Washington, 21 novembre 2025 – In un mondo segnato da crisi economiche, transizioni energetiche complesse e disuguaglianze sempre più marcate, la Banca Mondiale resta un protagonista imprescindibile dell’economia globale. Fondata nel 1944 a Bretton Woods, la sua missione – ridurre la povertà e sostenere la crescita nei Paesi in via di sviluppo – è oggi più attuale che mai. Alla guida c’è Ajay Banga, presidente dal 2023, che deve fare i conti con nuove sfide, dal cambiamento climatico alla necessità di una crescita più inclusiva.
Dalle macerie della guerra allo sviluppo mondiale
La storia della Banca Mondiale nasce nel secondo dopoguerra. Nel luglio 1944, durante la conferenza di Bretton Woods, venne creata insieme al Fondo Monetario Internazionale. L’obiettivo iniziale? Aiutare la ricostruzione dell’Europa e del Giappone, devastati dal conflitto. Il primo prestito, nel 1947, andò alla Francia: 250 milioni di dollari per rimettere in moto l’economia. Solo più tardi, dagli anni Cinquanta in poi, l’attenzione si spostò verso i Paesi in via di sviluppo in Africa, Asia e America Latina.
Oggi il World Bank Group riunisce cinque istituzioni, tra cui la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS) e l’Associazione Internazionale per lo Sviluppo (IDA). La BIRS concede prestiti a tassi agevolati ai Paesi a medio reddito, mentre l’IDA aiuta i Paesi più poveri con finanziamenti a lungo termine e interessi quasi nulli.
Un gigante complesso e multilaterale
La Banca Mondiale conta 189 Paesi membri per la BIRS e 172 per l’IDA. Il capitale arriva dagli Stati aderenti, che sottoscrivono quote proporzionate alla loro forza economica. Gli Stati Uniti, con la quota più alta, hanno un peso decisivo nelle scelte strategiche – un fatto che spesso alimenta dibattiti sull’equilibrio geopolitico all’interno dell’istituzione.
Il presidente viene nominato ogni cinque anni dal consiglio di amministrazione. Il sistema di governance vuole garantire trasparenza e rappresentanza, anche se non mancano critiche sul vero equilibrio del potere decisionale. “La Banca Mondiale resta uno strumento chiave per lo sviluppo globale”, ha detto di recente un funzionario europeo impegnato nei negoziati sul clima.
La missione oggi: povertà, crescita e clima
La missione della Banca Mondiale si muove su due fronti: combattere la povertà estrema e favorire una crescita che coinvolga tutti. Per farlo, finanzia progetti in settori fondamentali come infrastrutture, agricoltura sostenibile, istruzione, salute ed energia. Negli ultimi anni, la lotta al cambiamento climatico è diventata una priorità. Miliardi di dollari sono stati destinati a energie rinnovabili e programmi per adattarsi agli impatti ambientali.
Un esempio concreto sono i Climate Investment Funds, che sostengono progetti per ridurre le emissioni di carbonio nei Paesi emergenti. Nel 2024, secondo i dati ufficiali, sono stati messi in campo oltre 10 miliardi di dollari per iniziative “verdi” in Africa e Sud America.
Critiche e cambiamenti: trasparenza e sostenibilità in primo piano
Nonostante il ruolo cruciale nell’economia globale, la Banca Mondiale è spesso al centro di critiche. Alcuni le rimproverano di imporre condizioni troppo rigide ai Paesi che ricevono i prestiti – politiche di austerità o privatizzazioni che possono peggiorare le disuguaglianze sociali. Altri sottolineano come le scelte sui finanziamenti siano state influenzate da interessi geopolitici.
Negli ultimi anni, però, la Banca ha avviato riforme per rendere più trasparenti le sue operazioni e orientare i finanziamenti verso la sostenibilità. “Stiamo lavorando per rendere i nostri interventi più inclusivi e attenti alle esigenze locali”, ha detto Ajay Banga in una recente intervista al Financial Times.
Un pilastro indispensabile nel mondo che cambia
Oltre ai soldi, la Banca Mondiale offre assistenza tecnica, consulenza economica e analisi statistiche ai governi dei Paesi membri. Il suo ruolo non si limita al sostegno finanziario: spesso aiuta a disegnare politiche pubbliche a livello globale.
In un’epoca segnata da crisi sanitarie, emergenze ambientali e tensioni geopolitiche, la capacità della Banca di mettere insieme risorse e competenze è fondamentale per affrontare le sfide del XXI secolo. Tuttavia – ammettono anche alcuni suoi funzionari – solo un continuo adattamento potrà mantenere l’istituzione rilevante in un mondo che corre veloce.
