New York, 5 dicembre 2025 – Negli Stati Uniti si fa strada una crescente prudenza degli investitori verso le criptovalute, secondo un recente rapporto della FINRA. Nonostante questo, circa un terzo degli americani continua a vedere negli asset rischiosi un tassello fondamentale per raggiungere i propri obiettivi finanziari. Il rapporto, diffuso ieri dalla Financial Industry Regulatory Authority, uno dei principali enti di controllo del mercato finanziario statunitense, mette in luce un quadro fatto di incertezze e scelte più caute.
Wall Street naviga a vista tra paura e attesa
Il 2025 è un anno segnato da segnali di instabilità e tassi di interesse ai livelli più alti dal 2010. In questo clima, cresce la diffidenza tra i risparmiatori. Nel rapporto della FINRA si evidenzia come la quota di chi guarda con favore alle crypto sia in calo rispetto agli anni precedenti. “Ora si guarda con più attenzione ai rischi e si preferiscono strumenti tradizionali”, ha spiegato l’analista senior Kimberly Harris ieri durante la conferenza stampa a New York. Le ragioni? La volatilità delle monete digitali è ancora alta, i casi di frode non mancano, e le regole rimangono poco chiare. Inoltre, nel corso del 2025 il valore di Bitcoin e delle altre criptovalute principali non ha ripetuto i guadagni robusti degli ultimi due anni.
A Midtown Manhattan, tra i trader si respira un’aria diversa dal solito: “Il cliente medio oggi vuole capire meglio dove mette i soldi, chiede trasparenza”, confida un gestore della Citibank, che preferisce restare anonimo. Nei forum finanziari online si parla apertamente di una “fase di stallo”: dopo le turbolenze del biennio precedente, molti preferiscono stare alla finestra e smettere di “giocare d’azzardo”.
Un terzo degli americani crede ancora nel rischio come leva
Eppure, tra le oltre duemila persone ascoltate da FINRA tra luglio e settembre 2025, quasi il 32% continua a considerare gli investimenti rischiosi — azioni speculative, criptovalute, startup — come una strada importante per costruire ricchezza sul lungo periodo. La motivazione? Obiettivi ambiziosi come mettere da parte soldi per la pensione, comprare casa o pagare gli studi ai figli. “Non posso pensare di farcela solo con titoli sicuri come quelli di Stato”, racconta a bassa voce Richard Sullivan, 38 anni, consulente IT del Queens, appena uscito da una filiale della Chase sulla Fifth Avenue.
Il rapporto evidenzia anche un divario generazionale netto: i giovani sotto i 35 anni sono più disposti a puntare sulle nuove tecnologie rispetto ai più anziani. “Chi ha vissuto la crisi finanziaria tende a proteggersi; i giovani invece accettano l’incertezza in modo più naturale”, osserva Harris. Nel frattempo, i dati mostrano che negli ultimi sei mesi il volume degli scambi su piattaforme regolamentate resta stabile soprattutto tra chi ha fra 25 e 40 anni.
Cosa spaventa davvero gli investitori sulle crypto
Ma perché molti americani frenano sugli investimenti in criptovalute? Le risposte arrivano da tre fronti: prezzi troppo volatili, paura di nuove truffe e dubbi sulle tasse da pagare. Negli ultimi dodici mesi diversi scandali hanno lasciato il segno — su tutti il fallimento della piattaforma XCore. “Ho perso tutto in tre giorni”, confida senza filtri Jessica Li, 29 anni, ex investitrice di Dallas. Per esperti come Peter Donavan, docente alla NYU Stern School of Business, la soluzione passa per “regole chiare e controlli stringenti” se si vuole far crescere la fiducia nei nuovi strumenti digitali.
Il report sottolinea anche differenze regionali: sulla costa occidentale degli Stati Uniti la diffidenza verso le crypto sembra più forte rispetto all’area atlantica. E poi c’è il fattore tassi: “Con rendimenti sui bond sopra il 4%, molti scelgono la sicurezza”, ammette Donavan.
Nuove regole in arrivo ma futuro ancora incerto
La stessa FINRA annuncia l’arrivo entro primavera 2026 di nuove linee guida federali su trasparenza e protezione degli investitori nel mondo crypto. La bozza — già circolata nei corridoi della SEC — mira a stringere i controlli su exchange e portafogli digitali. Ma ci vorrà tempo prima che questi cambiamenti portino effetti concreti sul mercato.
Nel frattempo le piattaforme provano a rassicurare: ieri sera la società Gemini ha annunciato via X (ex Twitter) l’avvio di un fondo assicurativo “per coprire parte delle perdite in caso di attacchi hacker”.
Wall Street resta alla finestra mentre si cercano segnali per capire cosa fare dopo. Come ricorda senza troppi giri di parole l’analista Harris: “Negli Stati Uniti chi vuole crescere davvero non può rinunciare al rischio”. Ma nel 2025 pare proprio che a vincere sia stata la prudenza più che l’impulso a scommettere tutto sul nuovo.
