Fondi indicizzati crypto: la grande svolta nel 2024 secondo Bitwise CIO Matt Hougan

Salvatore Broggi

9 Dicembre 2025

Milano, 9 dicembre 2025 – Sempre più investitori cercano un modo semplice e più sicuro per entrare nel mondo delle criptovalute. La risposta sembra essere nei crypto index fund, fondi che, secondo Matt Hougan, Chief Investment Officer di Bitwise, nel 2026 potrebbero diventare “il punto centrale” per i mercati finanziari. Con il settore che si fa più complesso, molti vogliono evitare di puntare tutto su una singola moneta come Bitcoin o Ethereum e preferiscono una strategia più bilanciata.

Crypto index fund: la nuova frontiera nel 2026

Negli ultimi tempi diversi esperti americani hanno evidenziato questo fenomeno. Ma è Hougan a spiegarlo con chiarezza: “La domanda di strumenti che diano un’esposizione diversificata e trasparente sta crescendo”. Lo ha detto durante una conferenza online organizzata a New York da Bitwise, società specializzata in prodotti cripto. I numeri parlano chiaro: dati di Bloomberg e CoinShares mostrano un aumento consistente dei flussi verso fondi indicizzati legati ai crypto asset, con oltre 25 miliardi di dollari raccolti solo negli Stati Uniti nel 2025.

Il motivo è semplice. Da un lato, la volatilità delle singole criptovalute ha messo in difficoltà anche i più esperti. Dall’altro, le autorità come la SEC americana o la Consob italiana spingono per prodotti regolamentati e più chiari. “Un index fund”, ha spiegato ancora Hougan, “aiuta a ridurre i rischi specifici e a seguire l’andamento generale del settore”.

Perché i fondi indicizzati stanno conquistando gli investitori

Il mercato delle criptovalute è ormai affollato da migliaia di token e nuovi progetti ogni mese. Non è più facile capire dove mettere i soldi come qualche anno fa. “Chi investe oggi vuole evitare di scegliere l’asset sbagliato”, ammette un gestore milanese che segue clienti privati nel digitale. Per questo, secondo le stime interne di Bitwise, entro fine 2026 almeno il 30% degli investimenti in crypto negli Stati Uniti passerà attraverso fondi indicizzati.

Un caso concreto arriva proprio da Bitwise: già oggi offre diversi ETF tematici basati su panieri composti dalle principali valute digitali e dai token più grandi. E i dati sono significativi: nei primi nove mesi del 2025, il “Bitwise 10 Crypto Index Fund” ha visto crescere gli investimenti del 45%, attirando anche fondi pensione e family office.

Che impatto avranno sui risparmiatori italiani?

Secondo gli esperti, il boom dei crypto index fund potrebbe coinvolgere presto anche il mercato retail italiano. Alcune banche private, come Banca Sella e Fineco, stanno pensando di proporre prodotti simili nei loro portafogli digitali, ispirandosi alle grandi realtà statunitensi. Il vantaggio è doppio: si ottiene una diversificazione automatica e si investe in strumenti già controllati da regolatori internazionali.

Restano però alcune incognite. In Europa le regole sono ancora in via di definizione. L’ESMA (l’Autorità europea degli strumenti finanziari) ha annunciato che entro marzo 2026 pubblicherà le prime linee guida per i gestori. Nel frattempo molti consigliano prudenza: “L’entusiasmo degli ultimi anni non può far dimenticare un’attenta valutazione dei rischi”, avverte Davide Marconi della Scuola Superiore di Economia di Torino.

Rischi e opportunità davanti a noi

Se il 2024 ha segnato l’ingresso ufficiale dei grandi capitali istituzionali nelle criptovalute, il 2025 sembra avviare la fase in cui si cercano prodotti più stabili e trasparenti. Quest’anno gli indici cripto hanno guadagnato in media il 17%, anche se con oscillazioni forti tra le varie valute (Bitcoin si mantiene stabile attorno ai 40 mila euro). Questa instabilità spinge molti a preferire fondi indicizzati invece che puntare su singoli asset.

In sintesi, la strada dei crypto index fund è ormai tracciata, almeno secondo chi muove grandi capitali nel settore. Nei prossimi mesi capiremo se questa domanda crescerà anche in Europa o rimarrà soprattutto un fenomeno americano. Intanto l’interesse non manca e – come ricorda Matt Hougan – “solo strumenti semplici e ben regolati possono far entrare davvero le criptovalute nella finanza tradizionale”.

Change privacy settings
×