul fronte culturale la situazione è poco incoraggiante. Tranne il cinema (73,9%) e qualche visita scolastica ai musei (72,4%), i consumi culturali sono molto scarsi. A frenarli non è solo il disinteresse, ma anche le barriere economiche: per molte famiglie, concerti, viaggi e mostre sono semplicemente inaccessibili.
In compenso, il 70% dei ragazzi si informa su salute e sessualità online, e il 55% vorrebbe poter parlare con il proprio pediatra senza i genitori presenti. Un segnale importante, sottolineano gli esperti: significa che i ragazzi vogliono dialogo, ma a patto che sentano fiducia e riservatezza.
Challenge estreme e desiderio di stabilità: due facce della stessa adolescenza
Anche nel 2025 il fenomeno delle challenge estreme online continua a mietere vittime. Un caso recente ha visto un ragazzo morire davanti al PC con una maschera antigas. Eppure, il 13% degli adolescenti le ha già provate, e quasi 1 su 10 dice di volerle rifare.
Ma accanto a questi segnali allarmanti, c’è anche il desiderio di normalità: il 75% si immagina in una relazione stabile, con figli, anche se questa percentuale era oltre il 90% nel 2015. Cresce il numero di chi immagina un futuro senza figli (15% tra le ragazze), o da single (8,2%).
Il sociologo Carlo Buzzi legge in questo scenario un contrasto forte: sfiducia collettiva, ma ottimismo individuale. I ragazzi credono poco nella società, ma cercano stabilità nella loro sfera privata.
La fotografia scattata dall’indagine 2025 è chiara: gli adolescenti non sono svogliati o ribelli, ma fragili, disillusi e invisibili agli occhi del mondo adulto. Se non si ricostruisce un ponte di fiducia, la generazione che dovrebbe guidare il domani rischia di restare inchiodata a un presente fatto di insicurezze, filtri social e silenzi.