Secondo il World Economic Forum, la transizione digitale ridefinirà il lavoro: cresceranno AI, finanza tech e big data. Ma non per tutti.
Nel Future of Jobs Report 2025 del World Economic Forum, tre figure professionali spiccano come trainanti per i prossimi anni: specialisti in big data, ingegneri esperti in tecnologie finanziarie e professionisti dell’intelligenza artificiale e machine learning.
Ruoli che oggi sembrano riservati a élite altamente formate, ma che nei prossimi cinque anni diventeranno sempre più centrali nel nuovo mercato del lavoro. Il rapporto stima che entro il 2030 si creeranno 170 milioni di nuovi posti di lavoro a livello globale, contro i 92 milioni destinati a scomparire, per un saldo netto positivo di 78 milioni.
Un dato che rassicura, ma nasconde anche forti disuguaglianze di accesso. Non tutti saranno in grado di adeguarsi alla velocità della transizione. La sfida vera, secondo gli esperti, non sarà tanto “quanti posti verranno persi”, ma chi potrà evolversi e chi sarà escluso.
L’intelligenza artificiale potenzia il lavoro umano, ma richiede nuove competenze
Secondo Marco Bentivogli, esperto di innovazione e lavoro, l’intelligenza artificiale sta cambiando il modo in cui pensiamo al lavoro. Delle 804 professioni censite in Italia dall’Istat, l’AI ne cancellerà alcune, ma soprattutto trasformerà e potenzierà quelle esistenti.
Nel settore sanitario, il machine learning supporta già i medici nella diagnosi precoce, nell’analisi predittiva e nella medicina personalizzata. Nel mondo finanziario, aiuta a gestire il rischio e a prevenire frodi, mentre nel marketingconsente di personalizzare campagne pubblicitarie e prevedere il comportamento dei consumatori.

Anche nella formazione, l’AI generativa sta rivoluzionando l’apprendimento, creando contenuti educativi interattivi, materiali su misura e ambienti di studio adattivi. Le Linee guida del ministero del Lavoro, attualmente in fase di consultazione, prevedono un uso dell’AI responsabile, inclusivo e centrato sull’essere umano, anche in ambito aziendale e pubblico.
Un altro terreno di trasformazione è quello delle piattaforme digitali, ormai centrali nella gig economy. Dal delivery (Just Eat, Glovo) al trasporto (Uber), dai servizi freelance (Fiverr, Freelance.com) alla formazione online (Coursera, Udemy), il lavoro intermediato via web cresce a ritmi impressionanti.
Secondo i dati del Consiglio dell’Unione Europea, i lavoratori tramite piattaforma nella UE erano 28 milioni nel 2022, e diventeranno 43 milioni entro il 2025.
Dal 1° dicembre 2024 è in vigore la direttiva UE 2024/2831, che gli Stati membri dovranno recepire entro il 2 dicembre 2026: uno strumento che punta a regolare i rapporti di lavoro digitali, limitare le decisioni automatizzate e rafforzare i diritti dei lavoratori collegati alle piattaforme.
Per realtà come Just Eat Italia, che ha già firmato un accordo di assunzione diretta dei propri rider, si tratta di un passo fondamentale verso un mercato più equo e regolamentato. Ma resta da sciogliere il nodo giuridico: autonomo o dipendente? Il mondo del lavoro digitale vive ancora in una zona grigia, e i prossimi mesi saranno decisivi per definire nuovi modelli contrattuali.
I “nativi IA”: la nuova generazione di lavoratori è già qui
Nelle piattaforme più avanzate, come Fiverr e Coursera, è già in corso un cambio generazionale: si cercano “nativi dell’intelligenza artificiale”, cioè lavoratori che non solo usano l’AI, ma costruiscono processi attorno ad essa.
«Non imponiamo l’uso dell’AI, ma offriamo formazione di base per quasi tutti i team», spiega Marcelo Modica, HR Director di Coursera, che oggi conta 1.350 dipendenti e 175 milioni di utenti nel mondo. L’obiettivo è integrare l’AI come supporto, non come sostituto.
Anche nella sicurezza, nella mobilità e nel controllo qualità industriale, visione artificiale e algoritmi predittivi stanno diventando alleati preziosi. Ma per non trasformare il lavoro in una giungla automatizzata, serve una strategia precisa.
Come ricorda Marco Bentivogli, «la vera sfida dell’intelligenza artificiale non è capire quanti posti perderemo, ma come educare a questa nuova realtà: educare all’AI, educare con l’AI, ed educare l’AI stessa, affinché resti al servizio dell’uomo».
La trasformazione tecnologica non è più un’ipotesi futura: è già in atto. Ma il suo impatto non sarà uguale per tutti. Chi investe oggi in formazione, tecnologie e nuove competenze, potrà affrontare la nuova era del lavoro da protagonista. Chi resta fermo, rischia di essere lasciato indietro.