New York, 22 novembre 2025 – Danielle Sassoon, procuratrice federale statunitense tra le principali artefici dell’accusa contro l’ex CEO di FTX Sam Bankman-Fried, ha testimoniato ieri davanti al tribunale distrettuale di Manhattan in un’udienza decisiva per un altro ex dirigente della piattaforma. La vicenda, che va avanti da tre anni dopo il crollo di FTX nel novembre 2022, continua a lasciare dietro di sé strascichi giudiziari e domande sull’operato dei vertici dell’ex gigante delle criptovalute.
Sassoon ricostruisce la confessione di Ryan Salame
Ieri mattina, alle 10.30, nella US District Court for the Southern District of New York, la procuratrice Sassoon ha ripercorso la trattativa che ha portato alla confessione di Ryan Salame, ex co-CEO di FTX Digital Markets. Salame, condannato a più di sette anni di carcere, aveva accettato un patteggiamento che, secondo la procuratrice, avrebbe chiuso le indagini a suo carico. “Non sono qui per incastrare nessuno o per far ammettere colpe a qualcuno con l’inganno”, ha detto Sassoon, rispondendo ai legali di Michelle Bond, ex compagna di Salame e figura centrale nell’ultimo capitolo giudiziario legato al caso FTX.
Michelle Bond nel mirino: i fondi sospetti per la campagna elettorale
Michelle Bond, candidata nel 2022 alla Camera per il Partito Repubblicano, è accusata di aver ricevuto finanziamenti illeciti per la sua campagna. Gli atti parlano di un trasferimento da 400.000 dollari disposto da Salame con soldi legati a FTX, destinati a sostenere la sua candidatura. Le accuse – cospirazione per contributi elettorali illegali e accettazione di fondi aziendali non autorizzati – sono state tutte respinte dalla Bond, che si è dichiarata innocente.
Gli avvocati della Bond sostengono che la procura avrebbe “spinto” Salame a patteggiare proprio per poter agire anche contro di lei. Ora la difesa punta a far cadere le accuse, ma il giudice deciderà nelle prossime settimane. Se la posizione di Bond venisse archiviata, si chiuderebbe uno degli ultimi fronti aperti dopo il fallimento di FTX.
Ex dirigenti FTX: condanne e sviluppi in corso
Sono passati tre anni dal crollo di FTX e la lista degli ex manager finiti sotto processo si è allungata. Ryan Salame ha iniziato a scontare la sua pena a ottobre 2024. Caroline Ellison, ex CEO di Alameda Research, ha patteggiato ed è in carcere da novembre scorso, con una condanna a due anni. Gli altri due ex dirigenti, Nishad Singh e Gary Wang, hanno ricevuto pene più leggere: per entrambi il giudice ha disposto la scarcerazione dopo il tempo già trascorso in custodia cautelare.
Bankman-Fried: appello e la possibile strada della grazia
Il caso più pesante resta quello di Sam Bankman-Fried. L’ex volto di punta delle criptovalute è in carcere dal 2023, dopo che gli è stata tolta la libertà su cauzione per presunte minacce ai testimoni. A marzo è arrivata la condanna definitiva: 25 anni di reclusione per frode e altri reati finanziari. Il processo, seguito da vicino da tutto il mondo crypto, ha segnato un punto di svolta nella regolamentazione del settore.
Il 4 novembre i suoi avvocati sono tornati in tribunale per chiedere l’annullamento della sentenza. Secondo la difesa, durante il processo non è stata rispettata la presunzione d’innocenza e non è stato permesso di presentare prove sulla reale situazione finanziaria di FTX al momento del crollo. Il giudice si è preso tempo per decidere.
Nel frattempo, tra gli addetti ai lavori circola un’ipotesi che fa rumore: Bankman-Fried potrebbe puntare a una grazia presidenziale. Dopo il controverso perdono concesso da Donald Trump all’ex CEO di Binance, Changpeng Zhao – che Trump ha definito “non colpevole di alcun reato” – molti osservano con attenzione le possibili conseguenze politiche e giudiziarie.
Criptovalute in bilico: tra attese, dubbi e ricostruzione
I creditori di FTX aspettano ancora risarcimenti: si parla di oltre un miliardo di dollari bloccato nelle procedure fallimentari. Nel frattempo, il mondo delle criptovalute prova a ritrovare la fiducia persa dopo lo scandalo. “Serve trasparenza, ma anche regole chiare”, ha detto ieri un analista finanziario fuori dal tribunale di New York. Solo così, forse, si potrà davvero voltare pagina su una delle crisi più pesanti della finanza digitale americana.
