Il token WLFI lanciato da Trump e sostenuto dai figli è diventato un asset da miliardi: ora il tycoon domina anche il settore cripto.
Fino a pochi mesi fa era solo una promessa elettorale: rendere gli Stati Uniti la capitale mondiale delle criptovalute. Oggi, quella visione ha preso una forma molto concreta… e molto redditizia. In appena 24 ore, la famiglia Trump ha incassato 5 miliardi di dollari, grazie alla quotazione in borsa del token WLFI, la criptovaluta lanciata nel 2024 dalla loro azienda World Liberty Financial. Un’operazione che ha fatto discutere, ma che segna un nuovo capitolo nella trasformazione dell’ex presidente in imprenditore cripto-globale.
WLFI in borsa: un debutto esplosivo da miliardi di dollari
Nata nel 2024 in piena campagna elettorale, World Liberty Financial ha attirato fin da subito attenzione mediatica, polemiche e sospetti di conflitto d’interesse. Il motivo? Il coinvolgimento diretto di Donald Trump, all’epoca ancora candidato alla presidenza, nel lancio di una criptovaluta in un settore la cui regolamentazione dipende proprio dalla Casa Bianca.
Sul sito ufficiale della società, Trump veniva descritto come “Chief Crypto Advocate”, una figura di riferimento, quasi istituzionale. Ma dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, il titolo è stato modificato in “Co-fondatore emerito”, con una nota specifica: “Rimosso dopo l’insediamento”. Una mossa studiata per evitare problemi legali, ma che non cancella il legame diretto tra l’ex presidente e l’azienda.

A partire dall’estate 2025, gli investitori di WLFI hanno deciso di rendere il token negoziabile anche nei mercati azionari. Dal 1° settembre, è possibile vendere fino al 20% delle quote, e proprio questa apertura ha fatto esplodere il valore di mercato del progetto.
Donald Trump detiene personalmente quasi 16 miliardi di token WLFI, per un controvalore che sfiora i 3,4 miliardi di dollari. Un patrimonio che, in pochi mesi, ha superato quello legato alle sue attività immobiliari e mediatiche. Di fatto, le criptovalute sono diventate la sua prima fonte di ricchezza.
La svolta cripto della famiglia Trump: tra mining e regolamentazione
Ma il piano cripto della famiglia Trump non si ferma a WLFI. In parallelo, i due figli maggiori dell’ex presidente – Erice Donald Jr. – hanno sostenuto la nascita e lo sviluppo di American Bitcoin, una società specializzata nel mining della più famosa criptovaluta.
Anche American Bitcoin è ora pronta per essere quotata in borsa, con ambizioni altissime. “Siamo diventati il nome più importante nel mondo delle criptovalute,” ha dichiarato Eric Trump al Wall Street Journal. “American Bitcoin diventerà la più grande società di tesoreria mai creata.” Una dichiarazione che lascia intendere come l’impegno nel settore non sia né passeggero né limitato al solo nome del padre.
Nel frattempo, sul piano politico, Donald Trump ha firmato a luglio 2025 il Genius Act, una legge pensata per regolamentare il mercato delle criptovalute negli Stati Uniti. Un provvedimento che introduce nuovi criteri per la gestione delle stablecoin, ovvero le monete digitali ancorate al dollaro.
Secondo quanto dichiarato dallo stesso presidente durante la firma del disegno di legge, “gli Stati Uniti compiono un importante passo in avanti per cementare il dominio americano nell’industria finanziaria e nella tecnologia cripto”. Il Genius Act apre la strada all’uso più diffuso delle criptovalute nel sistema economico statunitense, creando le premesse per un mercato digitale sempre più integrato con quello tradizionale.
Nel pieno della transizione verso un’economia digitale, Trump si posiziona non solo come politico ma come protagonista attivo della rivoluzione finanziaria globale. Il tempismo della quotazione, l’approvazione di una legge di sistema e la trasformazione dell’intera famiglia in un brand cripto ne sono la dimostrazione. Che piaccia o no, il boom delle criptovalute oggi parla con un accento americano… e con il volto di Donald Trump.