Milano, 29 dicembre 2025 – Ethereum, la seconda criptovaluta più grande dopo Bitcoin, sta lentamente diventando una delle basi principali su cui le istituzioni finanziarie tradizionali costruiscono nuovi servizi. Nell’ultimo anno, banche, fondi e società d’investimento hanno alzato di molto l’uso di questa piattaforma. Ora molti analisti si spingono a prevedere un prezzo di ETH tra i 7.000 e i 9.000 dollari già nel 2026.
Ethereum nel mirino di banche e fondi
Il vero salto è arrivato tra primavera e estate 2025. Da Londra a Zurigo, passando per le principali piazze asiatiche, diverse banche hanno iniziato a mettere alla prova soluzioni basate su Ethereum per pagamenti, bond digitali e custodia. Dietro questo cambiamento c’è il protocollo Ethereum 2.0, lanciato nel 2022, che ha migliorato molto la scalabilità e ridotto le commissioni sulle transazioni. Non è più solo terreno di prova per startup: “Ogni settimana il nostro desk digitale lavora su nuovi prodotti legati a Ethereum”, ha raccontato un gestore di BNP Paribas a un convegno a Parigi in novembre.
I numeri parlano chiaro: secondo la società di analisi Chainalysis, nel terzo trimestre del 2025 il volume delle transazioni istituzionali su Ethereum ha toccato i 190 miliardi di dollari, con una crescita del 40% rispetto all’anno precedente. “Siamo usciti dalla fase esplorativa per entrare davvero nelle strutture bancarie”, spiega Chiara Gentili, consulente fintech della Camera di Commercio di Milano.
Perché Ethereum interessa alle istituzioni
A differenza di molte altre criptovalute, Ethereum permette di creare i cosiddetti smart contract, contratti intelligenti che automatizzano processi e tagliano i tempi. Per questo viene scelto per emissione di titoli tokenizzati, gestione fondi e marketplace digitali regolati. Un dirigente della Borsa Italiana, che ha voluto restare anonimo, sottolinea: “Non è la speculazione a spingere, ma il bisogno concreto di semplificare procedure complesse come le clearing house”.
Negli ultimi mesi sono aumentate le collaborazioni tra consorzi bancari e startup. Citi Group, ad esempio, sta lavorando su una piattaforma per regolare derivati su Ethereum; UBS ha annunciato test su bond digitali tokenizzati direttamente sulla blockchain pubblica. Tutto ciò rafforza il ruolo di Ethereum come infrastruttura “neutrale” per la finanza del futuro.
Previsioni sul prezzo: tra entusiasmo e prudenza
La crescente domanda da parte delle istituzioni alimenta nuove previsioni sul valore di ETH. Una nota pubblicata da Jefferies il 12 dicembre scorso afferma che “se l’andamento attuale continua così, ETH potrebbe superare stabilmente quota 7.000 dollari nel 2026”. Qualcuno ipotizza addirittura picchi fino a 9.000 dollari, se le condizioni economiche restano favorevoli e il protocollo migliora ancora.
Ma non mancano voci più caute. Massimiliano Romano, responsabile ricerche di Prometeia, avverte: “Il rischio normativo è alto soprattutto in Europa dove la nuova legge MiCA limita i prodotti rivolti ai piccoli investitori”. Gli investitori dovranno dunque fare i conti non solo con la tecnologia ma anche con le norme che potrebbero cambiare.
I rischi dietro l’angolo
Nonostante l’ottimismo dei mercati, restano dubbi sulla sicurezza delle reti decentralizzate. Nel 2025 ci sono stati diversi tentativi d’attacco ai protocolli DeFi su Ethereum. Un rapporto della società di cybersecurity Hacken pubblicato a ottobre parla addirittura di almeno 700 milioni di dollari sottratti attraverso exploit e truffe legate a smart contract mal progettati.
Le autorità non stanno a guardare: Bank of England e Banca Centrale Europea hanno ribadito più volte l’importanza degli audit continui sui protocolli usati dalle istituzioni finanziarie. Fabio Panetta lo ha sottolineato chiaramente durante una conferenza all’Università Bocconi: “L’innovazione deve camminare insieme alla sicurezza”. Insomma, la prudenza resta d’obbligo.
Uno scenario che cambia in fretta
Il quadro è ancora molto fluido. Solo sei mesi fa pochi avrebbero scommesso su un’adozione così rapida della blockchain nelle grandi banche. Oggi invece – sia nelle sale trading della City sia nei consigli d’amministrazione delle assicurazioni italiane – Ethereum è diventato centrale nelle strategie digitali per i prossimi due anni.
Una cosa è certa: quella soglia psicologica tra i 7mila e i 9mila dollari ora si discute apertamente negli ambienti finanziari. Se questo segnerà l’inizio di una nuova era o solo una bolla lo dirà il mercato. Ma per la prima volta sembra chiaro che il futuro delle infrastrutture finanziarie globali passa – anche e forse soprattutto – da Ethereum.
