Dopo una lunga corsa al rialzo, Ethereum affronta deflussi pesanti dagli ETF e la pressione del rischio macro.
Sembrava inarrestabile, ma anche Ethereum si è preso una pausa. Dopo settimane di entusiasmo, nuovi massimi storici e previsioni che lo davano addirittura come prossimo leader del mercato cripto, la narrativa si è incrinata. Negli ultimi giorni, a Wall Street, si è assistito a una decisa inversione di tendenza che ha colpito in particolare $ETH, lasciando spazio a dubbi e riflessioni.
Il dato più evidente è il deflusso netto di circa 1 miliardo di dollari dagli ETF basati su Ethereum. Il colpo più duro è arrivato venerdì 5 settembre, quando dal solo fondo gestito da BlackRock sono usciti 300 milioni di dollari. Una reazione che molti analisti legano non tanto a una perdita di fiducia, quanto a un momento di presa di profitto dopo la lunga cavalcata degli ultimi mesi.
Ethereum paga la sua esposizione al rischio più di Bitcoin
Le ultime cinque sessioni di scambio a Wall Street sono state emblematiche. A partire da lunedì 2 settembre, il mercato ha registrato deflussi continui sugli ETF Ethereum:

2 settembre: –135,3 milioni di dollari
3 settembre: –38,2 milioni
4 settembre: –167,3 milioni
5 settembre: –446,8 milioni
Il lunedì successivo, come noto, la borsa era chiusa per il Labor Day.
A confronto, Bitcoin ha reagito in modo molto più resiliente, evidenziando come Ethereum sia oggi percepito come un asset più “risk-on”. Ecco i movimenti per $BTC:
2 settembre: +332,8 milioni
3 settembre: +300,5 milioni
4 settembre: –222,9 milioni
5 settembre: –160,1 milioni
Anche Bitcoin ha rallentato, ma il saldo resta meno drammatico. Il messaggio dei mercati è chiaro: in fasi incerte, gli investitori tornano a preferire i “grandi nomi”, mentre gli asset più volatili come Ethereum subiscono le prese di profitto più dure.
I venti macroeconomici soffiano contro: recessione e inflazione al centro del dibattito
A rendere ancora più instabile il contesto sono i segnali di rallentamento economico dagli Stati Uniti, che negli ultimi giorni hanno riacceso i timori di una possibile recessione.
Il mercato del lavoro ha mostrato una debolezza inattesa, suggerendo che il ciclo economico USA stia rallentando più velocemente del previsto. E proprio in questo scenario, le criptovalute—soprattutto gli altcoin—soffrono per la loro maggiore esposizione al rischio.
Questa settimana, alcuni appuntamenti chiave potrebbero influenzare drasticamente l’umore dei mercati:
Martedì ore 16:00: revisione annuale dei Non Farm Payrolls (con attese al ribasso)
Mercoledì ore 14:30: dati sul Producer Price Index (PPI)
Giovedì ore 14:30: il dato più atteso, ovvero l’inflazione CPI
Venerdì ore 16:00: Michigan Consumer Sentiment, un indicatore “soft” ma spesso rivelatore
Un dato sotto le attese sull’inflazione sarebbe l’ideale per allentare la pressione sui mercati. Al contrario, un’inflazione ancora alta accompagnata da segnali di recessione metterebbe Wall Street in difficoltà, e con essa tutto il comparto cripto.
Il punto più delicato è che l’attuale ciclo sembra giocarsi tutto tra due forze contrapposte: da una parte, gli ETF e il capitale che riescono ad attrarre, dall’altra la capacità delle DApp di Ethereum di generare valore reale in un contesto di crescente prudenza.
Il caso Ethereum in queste settimane rappresenta un banco di prova per tutto il settore crypto. Non è solo una questione di volatilità o di investitori nervosi: la correzione di ETH mette in discussione la narrazione del super-Ethereum, quello che avrebbe dovuto “flippenare” Bitcoin e guidare la nuova generazione della finanza decentralizzata.
E invece, almeno per ora, gli amici se ne vanno e la musica si spegne. Ma come sempre nei mercati, una pausa può essere solo un momento di ricarica prima del prossimo slancio. Gli occhi restano puntati sui dati macro e sulla risposta degli investitori nelle prossime settimane. Perché se Ethereum vuole davvero tornare protagonista, dovrà farlo non solo con la promessa tecnologica, ma con la solidità nei fondamentali e l’affidabilità finanziaria.