Il computer vivente esiste! Così la Rice University trasforma i batteri in processori

CPU

La Rice University ha utilizzato batteri per trasformarli in veri e propri computer viventi-cryptohack.it

Franco Vallesi

6 Settembre 2025

La Rice University guida uno studio visionario: trasformare i batteri in nodi di un supercomputer biologico, adattivo e sostenibile.

Un giorno i computer potrebbero non essere più fatti di silicio. Potrebbero crescere in laboratorio, replicarsi da soli ed evolversi in base all’ambiente. Non è fantascienza, ma il cuore di un progetto avviato nel 2025 dalla Rice University in Texas, che sta cercando di trasformare i batteri in computer viventi.

L’idea ha già ottenuto un finanziamento di 1,8 milioni di euro dalla National Science Foundation e coinvolge anche l’Università di Houston. La sfida? Costruire sistemi di calcolo biologici, dove microbi comunicano tra loro per elaborare informazioni, imparare e reagire al contesto.

Ogni microbo è un processore: come funziona il biocomputer vivente

Alla base c’è un principio sorprendente: le cellule batteriche sono già “macchine computazionali”, capaci di rispondere a stimoli chimici ed elettrici. Coordinando milioni di queste cellule, i ricercatori vogliono costruire una rete biologica simile a un sistema distribuito, dove ogni microbo è un nodo attivo di elaborazione.

Il coordinatore del progetto, Matthew Bennett, ha spiegato che l’obiettivo non è solo simulare i circuiti tradizionali, ma andare oltre, sfruttando la flessibilità dei sistemi viventi. Le colonie batteriche verranno coltivate in ambiente controllato e collegate a interfacce elettroniche, in grado di tradurre i segnali biologici in dati digitali.

Batteri
Batteri-cryptohack.it

Attraverso algoritmi avanzati di intelligenza artificiale, i batteri potranno essere “istruiti” a riconoscere pattern, prendere decisioni e rispondere in tempo reale a stimoli esterni. Il risultato è un processore biologico adattivo, che si evolve e ottimizza la propria struttura in base all’ambiente.

Biocomputing, la nuova frontiera tra biologia e intelligenza artificiale

Questo progetto rientra nel campo emergente del biocomputing, che da anni esplora il potenziale dei sistemi viventi applicati all’informatica. Oggi esistono già esperimenti con organoidi cerebrali, cioè piccole colture di neuroni umani usate per costruire piattaforme di calcolo semi-viventi.

La startup svizzera FinalSpark ha creato veri e propri computer biologici alimentati da cellule cerebrali, disponibili anche in affitto online. Ma ciò che rende unico il progetto della Rice University è l’uso dei batteri: più semplici, economici, facili da replicare e manipolare geneticamente, rispetto alle cellule neuronali.

Le possibili applicazioni sono numerose: si va dai biosensori intelligenti capaci di rilevare biomarcatori di malattie o inquinanti ambientali, fino a sistemi decentralizzati di elaborazione dati per ambienti ostili o privi di elettricità. Immagina una colonia batterica che rileva sostanze tossiche nell’aria e invia l’allarme a un sistema elettronico: non è più teoria.

Le implicazioni etiche e il futuro dell’intelligenza “viva”

Non tutto, però, è solo innovazione tecnologica. Il progetto include anche un’analisi etica, legale e sociale: creare computer viventi solleva interrogativi cruciali. Come si regolamenta una macchina composta da esseri biologici? Chi è responsabile se un sistema del genere prende decisioni autonome?

C’è poi il tema della sicurezza: i batteri possono mutare, sfuggire al controllo, interagire con l’ambiente in modi imprevisti. I ricercatori stanno lavorando a barriere biologiche e protocolli di contenimento, ma sanno che la fiducia pubblica sarà fondamentale per ogni futura applicazione su larga scala.

Se questo esperimento dimostrerà la sua validità, potremmo essere all’alba di un nuovo paradigma informatico, dove biologia e calcolo convergono. Un mondo in cui i batteri processano dati, si auto-riparano, imparano dai propri errori e interagiscono con l’intelligenza artificiale. E forse, per la prima volta nella storia della tecnologia, la vita diventerà parte integrante della macchina.

Change privacy settings
×