Un attacco hacker ha paralizzato i sistemi dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, con il sospetto concreto che siano stati compromessi dati riservati di migliaia di professionisti.
La ripresa delle attività, dopo la pausa estiva, si è trasformata in un incubo digitale. Mercoledì scorso, al rientro nella sede di Piazza della Torretta a Roma, il personale dell’Ordine dei giornalisti del Lazio si è trovato di fronte a una situazione anomala: sistemi bloccati, rete internet in tilt e la sensazione immediata di essere stati bersaglio di un attacco informatico. Un colpo mirato, che ha provocato ore di black out e ha sollevato forti timori sulla sicurezza dei dati personali.
L’attacco e le indagini in corso della polizia postale
A dare conferma dell’accaduto è stato il presidente dell’Ordine, Guido D’Ubaldo, che ha parlato apertamente di un ransomware di ultima generazione, un software malevolo in grado di bloccare sistemi informatici e chiedere un riscatto per ripristinarli. “Potrebbe trattarsi di un gruppo di hacker di matrice russa”, ha dichiarato D’Ubaldo, sottolineando come l’attacco abbia bloccato l’intera operatività dell’Ordine, incluso l’accesso a internet.
La polizia postale è stata immediatamente informata e ha avviato un’indagine. Allertati anche l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale e il Garante per la protezione dei dati personali, due attori fondamentali per la gestione e la tutela di scenari legati alla cybercriminalità. Al centro delle indagini ci sono i dati sensibili dei circa 20.000 giornalisti iscritti all’Ordine regionale, una mole di informazioni che potrebbe includere documenti personali, dati fiscali e comunicazioni riservate.

Secondo quanto trapelato in ambienti vicini all’indagine, l’attacco potrebbe essere partito da un accesso remoto non autorizzato o da una mail di phishing particolarmente sofisticata, in grado di eludere i controlli antivirus standard. Le autorità non escludono che l’azione faccia parte di una campagna più ampia volta a colpire organizzazioni istituzionali italiane.
L’attacco all’Ordine dei giornalisti del Lazio si inserisce in un quadro preoccupante. Nei primi otto mesi del 2025, secondo i più recenti rapporti sulla sicurezza digitale, si sono registrati in Italia oltre 1.800 attacchi informatici verso enti pubblici, ospedali, università e ordini professionali. Si tratta di un aumento del 35% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Nel mirino della cybercriminalità ci sono sempre più spesso strutture che gestiscono dati delicati, ma che non sempre dispongono di sistemi di difesa aggiornati. Proprio per questo, l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale ha lanciato da maggio una campagna di audit volontari presso gli enti regionali, finalizzata a rafforzare i protocolli e aggiornare i firewall.
Nel caso specifico del Lazio, resta da chiarire se l’attacco abbia avuto successo nel sottrarre informazioni o se si sia trattato di un tentativo bloccato in tempo. “Siamo in attesa dei risultati delle analisi forensi sui nostri sistemi”, ha dichiarato D’Ubaldo, “ma il nostro timore principale è che informazioni personali siano finite in mano a soggetti esterni”.
Una nuova sfida per il giornalismo e la sicurezza istituzionale
Se confermata la matrice internazionale, l’attacco all’Ordine del Lazio sarebbe solo l’ultimo di una serie che, nel corso del 2025, ha colpito anche altre realtà legate al mondo dell’informazione. A febbraio era stato preso di mira un importante quotidiano romano, mentre a giugno un attacco simile aveva colpito l’Associazione stampa nazionale con modalità molto simili: ransomware, rete bloccata, richiesta di riscatto.
In un contesto in cui l’informazione è sempre più digitalizzata, la sicurezza informatica degli ordini professionali e delle redazioni diventa un punto centrale per garantire l’indipendenza e la riservatezza del lavoro giornalistico.
Mentre l’indagine della polizia postale prosegue, e si attendono ulteriori comunicazioni dal Garante della Privacy, l’Ordine dei giornalisti del Lazio ha già avviato una verifica interna sui protocolli di sicurezza. Nel frattempo, la sede di Piazza della Torretta è tornata operativa, ma con accessi limitati ai dati e nuove misure di protezione in fase di implementazione.
In un’epoca in cui il giornalismo si confronta quotidianamente con sfide digitali, attacchi come questo mostrano quanto sia fragile anche la rete istituzionale, e quanto urgente sia dotarsi di strumenti all’altezza per proteggere la privacy, la professionalità e la democrazia dell’informazione.