Memphis, 4 dicembre 2025 – Nel quartiere di Boxtown, a sud-ovest di Memphis, la sera cala in fretta tra case basse e un silenzio che pesa. Da mesi ormai, chi vive qui si fa sentire: parlano di aria irrespirabile, malesseri continui e di un clima sempre più teso. Tutto questo, dicono loro, sarebbe colpa delle nuove infrastrutture digitali installate nella zona: server farm, impianti elettrici e reti di cavi che si snodano per le strade. Una trasformazione – quella della rivoluzione digitale – che sulla carta avrebbe dovuto portare sviluppo e opportunità. Invece, per chi abita a Boxtown, ha lasciato soprattutto dubbi e preoccupazioni.
Server farm e disagio: un quartiere sotto pressione
Vicino a Weaver Road, il ronzio costante delle ventole industriali è ormai una presenza fissa. Famiglie come quella di James Howard, un pensionato, parlano di “odori strani, una specie di fumo leggero che resta nell’aria anche di notte”. Altri raccontano che “da quando sono iniziati i lavori molti bambini hanno iniziato a tossire”. È un racconto che si ripete nei marciapiedi polverosi del quartiere. Gli operatori hanno finito di montare le strutture principali lo scorso luglio, ma la tensione non si è mai abbassata.
Secondo il Dipartimento della Salute della Contea di Shelby, tra settembre e novembre le segnalazioni di disturbi – soprattutto problemi respiratori e irritazioni agli occhi – sono cresciute del 17% rispetto allo stesso periodo del 2024. Gli abitanti collegano questi sintomi alle nuove server farm in zona. Dall’altra parte, la società responsabile replica: “Tutti i nostri impianti rispettano i limiti di legge e abbiamo fornito tutte le certificazioni richieste”.
La voce dei residenti: rabbia e sfiducia
Sotto il portico della chiesa di South Parkway, la sera del 2 dicembre si sono radunate più di cinquanta persone. I toni erano forti. “Ci sentiamo abbandonati,” ha detto Sharon Banks, che vive qui da vent’anni. “Questa ‘rivoluzione’ non l’abbiamo scelta noi; l’hanno decisa altrove.” La rabbia monta quando si parla dei frequenti blackout notturni o del ronzio continuo proveniente dai trasformatori. “È un rumore incessante,” racconta Robert Fields, “e i bambini si svegliano spaventati”.
Molti residenti hanno già firmato una petizione indirizzata al sindaco di Memphis, Paul Young, e al governatore del Tennessee. Nella lettera – vista dalla nostra redazione – chiedono più controlli sulle emissioni e la creazione di una commissione d’inchiesta indipendente. Una richiesta semplice: “Sapere cosa respiriamo ogni giorno”.
Autorità al lavoro ma senza certezze
Dall’amministrazione arriva una risposta cauta. Il sindaco ha spiegato in consiglio comunale che “sono partite le verifiche ambientali” con l’aiuto dell’Environmental Protection Agency (EPA) e degli uffici sanitari regionali. Al momento però non ci sono prove chiare di violazioni importanti: “Aspettiamo i risultati delle analisi – ha detto Young – ma restiamo in stretto contatto con la comunità”.
La società che gestisce gli impianti ribadisce la correttezza delle operazioni svolte. In un comunicato stampa assicura che “le emissioni restano ben al di sotto dei limiti fissati dalle norme federali”. Tuttavia la fiducia degli abitanti è ai minimi storici. Molti si sentono usati come “cavie”, come dicono loro stessi, alimentando paura e diffidenza.
Il prezzo umano della tecnologia
In una Memphis che punta a diventare la capitale tecnologica del Sud, Boxtown rischia di diventare il simbolo del costo umano della modernità. Alcuni studenti dell’Università del Tennessee hanno iniziato a raccogliere dati in modo indipendente: misurano le polveri sottili con apparecchi fatti in casa e annotano sintomi e date riferiti dalle famiglie. In questo scenario fragile emerge il volto meno luminoso della rivoluzione digitale.
Mentre il sole tramonta sui tetti bassi di Boxtown resta in aria una domanda che torna spesso nelle parole dei residenti: “A chi giova tutto questo?” La promessa del progresso qui deve ancora fare i conti con una richiesta semplice ma fondamentale: respirare aria pulita senza paura.
