Kyiv, 3 dicembre 2025 – Ieri, al centro tecnologico di Podil, un gruppo di ricercatori ucraini della società Distributed Lab ha svelato un nuovo protocollo crittografico che si basa sulle cosiddette prove a conoscenza zero. L’obiettivo? Permettere transazioni completamente private tra utenti, senza mettere a rischio dati sensibili o informazioni personali. Un passo avanti importante, secondo gli sviluppatori, per chi lavora nel mondo dei pagamenti digitali e della sicurezza online.
Privacy al centro: il protocollo che cambia le carte in tavola
L’annuncio è arrivato puntuale alle 11 davanti a un pubblico di oltre 80 esperti e studenti. Al centro della presentazione c’è l’uso delle zero-knowledge proofs, ovvero quegli strumenti matematici che dimostrano che un’informazione è vera senza doverla rivelare davvero. “Il vero salto avanti è questo: non serve più mostrare tutti i dettagli per assicurare la sicurezza di una transazione”, ha spiegato Oleksandr Ivanenko, ricercatore capo, ai giornalisti presenti. Un concetto che, dicono gli autori del progetto, potrebbe rivoluzionare il modo in cui funzionano i servizi finanziari digitali.
Le prime informazioni tecniche diffuse dal team parlano di un protocollo costruito su meccanismi crittografici pubblicati nel 2024 su riviste come “Cryptography and Information Security”. L’idea alla base è semplice: due parti possono confermare il pagamento o la proprietà di un bene digitale senza dover svelare identità o cifra esatta.
La reazione del settore tech e le sfide normative
La novità ha attirato l’attenzione anche oltre il mondo accademico. Alcuni operatori europei dei pagamenti digitali hanno già iniziato colloqui informali con Distributed Lab, secondo fonti interne alla società ucraina. Il tema della privacy nelle transazioni online torna d’attualità soprattutto dopo le norme più stringenti introdotte dall’Unione Europea negli ultimi due anni. “Le zero-knowledge proofs potrebbero far conciliare le esigenze degli utenti con quelle degli enti regolatori”, osserva via email Ekaterina Shapovalova, consulente legale di Blockchain For Europe.
Non mancano però dubbi e preoccupazioni. Gli esperti anti-riciclaggio (AML) sottolineano come questi strumenti possano rendere più difficile seguire operazioni sospette. Il nodo resta quindi aperto: bilanciare la riservatezza con gli obblighi di trasparenza imposti dalle leggi internazionali.
Distributed Lab accelera: test e sviluppi in vista
Distributed Lab non è nuova a progetti sperimentali nel campo della blockchain e dei pagamenti decentralizzati. Nel comunicato diffuso ieri sera si legge che il protocollo sarà rilasciato in modalità open source entro il primo trimestre 2026, con documentazione pensata sia per sviluppatori sia per responsabili compliance delle fintech.
Il sistema è già stato testato su una sandbox pubblica con circa 10mila transazioni simulate nelle ultime due settimane. Secondo i ricercatori, nessun dato personale è stato mai esposto durante i test. Resta da capire come reagiranno le banche tradizionali: “Seguiamo con interesse questi esperimenti, ma per adottarli servono valutazioni tecniche e legali approfondite”, ha commentato Ivan Andreev, direttore IT di una banca commerciale ucraina.
Tra opportunità e sfide: quale futuro per la privacy digitale?
La presentazione arriva in un momento delicato per il mercato globale dei pagamenti digitali, dove convivono richieste crescenti di strumenti sicuri e veloci – soprattutto tra i più giovani – con timori su privacy e uso illecito delle nuove tecnologie. Distributed Lab punta a rispondere a entrambe le esigenze con una soluzione che promette elasticità e protezione.
Non mancano infine domande sul futuro: le agenzie europee per la cybersecurity seguiranno da vicino l’evoluzione del protocollo nei prossimi mesi. Intanto diverse università, tra cui quella di Zurigo, hanno chiesto accesso al codice sorgente per valutarlo da vicino. “Siamo pronti a collaborare e ad accogliere suggerimenti dalla comunità scientifica”, ha assicurato Ivanenko a fine evento.
Si apre così un nuovo capitolo nel dibattito sulla privacy digitale: il vero banco di prova sarà quando – e se – questo protocollo riuscirà a farsi strada fra i principali attori dei pagamenti elettronici a livello globale.
