Milano, 13 dicembre 2025 – Itaú Asset Management, tra le realtà più importanti nella gestione patrimoniale in America Latina, ha suggerito agli investitori di mettere tra l’1% e il 3% dei loro portafogli in Bitcoin nel 2026. La raccomandazione, arrivata questa mattina tramite una nota ai clienti, punta a spingere la diversificazione degli investimenti e a fornire una copertura in più contro le oscillazioni valutarie che stanno agitano i mercati globali.
Itaú e Bitcoin: un punto di vista chiaro
La società guidata dal CEO Jean Philippe Horn ha spiegato così la scelta: “Bitcoin, per come è fatto, può aiutare a gestire il rischio soprattutto quando i cambi sono molto volatili”. La quota consigliata resta comunque bassa, non oltre il 3% del patrimonio totale di ciascun investitore. Un modo per tenere insieme prudenza e opportunità, visto che il bitcoin rimane ancora un asset piuttosto speculativo ma con potenziale come scudo contro certe oscillazioni.
“La nostra analisi si basa sulle condizioni macroeconomiche attuali e sulle prospettive per i prossimi due anni”, ha aggiunto Horn. Il suggerimento è soprattutto per gli investitori istituzionali e i clienti con portafogli grandi. Ma anche i risparmiatori più attenti alle novità di mercato possono pensarci.
Diversificare per contenere la volatilità
Il consiglio arriva in un momento complicato per le valute emergenti e i principali indicatori di rischio globale. Secondo Itaú, inserire Bitcoin anche solo in piccola parte nel portafoglio può aiutare a “ridurre l’esposizione ai bruschi movimenti delle monete tradizionali”. Un problema sentito soprattutto nelle aree più esposte a tensioni geopolitiche e cambiamenti delle politiche monetarie. Il real brasiliano e il peso argentino sono citati come esempi recenti di valute molto instabili.
Nel documento distribuito ai clienti si sottolinea che “Bitcoin mostra una bassa correlazione con altri asset, come azioni e obbligazioni, offrendo così un modo per abbassare il rischio complessivo del portafoglio”. Ma la società avverte: “Non è uno strumento senza rischi – ripetono – ed è proprio per questo che va tenuto in percentuali limitate”.
Regole più strette e attenzione crescente
La raccomandazione arriva mentre cresce l’interesse verso le criptovalute, ma anche mentre le autorità di controllo – dalla SEC americana alla Banca Centrale Europea – tengono d’occhio da vicino il settore. Solo pochi mesi fa la BCE aveva messo in guardia sui rischi legati alla diffusione rapida degli asset digitali, invitando a non sottovalutare i possibili impatti sistemici.
Nonostante questo clima di prudenza, negli ultimi dodici mesi l’adozione istituzionale di Bitcoin ha fatto passi avanti: alcuni fondi pensione negli Stati Uniti e in Canada hanno cominciato ad allocare piccole quote; diverse società europee hanno aggiornato le regole interne per permettere esposizioni limitate in criptovalute. Itaú conferma inoltre di aver fatto test interni su modelli di portafoglio che includono asset digitali.
Lo scenario economico globale pesa
Non è solo la tecnologia a spingere questa mossa. “In un periodo segnato dall’incertezza sui tassi d’interesse e con un’inflazione ancora alta in vari Paesi emergenti – si legge nel report – strumenti alternativi come Bitcoin offrono una possibilità extra per proteggere il potere d’acquisto”. Nel 2025 il prezzo del Bitcoin ha oscillato tra i 38.000 e i 46.000 dollari, con picchi registrati a giugno e ottobre (dati CoinMarketCap).
Gli esperti sentiti dalla stampa finanziaria locale accolgono la raccomandazione con cautela. “Consigliare quote basse ha senso – dice Rafael Diniz, gestore a Rio de Janeiro – perché i rischi restano elevati. Però chi vuole diversificare dovrebbe guardare anche a queste opzioni”.
E adesso? Le indicazioni per il futuro
Itaú Asset Management precisa infine che il consiglio potrà cambiare durante l’anno “in base all’evoluzione della regolamentazione internazionale e al mercato delle criptovalute”. Nel frattempo, invita i clienti a “parlare con i propri consulenti prima di toccare la composizione dei portafogli”.
Il dibattito resta aperto: Bitcoin divide ancora gli operatori finanziari tra chi lo vede come un’alternativa da provare con cautela e chi preferisce stare alla finestra. Ma dal Brasile arriva un messaggio chiaro: oggi la diversificazione non esclude più le criptovalute. E forse il 2026 sarà davvero l’anno della loro maturità definitiva.
