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Il fenomeno dei baby influencer preoccupa, tutti i rischi

Il fenomeno dei baby influencer sta dunque sollevando una serie di interrogativi. Si tratta di una questione che tocca la sfera psicologica, etica e legale, e che richiede un intervento coordinato per garantire che i diritti e il benessere dei minori siano protetti

Nel mondo digitale, l’ascesa dei baby influencer sta suscitando preoccupazioni crescenti sia tra esperti del settore che tra genitori. Si tratta di bambini, alcuni ancora molto piccoli, che pubblicano contenuti sponsorizzati sui social, diventando vere e proprie star. Su piattaforme come TikTok e Instagram, questi giovanissimi creano video dove mostrano il loro abbigliamento firmato, fanno tutorial di trucco o consigli su prodotti di bellezza. Dietro a questo fenomeno si nascondono risvolti non sempre positivi, legati alla crescita, alla psicologia e alla tutela legale dei minori.

Sempre più genitori spingono i bambini a diventare star sui social

Secondo un rapporto di “Save The Children”, 336.000 minorenni in Italia tra i 7 e i 15 anni hanno avuto esperienze lavorative, sebbene la maggior parte di questi lavori riguardi ancora il settore della ristorazione e della vendita al dettaglio. Tuttavia, l’emergere di nuove forme di lavoro online, come la creazione di contenuti sui social media, sta cambiando il panorama.

Baby influencer | pexels @Ron Lach – Cryptohack.it

Tra i giovani impiegati in attività lavorative online, circa il 5,7% è coinvolto nella creazione di contenuti per piattaforme digitali o nella rivendita di prodotti, spesso prodotti di tendenza come scarpe da ginnastica, smartphone o sigarette elettroniche.

Il vero problema, però, si presenta quando i bambini diventano protagonisti di un mercato in cui l’immagine e la visibilità sono messe al centro. Lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini, presidente della fondazione Minotauro, ha sottolineato come questo fenomeno non sia altro che il risultato di una società che ha sviluppato un sovrainvestimento sui bambini, concentrandosi troppo sulle loro performance e sul loro ruolo come “modelli” da seguire. Oggi, grazie alla diffusione dei social, sempre più bambini vengono “spinti” dai genitori a diventare famosi, attirando l’attenzione di marchi e aziende.

I rischi

Lancini evidenzia come questo comportamento rappresenti una manifestazione della “precocizzazione” dei comportamenti infantili: dai concorsi di bellezza per bambine ai talent show, fino alla spettacolarizzazione delle loro vite sui social media. I genitori, in alcuni casi, non solo acconsentono, ma incoraggiano questi comportamenti, vedendoli come opportunità per i propri figli.

Jacopo Ierussi, presidente di Assoinfluencer, sottolinea come questa situazione sia davvero complessa e richieda tutele adeguate. La problematica non riguarda solo l’esposizione mediatica, ma anche questioni relative alla privacy, alla sicurezza online e all’impatto psicologico che questa esposizione precoce può avere sul benessere dei minori. Inoltre, i guadagni derivanti da queste attività non sono trascurabili: alcuni giovani influencer riescono a guadagnare anche cifre superiori ai 100.000 euro all’anno.

L’aspetto normativo

Anche se non esistono ancora dati definitivi sugli effetti psicologici di questa fenomenologia, la preoccupazione cresce. L’aspetto normativo è cruciale. Al momento, le leggi italiane non regolamentano esplicitamente l’attività dei baby influencer. Se un minore, ad esempio, vuole lavorare nel mondo dello spettacolo, la legge impone alcune limitazioni: non può apparire dopo una certa ora, per esempio. In Italia, la legge prevede che un minore possa dare il proprio consenso all’uso dei social solo a partire dai 14 anni, ma fino a quella età la responsabilità ricade sui genitori, che devono assicurarsi che i contenuti siano in linea con l’interesse del minore. Tuttavia, nel caso del “sharenting”, quando i genitori stessi condividono contenuti dei figli, la situazione si complica, specialmente se queste immagini vengono diffuse senza un adeguato rispetto della privacy e del benessere psicologico del bambino.

Le proposte di legge che si stanno sviluppando mirano a proteggere i minori e regolamentare l’uso delle piattaforme da parte loro. La creazione di linee guida e codici di condotta è vista come una necessità per evitare abusi e garantire che i giovani siano tutelati in un ambiente digitale sempre più invadente. Le autorità stanno cercando di stabilire regole più rigide per l’utilizzo dei social da parte dei minori, non solo per quanto riguarda l’orario, ma anche per il tipo di contenuti che possono pubblicare e la modalità con cui i genitori gestiscono la carriera digitale dei figli.

Il fenomeno dei baby influencer sta dunque sollevando una serie di interrogativi che vanno ben oltre il semplice dibattito sull’influenza del mondo digitale. Si tratta di una questione che tocca la sfera psicologica, etica e legale, e che richiede un intervento coordinato per garantire che i diritti e il benessere dei minori siano protetti, senza però soffocare le loro opportunità di crescita.

Giuliana Presti

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